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La prima volta di Rembrandt in Vaticano

MUSEI VATICANI (CITTA' DEL VATICANO) - I mille volti del popolo dolente, dei mendicanti, degli infermi, dei poveri e dei ricchi intorno alla luce del Gesù nella celeberrima Stampa dei cento fiorini, la tristezza del Giove anziano che spia la carnale vitalità della giovane Antiope addormentata, le citazioni barocche nella Morte della Vergine, gli autoritratti, con quello sguardo fiero che siamo abituati a conoscere. Nei 500 anni dalla Riforma e fortemente voluta nella strada del dialogo tra cattolici e protestanti, arriva per la prima volta ai Musei Vaticani il genio di Rembrandt, con una piccola, splendida mostra che da oggi al 26 febbraio racconta l'infinita maestria del pittore di Leida per le acqueforti, tecnica nella quale raggiunse livelli insuperati. In tutto 53 incisioni, due lastre in rame e due dipinti (ma uno è l'autoritratto ottocentesco di un altro abilissimo pittore e incisore, lo svedese Zorn dalla cui strepitosa collezione arrivano molte delle opere esposte) in un allestimento intimo e prezioso curato dall'architetto Roberto Pulitani negli appartamenti di Pio V, ad un passo dalle Stanze di Raffaello e dalla Cappella Sistina di Michelangelo. Tanti piccoli grandi capolavori da ammirare a lungo e con pazienza, aiutati da una lente d'ingrandimento (viene fornita all'entrata), scoprendo con sorpresa particolari sempre nuovi. Le scene sono in gran parte mutuate dalla Bibbia, di cui il protestante Rembrandt era un profondo conoscitore, fitte di particolari, di segni, di emozioni, nei volti, ma anche nelle atmosfere, come nel Cacciatore di Topi, avvolto dalla cupezza della peste nera che in quegli anni flagellava l'Europa. Piccoli quadri compiuti dove la capacità del maestro di restituire la vita segreta delle cose "tocca livelli preclusi anche alla pittura", come spiega il direttore dei Vaticani Antonio Paolucci, introducendo la rassegna che questa sera verrà inaugurata alla presenza della Regina Silvia di Svezia e della Principessa Beatrice dei Paesi Bassi. Aperta a poche settimane dalla visita di Papa Francesco che ha presenziato alla Preghiera Ecumenica Comune in Svezia in occasione della commemorazione della Riforma, "Rembrandt in Vaticano - Immagini fra cielo e terra", curata da Johan Cederlund, direttore del museo Zorn (Svezia) e da Arnold Nesselrath, delegato per i dipartimenti scientifici ed i laboratori dei Musei Vaticani, è stata resa possibile dai prestiti del museo svedese, dal quale provengono le 53 acqueforti, e della Collezione Kremer di Amsterdam, da cui, insieme con le due lastre in rame che qui finalmente si ricongiungono con le loro stampe, arriva anche l'unica tela di Rembrandt presente in mostra, il Busto di uomo anziano con turbante che il grande olandese dipinse giovanissimo nel clima oppressivo della sua città, Leida, dilaniata dallo scontro tra protestanti tolleranti e ortodossi. E d'altra parte tutta la vita di Rembrandt, come ricorda Padre Brian Farrell del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, "è stata fortemente influenzata dai forti scontri sociali e religiosi che accompagnarono la Riforma. Lui, che aveva un padre protestante e una madre di origine cattolica - ricorda - visse in un'epoca di guerre confessionali, controversie ideologiche, agitazioni sociali e politiche". Ma nell'anniversario dei 500 anni dalla pubblicazione delle 55 tesi di Lutero (1517), prosegue, la mostra allestita al Vaticano sottolinea oggi "lo spirito di reciproco avvicinamento che ha sostituito l'antagonismo del passato". Rembrandt l'acquafortista, fa notare Paolucci, era già arrivato a Roma, in una grande mostra allestita nel 2008 alle Scuderie del Quirinale. Ora torna ai Musei Vaticani (che tra i loro tantissimi capolavori non posseggono neppure un'opera del maestro olandese), "nel cuore del cattolicesimo romano, accanto ai capolavori della statuaria classica, accanto a Michelangelo e a Raffaello, accanto agli autori e alle opere che rappresentano per lui, il protestante di Leida, l'altra faccia della luna"
ansa

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