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Miart, con Decade viaggio nel XX secolo

(Milano) Attraversare il ventesimo secolo dell'arte moderna e contemporanea, viaggio emozionante su e giù per l'ultimo secolo del millennio scorso alla scoperta dell'evolversi di stili, tendenze e cambiamenti. Al Miart, la rassegna di arte moderna e contemporanea di Fiera Milano, in corso fino al 2 aprile, la speciale sezione Decade, curata da Alberto Salvadori è stata riproposta dopo il successo della scorsa edizione. Nove gallerie internazionali scelte per illustrare il cammino con le opere di artisti emblematici del secolo scorso. Si parte dal 1910 e si è scelta la riscoperta di Lorenzo Viani, un pittore figurativo toscano, autodidatta, amico di Modigliani, che per tutta la vita ha ritratto sempre le persone comuni, i poveri, "un eccentrico un artista maledetto - racconta Salvadori - insieme straordinariamente isolato e assolutamente internazionale". Viani viveva a Viareggio in una capanna ed era un artista molto amato dalla critica e da un collezionismo raffinato e viene riscoperto oggi, per un pubblico internazionale attraverso questa rassegna. Qui a Miart c'è una selezione di opere degli anni '10, un momento di passaggio importante quando Viani si muove tra l'Italia e Parigi e poi torna nel suo isolamento. "Era molto conosciuto, non è più molto quotato e quindi è una grande opportunità", conclude Salvadori. Il 1920 è rappresentato da una raffinata e anche completa selezione di opere di Arturo Martini e Adolfo Wildt, due artisti che hanno rappresentato due concetti di lavoro sulla scultura e sull'idea di arte all'inizio del novecento. Si tratta di bronzi e ceramiche di Arturo Martini, una modalità di lettura degli stilemi arcaici e della nostra grande storia, e una selezione di disegni e un bassorilievo di Wildt, artista che fu maestro di Fontana e Melotti e che ora si sta riaffacciando la grande pubblico con le mostre recenti di Parigi e Milano. Il 1930 è illustrato da Francis Picabia, franco-svizzero, "uno dei più grandi artisti del '900", sottolinea Salvadori -. Torna a un italiano, Alberto Magnelli, il compito di rappresentare gli anni '40. Le opere esposte sono l'esempio del rilancio dell'uscita dal figurativo e di un tardo astrattismo geometrico. Gli esistenzialisti francesi, da Sartre in avanti, gli anni '50 sono descritti Colette Brunschwig "artista che lavorato esattamente nel segno del tempo", la descrive Salvadori. Per gli anni '70 il viaggio giunge da Enzo Cucchi. "Perché con le opere del pittore marchigiano, uno dei grandi artisti italiani contemporanei, si reintroducono gli elementi figurativi in pittura e si erano nuove modalità del dipingere". E, infine il capolinea del 1990 con il tedesco Gregor Schneider, già vincitore del Leone d'Oro alla biennale di 12 anni fa. Un artista che cambia di nuovo il percorso: lavoro su materiali poveri, sulla performance e tutto un lavoro esercitato all'interno di casa"Gregor Schneider.
ansa

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