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La mostra al Meis di Ferrara. La linfa vitale che scorre da Sukkot ai Vangeli

La simbologia della festa si ritrova nei testi cristiani: tende, luce, acqua. Echeggia anche in episodi come la cacciata dei mercanti e l’incontro con Nicodemo
Uno dei pannelli conservati all’Abbazia di Praglia

Uno dei pannelli conservati all’Abbazia di Praglia - Maurizio Cinti

Avvenire
Le feste ebraiche nei primi secoli del cristianesimo esercitarono un notevole fascino sui giudeo-cristiani e anche sui cristiani provenienti dal paganesimo, e la fede cristiana in modo più o meno consapevole è tuttora innestata sulle radici ebraiche, che non cessano di trasmetterle una linfa vitale. Ciò vale in particolare per la grande festa di Sukkot. La predicazione di Yehoshua il Galileo, Messia crocefisso, rabbi proveniente da Nazareth osannato dalle folle ma osteggiato da autorità religiose, viene situata - specialmente dal Vangelo secondo Giovanni - nel quadro dei tre principali pellegrinaggi che hanno in Gerusalemme il loro centro: Pesach, Shavuot e Sukkot, festa quest’ultima che nel corso dei secoli si era idealmente congiunta con Hannukah e la Dedicazione del Tempio a opera di Giuda Maccabeo. La Mishnah e il Talmud dedicano ampio spazio a Sukkot, perciò possiamo conoscerne numerosi dettagli, che ci permettono di comprendere molte espressioni di Gesù secondo i Vangeli, inquadrandole nel loro originario 'ambiente vitale' o Sitz im Leben. All’epoca di Gesù la 'grande festa' autunnale di Sukkot - detta in greco nei Vangeli Scenofegia dei Tabernacoli ( Tende) o delle Capanne - si era già molto arricchita di significati cosmici e storici, liturgici e religiosi, politici, escatologici ed ecumenici, innestati su antiche tradizioni cananee. Il popolo che compiva il terzo pellegrinaggio, nell’atmosfera gioiosa dei raccolti e delle vendemmie, ricordava contemporaneamente le difficili condizioni del deserto, la proclamazione della Torah, la consacrazione del Tempio, l’epopea nazionale, l’inizio di un nuovo anno salutato quasi come una 'Pasqua d’autunno', l’attesa del Messia. Gesù stesso, assiduo ai pellegrinaggi prescritti dalla Torah (Es. 23; Lev. 23; Deut. 16), prendeva parte alla festa che, al suo tempo, si celebrava in un tripudio notturno di luci, musiche e acque zampillanti, aperta su orizzonti messianici e universali inclusivi di tutti i popoli secondo le profezie dei giorni ultimi e del giardino di Eden in Aggeo e Zaccaria. Il maestro venuto dalla Galilea a più riprese è presentato come sorgente di acqua viva: alla Samaritana (Gv. 4), alla piscina di Siloe (Gv. 9), alla conclusione di Sukkot (Gv. 7) e, infine, sulla croce (Gv. 19,34-35). Simili espressioni evocano le immagini del pozzo traboccante che segue il popolo nel deserto come in Tosefta Sukkah (3,3) e in Targum Numeri (21,17), e del fiume di acque vive profetizzato da Ezechiele e Zaccaria. In coincidenza con uno dei solenni atti celebrativi a Sukkot, mentre un sacerdote attingeva con una brocca d’oro alla piscina di Siloe l’acqua destinata alla libazione sull’altare dei sacrifici (Mishnah, Sukkah, 4,9), la scena che potremmo immaginarci si svolgeva forse nel modo rappresentato nell’affresco nella sinagoga di Dura Europos, con il pozzo le cui acque fluiscono verso le dodici tende delle tribù d’Israele. Tali acque, sgorganti dall’altare in virtù di questo atto cultuale al culmine di Sukkot, assumevano una straordinaria pregnanza, evocante le acque della Creazione e della Redenzione o nuova creazione, come in Ezechiele 47 o in Apocalisse 22. Tra i gesti e le parole di Gesù sparsi nei quattro Vangeli canonici, che possiamo collegare più o meno direttamente alla festa, ne consideriamo alcuni riguardanti i temi caratteristici delle tende o capanne, della luce, dell’acqua. La sukkah, in greco skené, in virtù di una ricchissima simbologia biblica rinvia alle tende di Abramo e Sara, del Convegno con Mosè e il popolo, di Davide e, infine, alla Dimora nel Tempio di Gerusalemme. Nel Vangelo le tende sono anche menzionate con insistenza nell’episodio della Trasfigurazione, denso di riferimenti e allusioni simili a un midrash, quando Simon Pietro propone d’innalzare sul monte tre capanne per Gesù, Mosè ed Elia, un episodio riferito con cura ben tre volte dagli evangelisti (Mt. 17; Mc. 9; Lc. 9). Il vertice di questa simbologia della sukkah si tocca nel Vangelo secondo Giovanni che, proponendo un ardito collegamento tra Shekhinah e Skenè, annuncia che il Lògos o Verbo eterno pone la sua tenda tra gli uomini (Gv. 1), come Sapienza fattasi 'carne e sangue', amante dell’umanità secondo Proverbi 3 e 8. Il tema della luce, che pure si radica fin nella prima pagina della Creazione e accompagna le manifestazioni divine a protezione e guida del popolo a Pesach e nel deserto, è un altro dei segni grandiosi della rivelazione divina che opera la salvezza d’Israele. I profeti, specialmente Isaia, vengono citati nel Vangelo secondo Matteo come prova della grande luce splendente su tutti i popoli (Mt. 4,16), e la città luminosa che attira a sé con la sua luce (Mt. 5,16) sembra un rimando chiaro a Sion e al Tempio, risplendente delle luci notturne di Sukkot, quando diventerà meta di tutti i popoli e fonte di pace universale (Zacc. 14; Is. 2). Più volte Gesù sottolinea che «la luce è venuta nel mondo» (Gv. 3,19; 9,5) e l’evangelista lo chiama «la luce vera» (Gv. 1,9; 8,12). Il terzo tema è l’acqua, come già si è detto, non meno importante per il rinvio alle acque primordiali, elemento essenziale per la vita di piante, animali e uomini, divenendo simbolo della Parola di Dio e della Torah, sorgente di vita. Gesù promette che donerà un’acqua «che zampilla per la vita eterna» (Gv. 4,14), e a Cana di Galilea si manifesta con un primo segno a partire dall’acqua mutata in un vino straordinariamente delizioso, che pare alludere al vino di Sukkot e dei tempi messianici (Gv. 2). Egli ancor più esplicitamente affermerà, nell’ultimo giorno di Sukkot: «Chi ha sete venga a me, e beva» (Gv. 7,37), e poco dopo invierà il cieco nato a lavarsi a Siloe per acquistare la vista (Gv. 9,7). Oltre a questi temi principali che fanno riferimento più o meno esplicito a Sukkot, altri se ne possono individuare come possibili spunti per ulteriori approfondimenti. Solo a titolo di esempi, la cacciata dei mercanti dall’atrio del Tempio o il discorso notturno tra Gesù e Nicodemo. I mercanti vengono cacciati dal Tempio durante una Pasqua, secondo l’evangelista Matteo, al termine del ministero pubblico di Gesù (Mt. 12,17; Mc. 11,15-19; Lc. 19,45-48), mentre il Vangelo secondo Giovanni (2,1322) narra questo episodio all’inizio della predicazione di Gesù. Ora, la cacciata dei mercanti - gesto molto significativo rimanda a profezie messianiche universalistiche (Is. 56,7) tipiche anche della festa di Sukkot, e più in particolare alla profezia di Zaccaria (14,21), quando, adempiendo il pellegrinaggio di Sukkot con la partecipazione di tutti i popoli pagani, non ci saranno più 'Cananei' nel Tempio, perciò si potrebbe anche ipotizzare che il tempo e il luogo più adatto per tale gesto profetico sia stato non Pasqua, bensì appunto Sukkot, o forse entrambe le feste. Quanto all’incontro notturno di Nicodemo con Gesù, lungamente descritto da Giovanni, esso si conclude ancora una volta con l’affer-mazione di Gesù: «La luce è venuta nel mondo» (Gv. 3,19), una dichiarazione che poco sopra abbiamo già commentato e che allude alle luci festose, caratteristiche sia di Sukkot sia della più recente festa di Hannukah. La conoscenza e l’esperienza di questa festa - come in genere delle feste d’Israele - offrono anche alla fede cristiana spunti per approfondimenti vitali, facendo riscoprire, dopo i secoli dell’antisemitismo, una fraternità di gioiosi sentimenti condivisi.
Sukkot è una delle principali ricorrenze del calendario ebraico: fa riferimento all’episodio biblico in cui gli ebrei rimasero nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto, celebra la permanenza e sopravvivenza nel deserto grazie alla provvidenza del Cielo e la precarietà della vita, rappresentata dalle capanne. Da oggi al 5 febbraio 2023, con “Sotto lo stesso cielo”, mostra a cura del direttore Amedeo Spagnoletto e Sharon Reichel, il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah (Meis) di Ferrara approfondisce la festa e le sue molteplici sfaccettature. L’esposizione è dedicata agli aspetti religiosi, tradizionali e alla stretta connessione tra natura ed espressioni artistiche che questa ricorrenza genera, con un percorso originale che invita i visitatori a partecipare attivamente. Ancora oggi, le famiglie ebraiche costruiscono nei giardini delle sinagoghe o nelle terrazze delle loro case le capanne con tetti coperti da frasche dentro le quali trascorrono tutti e sette i giorni di festa, condividendo i pasti con numerosi ospiti. La ritualità è contrassegnata dal lulav, composto da un ramo di palma, tre rami di mirto, due rami di salice e un cedro, utilizzato durante le preghiere con affascinanti significati simbolici. Il presidente del Meis Dario Disegni sottolinea «l’eccezionalità delle dieci tavole dipinte che decoravano una sukkah della fine del XVIII o XIX secolo, provenienti dall’Abbazia di Praglia». La mostra presenta infatti dieci pannelli lignei decorativi, prodotti in area veneziana di una sukkah (capanna) della fine del XVIII o del XIX secolo, di proprietà dell’Abbazia di Praglia: opere d’arte di valore inestimabile sopravvissute alla loro natura effimera e rimaste per questo inaccessibili al grande pubblico. Sui dieci pannelli spiccano decorazioni con soggetti biblici, accompagnati da scritte in ebraico, le festività ebraiche di Pesach e la costruzione della sukkah (Sukkot). Altri illustrano diversi personaggi come Abramo, Isacco e Rebecca, Giacobbe, Rachele, Giosuè, Re Davide, Mosè ed Elia. I pannelli che componevano la capanna venivano smontati ogni anno e riassemblati il successivo; per questo, le sukkot dei secoli passati sono andate disperse e perse a causa della loro natura temporanea e portatile. Quella di Praglia è tra le poche preziose testimonianze sopravvissute. Non mancano, rimarca Disegni, «numerosi appuntamenti didattici riservati alle scuole, un momento di profonda condivisione fra le culture e conoscenza reciproca». I pannelli a muro, la grafica e un video con animazione Lego raccontano come costruire una sukkah perfetta; cesti contenenti pezzi dei famosi mattoncini saranno poi a disposizione dei visitatori, invitati a costruire la propria capanna: un’attività rivolta sia ai bambini che agli adulti. Anticipiamo in queste colonne il contributo di Pier Francesco Fumagalli, viceprefetto della Biblioteca Ambrosiana, direttore delle classi di studi sull’Estremo Oriente dell’Accademia Ambrosiana e docente di Lingua e cultura cinese all’Università Cattolica, al catalogo della mostra.

'Ferrara rinasce' con Antonio Ligabue e Riccardo Muti

 

Dopo la chiusura, il 27 settembre, della mostra dedicata a 'Un artista chiamato Bansky', Palazzo Diamanti a Ferrara ospiterà dal 30 ottobre al 5 aprile un'esposizione dedicata a Ligabue, che è uno degli architrave del palinsesto culturale della città, che include il 'debutto' al teatro Comunale Claudio Abbado di Riccardo Muti.
    Un palinsesto a 360 gradi per cui si sono alleati Ferrara Arte, di cui è presidente Vittorio Sgarbi, il finanziere Francesco Micheli, presidente di Ferrara Musica e Mario Resca, presidente della fondazione Teatro Comunale Abbado, oltre allo stesso Comune che ha scelto come slogan delle sue iniziative alla fine del lockdown 'Ferrara rinasce'.
    "L'obiettivo è non avere mai momenti di vuoto nella proposta culturale" ha spiegato Sgarbi alla presentazione milanese degli eventi che includono per la danza fra l'altro le prime assolute di il Don Juan dell'Aterballetto (il 9 ottobre) e Hands Do Not Touch Your Precious Me di Wim Vandekeybus (30 ottobre). Il 10 ottobre, invece, per la prima volta Riccardo Muti dirigerà al Comunale. Guiderà l'orchestra giovanile Cherubini, che lui stesso ha fondato.
    Per quanto riguarda il teatro, il cartellone presenta anche, in occasione del giorno della memoria, la prima nazionale dello spettacolo di Corrado Augias 'A cosa serve la memoria', e 'Il mistero buffo di Dario e Franca' dedicato a Franca Rame e Dario Fo riproponendole due parti del Mistero Buffo, femminile e maschile, in un unico spettacolo con Mario Pirovano, e Lucia Vasini. (ANSA).

Cicloturismo per famiglie e sportivi Ferrara, capitale della bicicletta

Le mura di Ferrara, da scoprire in bicicletta


turismo.it

Ferrara è conosciuta come la città delle biciclette, grazie alla sua grande propensione all’uso delle due ruote. I suoi abitanti la utilizzano più che in qualsiasi altro posto in Italia, e almeno quanto la maggior parte delle grandi città del nord Europa, storicamente molto più orientante di noi all’uso della bici. Tantissimi i percorsi cicloturistici che si snodano tra il centro della città, le sue mura e le campagne circostanti. E molte sono anche le iniziative turistiche legate al mondo delle due ruote. Per cui se vi state ancora chiedendo quale sia il modo migliore per visitare la città di Ferrara la risposta è davvero scontata. Scegliere l’itinerario adatto alle propria autonomia sarà un gioco da ragazzi. Esistono percorsi facili, quelli adatti alle famiglie, quelli ad anello, e infine a carattere più marcatamente sportivo.


Le mura

Un percorso di 9 chilometri, relativamente facile, con cui poter effettuare una salutare passeggiata attorno ai bastioni, gli antichi torrioni e le storiche mura che circondano il centro della città estense. Si tratta di un itinerario adatto alle famiglie in quanto la zona di percorrenza, immersa nel verde, è riservata esclusivamente alle biciclette e ai pedoni ed è piuttosto sicuro. Ad ogni porta d’accesso al centro storico sarà possibile accedere per visitare la città, per esempio al Castello Estense, oppure optare per escursioni verso la campagna.


Anello del Basso ferrarese

Un percorso circolare ma decisamente più ampio - circa 106 chilometri - quello che parte e torna a Ferrara toccando Ro, Migliarino e Ostellato. Un viaggio attraverso i territori del Basso Ferrarese, dove poter gestire le energie soffermandosi a contemplare i paesaggi della campagna o i punti di interesse. Come ad esempio il Museo de La Tratta, dove poter assistere alla rappresentazione della vita contadina. 


Destra Po

Per gli amanti degli itinerari più sportivi, ma che non disdegnano la vista di panorami suggestivi e ricchi di storia, si può scegliere la ciclovia che accompagna il Po fino al mare. Cento chilometri circa da percorrere tutti d’un fiato o effettuando una sosta al Mulino sull’acqua di Ro, alla Rocca Possente di Stellata o al castello della Mesola.

Ferrara e dintorni durante il Ponte dell'Immacolata

Chi si trova a scegliere Ferrara per il Ponte dell’Immacolata viene avvolto da atmosfere fiabesche, arte e mercatini di Natale pronti ad esaudire qualsiasi desiderio, anche quelli gastronomici con i prodotti tipicicome il pampepato e i cappellacci di zucca. Con le iniziative promosse da Visit Ferrara, dal 6 all’8 dicembrela città estense diventa ancora più magica grazie ad eventi speciali dedicati alle famiglie inclusi nel pacchetto per il “Ponte dell’Immacolata a Ferrara e nel suo territorio” che prevede un programma di 4 giorni nella provincia ferrarese a partire da 235 euro a persona, incluse 3 notti in hotel.

ABBAZIA DI POMPOSA
Il primo giorno si comincia con la visita all’Abbazia di Pomposa, con sosta in azienda agrituristica e degustazione di vini e prodotti tipici. 


COMACCHIO 
Il secondo giorno il tour continua a Comacchio e nelle sue Valli, prima di partire alla volta di Ferrara e cenare in un’osteria del centro a base di specialità locali. 


FERRARA PALAZZO DEI DIAMANTI 
Il terzo giorno è in programma la visita guidata alla città e alla mostra di Palazzo dei Diamanti, che fino al 13 aprile 2020 ospita “De Nittis e la rivoluzione dello sguardo”, un’esposizione sull’artista figura di spicco dell’arte parigina di fine Ottocento. 


FERRARA CASTELLO ESTENSE
L’ultimo giorno è dedicato ai Mercatini di Natale e al tempo libero. Il Castello Estense si trasforma nel Castello dei Balocchi, invitando grandi e bambini ad attraversare il ponte levatoio per entrare in un percorso fantastico tra giochi, animazioni, laboratori, a partecipare alla Cena dei Balocchi, ad intraprendere le escursioni in barca nel fossato. Il 7 dicembre poi, in Piazza Castello si accende la magia delle Fontane danzanti a ritmo di un’orchestra di oltre 20 elementi e del coro di voci femminili dell’Associazione Musicisti di Ferrara.


FERRARA CHIESA DEL GESU’
In Via Borgo dei Leoni si trova una chiesa fatta edificare per i Padri Gesuiti nel 1570, danneggiata e più volte modificata. Al suo interno conserva un’opera d’arte particolare. 


Per le famiglie che vogliono saperne di più della storia e delle meraviglie della città, il sabato dalle 15.00 alle 17.00 ci sono le visite guidate Raccontare Ferrara al costo di 8 euro. Un viaggio che parte dal Castello Estense, continua nella Piazza della Cattedrale e poi attraverso le vie medievali di San Romano e delle Volte per raggiungere quello che era il ghetto ebraico con le sue sinagoghe. C’è anche la possibilità di scegliere la proposta di Visit Ferrara di 2 giorni, “Ferrara a Natale”, valida fino al 6 gennaio escluso Capodanno. In questo pacchetto sono inclusi una notte a Ferrara, la visita guidata della città il sabato, la cena in ristorante tipico, l’ingresso alla mostra di Palazzo dei Diamanti con sconto sul catalogo e un light lunch nella caffetteria del Castello Estense a partire da 135 euro a persona.
turismo.it

Meeting Nazionale del Turismo. Il Paese che vogliamo. Un turismo per tutti 13 e 14 settembre 2019 a Ferrara


Un evento rivolto ad enti, istituzioni, associazioni, aziende, università ed ai principali stakeholder dell'industria turistica nazionale. Conferenze, talk show, workshop, per un confronto tra esperti del settore. Obiettivo: sviluppare l'attrattività dell'Italia come meta turistica nel panorama mondiale Un confronto tra istituzioni e privati, promosso dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo, con la collaborazione di #ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo.

Una due giorni di dibattiti, tavole rotonde e sessioni tematiche, per dare spazio a tutte le idee innovative dei protagonisti del settore.

Inoltre, saranno presenti giornalisti, testimonial e personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo, per dare un apporto innovativo ed una visione d'insieme del mondo del turismo oggi e dell'Italia come destinazione turistica completa.
Programma
Il Paese che vogliamo. Un turismo per tutti 13 e 14 settembre 2019 Teatro Comunale – Ferrara
Corso Martiri della Libertà, 5 13 settembre

Programma Evento in pdf >>> scarica da qui

fonte: www.turismo.politicheagricole.it/
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone Turismo Culturale

Turismo: torna a Ferrara Misen, Salone nazionale delle sagre



Torna 'Misen-Salone nazionale delle sagre' il 30 e 31 marzo a Ferrara Fiere. Giunto alla 17/a edizione, l'appuntamento si conferma nella sua formula tradizionale con oltre 100 sagre protagoniste della tradizione enogastronomica del territorio, che distribuiranno circa 300mila assaggi gratuiti nel corso della 'due giorni': dai sapori classici come asparago, radicchio rosso, patate, uva, mele, a quelli meno convenzionali come la canapa alimentare, lumache, rane e storione. 

Saranno ospiti del Misen realtà da tutta Italia, come Mortadella Please di Zola Predosa (Bologna), la Sagra del frittellone di Civita Castellana (Viterbo), la Festa della pinza alla munara di Stienta (Rovigo), il Fasulin de l'oc con le cudeghe di Pizzighettone (Cremona). Ci saranno anche musica e folklore, spettacoli legati al cibo grazie a 'cooking show live' con chef stellati e cioccolatieri, laboratori e degustazioni, convegni, oltre alla premiazione del progetto 'Pasta Tua' volto a tutelare la filiera delle paste tradizionali. (ANSA).

Si aprono i giardini segreti di Ferrara anche il 14 Maggio 2017


 FERRARA - Cinquanta giardini segreti e due giorni per visitarli tutti: a Ferrara sabato 13 e domenica 14 maggio torna Interno Verde, il festival che per un solo weekend all'anno aprirà eccezionalmente al pubblico un patrimonio verde tanto prezioso quanto gelosamente custodito. Eleganti corti rinascimentali, rigogliosi orti urbani nascosti dietro ai mattoni rossi del centro storico, boschetti insospettabili, geometrie di siepi e arbusti fioriti: la bellezza e la varietà dei giardini stupirà sicuramente i turisti, ma lascerà a bocca aperta anche i ferraresi, perché la maggior parte di questi spazi è da sempre riservata ad uso privato.
    La chiave che permetterà di esplorare queste inaspettate oasi di bellezza e tranquillità - affascinanti non solo da un punto di vista botanico, ma anche storico e architettonico - è la disponibilità dei cittadini che hanno deciso di aprire le porte e i portoni che solitamente restano chiusi, accordando all'Associazione Ilturco - che ha ideato e curato l'evento - la possibilità di condividere con la comunità l'incanto di cui normalmente si gode nell'intimità del nucleo familiare.
    Interno Verde rappresenta un'occasione unica per conoscere l'anima del capoluogo estense: dagli spazi angusti della città medievale ai fasti cortesi del rinascimento, dalla leziosità della moda liberty di fine Ottocento alla Ferrara ebraica, vessata dalle leggi razziali, raccontata da Giorgio Bassani.
    Accompagnerà la manifestazione un ricco programma di eventi a tema, che si terranno all'aperto in location di grande fascino: concerti, proiezioni, letture ad alta voce, laboratori per bambini, performance teatrali, mostre di illustrazione e di fotografia.
    Patrocinato dal Mibact e dal Fai, il Festival Interno Verde sarà realizzato grazie al supporto dell'IBC della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ferrara.

ansa

Escursioni slow nel parco del Delta del Po

di Ida Bini

Lunghi sentieri si inoltrano nei boschi interrotti da lagune, oasi d’acqua dove nidificano uccelli rari: là dove il grande fiume Po raggiunge il mare Adriatico le saline si susseguono alle tradizionali case dei pescatori e piccoli isolotti nascondono ville rinascimentali immerse nel verde. E’ il parco del Delta del Po, dichiarato patrimonio mondiale dell’Unesco, che regala paesaggi suggestivi, spettacolari scenari naturali e tante attività per festeggiare la primavera: eventi, manifestazioni, pic-nic, passeggiate a piedi o a cavallo ed emozionanti gite in barca. Tanti sono gli appuntamenti fino al 21 giugno che permettono di seguire i ritmi della natura di questo esclusivo sito naturalistico, “zona di protezione speciale” per la sua ricca fauna.

Da non perdere ci sono gli itinerari sull’acqua nelle Vallette di Ostellato, oasi naturalistica di dieci chilometri, tutte le domeniche dalle 9.30 alle 15.30 e, dal 15 al 17 maggio, i Birdwatching Days in varie località del Parco, kermesse dedicata agli appassionati di fotografia naturalistica. Tutti i weekend, ma in alcuni casi anche durante la settimana, si può navigare su una barca a vela tra i canali del Parco, guidati da uno skipper. E’ il consorzio Visit Ferrara a organizzare piacevoli crociere di tre giorni all’interno del Parco: il programma prevede una visita alla città estense e la navigazione di 24 miglia lungo il fiume e la costa.

Si salpa da porto Garibaldi, a Lido degli Estensi, e si raggiungono Comacchio, la suggestiva città dai ponti e canali scenografici, e Scannone, l’isola dell’amore di Goro navigando tra fari, torri, dune, spiaggette, i capanni estivi e le oasi naturali, che ospitano aironi e fenicotteri. Ad ogni porto c’è la possibilità di noleggiare una bicicletta e di costeggiare gli argini verso le antiche saline. L’ultimo giorno di navigazione è dedicato alla scoperta delle valli di Comacchio, dove il grande fiume incontra il mare, dell’abbazia di Pomposa e del castello di Mesola.

La crociera prosegue tra le oasi naturalistiche, i boschi di Mesola e di santa Giustina e a ridosso delle regali ville costruite dalla famiglia d’Este nel Rinascimento. Il prezzo, con pranzi, cene, degustazioni e il soggiorno di 2 notti in hotel, è di 245 euro a persona in camera doppia. Chi, invece, ha un solo giorno a disposizione, ha due possibilità: la prima è di imbarcarsi a Gorino Ferrarese, navigare il Po di Goro tra gli allevamenti di vongole fino al faro di Goro e l’isola dell’amore, seguire canali e canneti e scoprire la Sacca di Scardovari e il magazzino del riso.

La gita dura 4 ore, costa 46 euro e, una volta scesi, può proseguire in bici tra i tesori storico-artistici del Parco. La seconda soluzione, che costa 56 euro a persona, permette di visitare l’Ecomuseo delle Valli di Comacchio, dove si scopre l’antica atmosfera marinara, e i casoni lungo il fiume, che servivano a sorvegliare i pescatori di frodo. C’è anche la possibilità di scoprire la tradizionale pesca e marinatura dell’anguilla, la grande protagonista della tavola di questo territorio. La giornata termina con un pranzo a base di pesce, servito in un tipico casone o in un agriturismo, e una visita a Comacchio, in particolare alla torre dell’orologio, alla loggia del grano e al museo della nave romana. Le proposte per scoprire il rigoglioso territorio del Delta del Po sono molte, e uniscono passeggiate in bici, a cavallo o a piedi.

Un tour interessante è quello di 4 giorni e da 310 euro a persona che combina le escursioni nella natura alle visite di Ravenna e di Ferrara, due città ricche di monumenti e di storia. Si comincia da Ravenna, con le sue preziose basiliche, il mausoleo di Galla Placidia, l’arte bizantina, le botteghe del mosaico, la tomba di Dante Alighieri e la Domus dei tappeti di pietra, prezioso sito archeologico; il giorno successivo si scopre Comacchio, ci si imbarca per navigare tra le sue valli fino all’ecomuseo, alle saline, ai casoni per poi visitare un’azienda agrituristica e degustare vini e prodotti tipici. Il terzo giorno si scoprono Pomposa e la sua Abbazia e si compie un tour del Parco guidato; l’ultimo giorno è dedicato a Ferrara, la città medievale e rinascimentale che si percorre a piedi o in bicicletta lungo le antiche mura. Per informazioni e prenotazioni: www.visitferrara.eu
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Ferrara la rosa purpurea di Barcellona


Basterebbe la coppia di specchi di Antoni Gaudí realizzati per Casa Milà, che nel 2002 sono stati donati al Museo d’Orsay di Parigi, a far capire che il genio, quand’è grande, porta dentro di sé tutte le stigmate della sua origine terragna ma riesce, in virtù del proprio élan vital a far dimenticare il peso di una storia che ci consegna, come fu per Barcellona, il ricordo di un fervore moderno il cui fuoco fu alimentato dalle vite perdute di tanti che la rivoluzione industriale bruciò nel forno della nuova ideologia della produzione.
Il piano urbanistico di Ildefons Cerdà, approntato nel 1860 e iniziato con un decennio di ritardo, ridisegnò la faccia di Barcellona, occupando la piana che era rimasta libera fin dal Settecento; si presentava come una griglia razionale espressione del verbo funzionalista che si stava imponendo sulla spinta della nuova economia. L’impulso maggiore si ebbe dal 1880 e già nel 1910 la popolazione di Barcellona era quasi raddoppiata, avvicinandosi ai seicentomila abitanti.
Questi numeri, appoggiati su una panoramica delle questioni sociali (pesanti) indotte dalla modernizzazione, sono riassunti dal curatore della mostra apertasi a Palazzo dei Diamanti, Tomàs Llorens, dedicata alla «rosa di fuoco» (il titolo riprende quello di un saggio di Joaquín Romero-Maura uscito nel 1989 e recentemente ristampato, che faceva la storia dell’operaismo barcellonese fino al 1909, anno della sanguinosa “settimana tragica”, quando la rivolta popolare venne repressa dai militari e annegò nel sangue il sogno rivoluzionario.
Maura aveva a sua volta mutuato il titolo da una definizione dell’anarchico Antonio Loredo, che ai primi del Novecento disse: «Il luogo dove il popolo lottò con coraggio, arrivando a imporsi per mezzo del terrore, fu Barcellona, la Rosa di Fuoco, come la chiamiamo noi in America».
Quando guardiamo le opere degli artisti barcellonesi dell’epoca (la mostra parte idealmente dal 1888, anno dell’Esposizione universale, e si chiude appunto sul 1909), dobbiamo tentare di cogliere la tensione che si cela tanto nelle forme, quanto nella scelta dei colori, tendenti allo scuro, alla tumefazione, all’efflorescenza di sostanze crepuscolari, di luci che sembrano venire dal ventre della materia; e il blu di Picasso, che dà il nome al suo celebre periodo che inaugura il Novecento (nel 1904, ricorda Llorens, aveva già abbandonato la città), ne diventa l’allucinato riscontro.
La crescita urbanistica della città è frutto di una scommessa imprenditoriale dove alla tradizionale industria tessile si affiancano cartiere, cementifici, officine, impianti chimici. Si assorbe manodopera dalle campagne e aumenta il conflitto fra la tradizionale economia agraria e quella imposta dalle fabbriche (in pochi anni erano diventate più di mille). Il divario tra ricchi e poveri aumenta paurosamente: poche garanzie per gli operai, alcuni costretti a vivere in condizioni inumane, altri “rinchiusi” nelle Company town, cittadelle, o colonie industriali, imperniate sulla fabbrica e concepite in modo che gli operai abbiano meno distrazioni possibili, favorendo così un più alto tasso di produttività (qualcosa del genere fecero anche le industrie tessili di Eusebi Güell, il maggiore mecenate di Gaudí).
Il modernismo catalano prende forma in quegli anni nella pittura di Ramon Casas, Santiago Rusiñol, Adrià Gual, Julio González e Lluís Masriera. Su tutti si aleva Joaquim Mir, seguito a ruota dalle femmes fatales di Hermen Anglada Camarasa e dalla tenebrosa serie delle gitane di Isidre Nonell. I miserabili di Picasso sono già figure di un teatro esistenziale novecentesco, testimoniato dall’acquaforte del «Pasto frugale» (1904).
L’immaginario che vediamo sulle tele esposte a Ferrara costringe il furore e il dolore su cui la Barcellona modernista ha eretto il proprio orgoglio, sottopelle; lo lascia covare come braci che dovranno, quanto prima, riprendere fuoco della rosa rivoluzionaria e segnare la riscossa dei “miserabili”; sappiamo com’è finita. Il terrore che l’anarchico Loredo diceva essere l’arma del riscatto popolare, generò la “settimana tragica”. Picasso era già altrove, Gaudí continuava l’opera alla Sagrada Família, che aveva intrapreso nel 1883, subentrando all’architetto di Alfondo XII, costruendo prima la cripta e poi l’abside, infine ponendo mano alla facciata della Natività; nel 1926 improvvisamente morì finendo sotto le ruote del tram.
E mentre si guarda, all’inizio della mostra, la Sagrada Família nelle foto d’epoca di Adolf Mas e di Adolfo Zerkowitz, si capisce che cosa intendesse Le Corbusier quando disse che Gaudí era uno «scultore della pietra, del laterizio e del ferro». La chiesa incompiuta, che forse vedrà la fine nel 2026, si prefigurava, sotto le sue mani, come un frutto del sentimento neogotico e della tradizione del barocco ispanico, un’architettura fantastica fatta di sapienza tecnica, genio ornamentale e iconografia sacra. Gaudí modificava le sue idee in opera, il cantiere era il banco di prova per correggere il tiro; per questo la Sagrada Familia sarà sempre un’opera incompiuta, anche se in essa alita il suo spirito. Non sapremo mai come l’avrebbe condotta in porto, e i suoi disegni sono simili a una notazione musicale consegnata all’interpretazione di un direttore d’orchestra (che non è il compositore).
Ma i due specchi, evocati all’inizio, da soli mostrano quanta libertà poetica ci fosse nella mente e nelle mani di Gaudí, quanto visionario coraggio e raffinato senso della forma fu capace di esprimere, quanta cultura e arcaico sentimento del rapporto tra uomo e mondo. Ecco l’eredità “rivoluzionaria” della Rosa di Fuoco.
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
La Rosa di Fuoco
Fino al 19 luglio
avvenire

Ferrara nel Circuito Città d’Arte della Pianura Padana


L'adesione arrivata assieme a quella di dodici capoluoghi di Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte
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Si propone di promuovere, in ambito nazionale ed estero, l’offerta turistica di un territorio dalle caratteristiche culturali, storiche e geografiche simili. E’ il Circuito Città d’Arte della Pianura Padana, a cui anche Ferrara ha deciso di aderire, assieme ad altri dodici capoluoghi dell’Emilia Romagna, della Lombardia e del Piemonte.
In base alla convenzione che sarà sottoscritta con l’associazione, il Comune si impegnerà a diffondere i materiali promozionali del circuito e a creare collegamenti con il sito internet www.circuitocittadarte.it, mentre l’associazione inserirà le iniziative culturali ferraresi tra quelle oggetto della sua attività di divulgazione turistica.

estense.com

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