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A scuola di Beach Golf sulle spiagge italiane


Pinne, fucile, occhiali e.golf. Anzi Beach Golf, una nuova ed emergente disciplina sportiva che si pratica sulla spiaggia e che è diretta discendente della versione originale giocata sui green. Dalla quale ha ereditato l'utilizzo dei bastoni o mazze e della pallina, ma da cui si differenzia per una serie di caratteristiche. La più evidente è il campo di gara. Se ritenete che il golf sia uno sport costoso e impegnativo, non tanto e non solo per l'attrezzatura necessaria, ma per la relativa disponibilità di campi, il Beach Golf può essere la risposta. Perché lo si può praticare su qualsiasi tratto di spiaggia libera, non necessariamente d'estate e in vacanza, concentrandosi su poche e chiare regole. Si gioca in coppia, con l'obiettivo di raggiungere una buca posta a due chilometri dal punto di partenza con il minor numero di colpi. Altra differenza sono gli attrezzi utilizzati. La pallina non è in materiale rigido come quella tradizionale ma in morbido poliuretano espanso. Innocua per i bagnanti - che nel gioco vengono considerati ostacoli naturali - e realizzata in un materiale adatto al gioco. Per colpirla invece può essere utilizzato il classico bastone da golf.

Il Beach Golf è nato sulle spiagge italiane - a Pescara per la precisione - a fine anni 90, per merito di Mauro De Marco. Un esperto del mondo del golf che è riuscito a ottenere un duplice scopo. Ampliare la conoscenza del golf ad un numero sempre più ampio di persone e renderlo più accessibile attraverso la sua declinazione da spiaggia. Attualmente il Beach Golf è gestito dalla BGSA - Beach Golf Sport Association - che aspira a qualificarsi come una vera e propria federazione sportiva. Tanto più che ha iniziato a sfornare i primi istruttori qualificati attraverso corsi di formazione tenuti in collaborazione con la facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Parma.

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