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La Sagrada Familia rifatta in 3D

Il busto della nonna ricavato da una fotografia, un paralume, un bijoux, il proprio nome in rilievo sull’agenda, oggetti d’arte e di uso comune, persino un paio di scarpe... Con la stampa tridimensionale, attraverso la tecnologia della «produzione additiva», si può costruire e progettare davvero di tutto, usando diversi materiali e in tempi abbastanza 
brevi. È la macchina del futuro, ma già una realtà. Bastano uno specifico software di modellazione da applicare al computer e una stampante ad estrusione (capace di realizzare, cioè, pezzi a sezione e assemblarli a strati) e il gioco è fatto! Fra dieci anni, e forse molti meno, avremo tutti in casa una stampante 3D al fianco del nostro pc e il nostro ufficio potrà diventare un laboratorio casalingo di digital fabrication. Di apparecchi così, cm 50x50, se ne vedono già nei negozi specializzati con prezzi che vanno dai mille ai duemila euro, mentre le stampanti più sofisticate per un uso industriale oggi costano almeno 
100 mila dollari. 

Gli esperimenti di riproduzione di prototipi a tre dimensioni iniziarono a Boston (Usa) nel 1980, mentre la prima «macchina» fu perfezionata nel 2001 sempre nella capitale del Massachusetts: oggi questa tecnica di copiatura è diventata una realtà al servizio di molte aziende (soprattutto nel campo medicale e della bio-tecnologia, dove è utilizzata per creare arti artificiali perfettamente uguali agli originali) e di centri di ricerca che seguono i diversi metodi di scansione e stampa messi a punto da esperti ingegneri informatici. 

Ma stampanti 3D in stereolitografia sono in funzione anche per completare la Sagrada Família, il capolavoro architettonico di Antoni Gaudí che con le torri dal caratteristico stile neo-gotico distingue lo skyline di Barcellona: le parti mancanti della cattedrale vengono infatti riprodotte mattone per mattone in calcestruzzo e cemento sulla base di modelli in gesso ricavati dai disegni a due dimensioni lasciati dal progettista catalano, scomparso il 10 giugno 1926. Un lavoro complesso che comunque consentirà di finire l’opera fra 11 anni, in occasione del centenario della morte dell’«architetto di Dio». 
Il cantiere oggi è diretto da Jodi Coll, che lavora con la supervisione di Peter Sealy, ricercatore presso l’Harvard Design School dell’Università di Cambridge. Nel frattempo, però, i tecnici dovranno procedere anche a una ridefinizione, attraverso una progettazione digitale, dei modelli di Gaudí andati distrutti durante la guerra civile spagnola, tra il 1936 e il 1939. 

Ma le sorprese delle nuova tecnologia digitale non finiscono qui. Nel 2012 con apposite stampanti 3D (il trapano aveva le dimensioni di una stanza) sono state realizzate, in sole quattro settimane e usando 820 fogli di compensato, anche case «ecofriendly» in Danimarca, a Villa Asserbo, villaggio 60 km a nord di Copenhagen: niente betoniere, né gru o impalcature, e i costi sono stati ridotti, così come l’impatto ambientale. Persino il cibo può essere 'creato' usando una stampante 3D: negli Usa sono stati aperti ristoranti che preparano pizze, torte, biscotti e pasta con questa tecnica. In Italia la Barilla sta predisponendo un progetto che consentirà una 'personalizzazione' della pasta per quanto riguarda le forme e il tipo di impasto: un concorso ha coinvolto circa 500 designers per la creazione di modelli unici, destinati ad affiancare nei supermercati spaghetti, 
penne e rigatoni. 

Oggi è Barcellona, insieme con Amsterdam, la capitale europea delle stampanti 3D. L’università della Catalogna ha aperto un fablab (fabbrica laboratorio) che offre varie tecniche di riproduzione a disposizione degli studenti e del pubblico. Anche in Italia esistono strutture del genere: a Milano, diventata il centro propulsore dell’artigianato digitale, attualmente sono sei le 'botteghe' specializzate, un numero destinato a raddoppiare entro il 2015. «Si rivolgono a noi artigiani, piccoli imprenditori, designer, architetti, progettisti ma anche semplici curiosi: la domanda e l’offerta di tecnologie digitali si moltiplicano rapidamente, così come le innovazioni. Presto sarà pronta una 3D App che permetterà di sapere attraverso lo smartphone qual è il service più vicino a casa al quale potersi rivolgere », spiega il fisico e docente universitario Massimo Temporelli (l’inventore tuttofare di 
X-Makers, la trasmissione scientifica per ragazzi del canale DeAKids-Sky), fondatore e direttore di The Fab Lab Make in Milan, la prima realtà del genere sorta all’ombra della Madonnina: 200 mq in via Santa Marta con macchine per la prototipazione rapida (frese Cnc, plotter e laser cutter, stampanti 3D e piattaforme di elettronica programmabile). 
Le novità nel settore sono del resto all’ordine del giorno. «L’ultima? Una stampante a raggi ultravioletti 100 volte più veloce delle altre – dice Temporelli – e in grado di modulare durezza, morbidità, elasticità del materiale accorciando i tempi medi di riproduzione dell’oggetto dall’ora e mezza attuale a circa sei minuti».
avvenire

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