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Inseguendo i lupi sull’Appennino. Tra i laghi ghiacciati e i boschi nei parchi del Ducato tra Piacenza, Parma e Reggio Emilia

iStock. VIAGGIART © Ansa

L’inverno dell’Appennino tosco-emiliano è slow: regala un tuffo nella natura più selvaggia e bella in modo semplice e tranquillo con ciaspolate e passeggiate adatte a tutti, soprattutto a chi frequenta la montagna con la famiglia. E’ un inverno ricco di eventi e di manifestazioni, che a partire dal 20 gennaio fino al 7 aprile permettono di conoscere meglio questo bellissimo territorio lungo itinerari e percorsi che attraversano monti e parchi completamente ricoperti di neve.
Il 20 gennaio l’appuntamento è con un’escursione serale ad anello nella zona del Monte Caio, nel parco dei Cento Laghi, uno degli scenari naturali più belli per avventurarsi con le ciaspole. La passeggiata, “Tintarella di Luna, illuminati dal riflesso lunare”, segue l’ippovia o la vecchia pista da sci Capranera, partendo e arrivando a Schia di Tizzano Val Parma, in provincia di Parma. Il costo dell’evento è di 10 euro per gli adulti e di 8 euro per i bambini. Per prenotarsi, è bene scrivere a:info@rossigabriel.it
Domenica, 27 gennaio, si svolgerà l’evento “Bambini, mamma e papà sulla via del lupo”, un’occasione per scoprire la vita del più affascinante e misterioso predatore dei boschi: si parte da Pieve di Tizzano, in provincia di Parma, e ci si inoltra lungo magnifici sentieri che attraversano piccoli borghi di montagna. Il costo è di 10 euro per gli adulti, 5 euro per i bambini dai 6 ai 14 anni e gratis per un secondo bambino; le prenotazioni si fanno all’indirizzo: mokavalenti@libero.it
L’appuntamento del 3 febbraio è rigorosamente con le ciaspole: la passeggiata “Alle falde del monte Bragalata, tra i laghi ghiacciati del parco Cento Laghi” permette di avventurarsi tra panorami innevati e boschi di faggi ghiacciati, seguendo un itinerario panoramico che si spinge fino al punto più alto del crinale tra l’Emilia e la Lunigiana per poi toccare la conca glaciale del lago Verde e la sassaia del lago Ballano. Il rientro è a Prato Spilla, in provincia di Parma, e il costo dell’evento è di 13 euro per gli adulti e 7 euro per bambini fino a 15 anni.
Per prenotarsi, scrivere a:segreteria.emiliaromagna@fsnc.it
La “Grande ciaspolata del Monte Caio”, la più lunga nel suo genere, è prevista per il 10 febbraio e permette di scoprire una delle cime principali del parco dei Cento Laghi, da Pian della Giara fino al Grande Faggio e a San Matteo. Il costo della passeggiata è di 10 euro per gli adulti e 8 per i bambini fino a 12 anni. Le prenotazioni si fanno scrivendo a: info@rossigabriel.it 
Sempre Pian della Giara è il punto di partenza e di ritorno per l’escursione “Ciaspole freeride Monte Caio. Divertiamoci sulla neve”, in programma il 17 febbraio. Ai principianti verranno fornite le nozioni base per l’utilizzo di racchette e bastoncini; il prezzo è di 15 euro a persona. E’ necessario scrivere a: gemma.bonardi@terre-emerse.it per prenotarsi. La domenica successiva, il 24 febbraio, all’emozione delle ciaspole si aggiunge il gusto della polenta: “Ciaspolenta” è il nome della manifestazione che unisce l’escursione tra i sentieri del parco alla possibilità di degustare uno dei piatti simbolo dell’inverno presso il ristorante del Camping di Schia di Tizzano. Il costo è di 10 euro per gli adulti e 8 euro per i bambini fino a 12 anni. La mail per prenotarsi è: info@rossigabriel.it
“Monte Navert, alla ricerca delle tracce del lupo. Come riconoscere il passaggio del super predatore” è un’emozionante avventura sulla neve che si svolgerà il 3 marzo. Con un’esperta guida ambientale escursionistica si potranno seguire le tracce sul manto nevoso dei lupi che abitano l’Appennino tosco-emiliano. Le faggete e i panorami mozzafiato sulle vallate circostanti fanno da sfondo al percorso con partenza e ritorno a Casarola, in provincia di Parma. Il costo è di 15 euro per gli adulti e 7 per i ragazzi tra i 12 e i 16 anni. Prenotazioni alla mail: mokavalenti@libero.it 
La stagione delle ciaspole si conclude il 10 marzo con “Ciaspolando con Snupi”, un’escursione a scopo benefico: 10 euro per gli adulti e 8 per bambini fino a 12 anni, in parte devoluti all’associazione Snupi Onlus. Su un percorso ad anello con andata e ritorno a Schia si ciaspola attraverso la vecchia pista Capranera, l’ippovia e il Corno di Caneto. Scrivere a info@rossigabriel.it per prenotarsi.
Il 10 marzo si omaggiano le donne con la “Festa della donna a cavallo”, una passeggiata che parte dal Ranch Stella del Bosco di Corniglio e attraversa la foresta tra paesaggi incantevoli. Domenica, 31 marzo, viene riproposta una passeggiata equestre - “A Cavallo nel parco dei Cento Laghi” – per scoprire le tane degli animali selvatici e la natura che si risveglia. Il costo della passeggiata è di 30 euro con il noleggio del cavallo presso il ranch e la mail per prenotarsi è vassy.e@libero.it
Va ricordato anche che ogni sabato fino al 23 marzo è previsto l’evento “L'Appennino vien Ciaspolando” che organizza escursioni con le racchette da neve a contatto con la natura del parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, passando attraverso il Passo del Cerreto, tra la provincia di Reggio Emilia e quella di Massa Carrara. Le passeggiate vogliono anche essere un modo per rivivere il passato, quando le nevicate abbondanti obbligavano gli abitanti delle comunità montane a usare le ciaspole come unico mezzo di trasporto. Il costo delle ciaspolate, anche notturne, è di 7 euro per gli adulti ed è gratuito per i bambini.
Infine, il 7 aprile, nel parco dello Stirone e del Piacenziano, in provincia di Piacenza, è in programma l’escursione guidata su un percorso ad anello da Salsominore a Scipione e lungo lo Stirone alla pieve di san Nicomede. Durante la passeggiata si visitano anche il castello di Scipione e la pieve; il costo è di 12 euro per gli adulti e 8 per i bambini mentre la visita al castello di Scipione costa 9 euro

Ululati sulle Alpi, il Lupo è tornato

L’ultimo avvistamento, all’inizio di aprile, è stato di un pastore a Campea, frazione del Comune di Miane in provincia di Treviso. Negli stessi giorni altri esemplari sono stati avvistati in Valbormida, sull’Appennino Savonese, in Liguria. E questi sono soltanto gli ultimi episodi di un fenomeno che, per gli esperti che lo stanno studiando da tempo, è in fase di consolidamento ed espansione. Insomma, non ci sono più dubbi: il lupo è ritornato in pianta stabile sulle Alpi, mentre dall’Appennino non se n’era mai andato. Il più recente censimento dei capi (il primo in assoluto a livello alpino), effettuato nell’inverno 2014-2015 nell’ambito del progetto Life Wolfalps – piano da sei milioni di euro, cofinanziato dall’Unione Europea – ha evidenziato che sulle Alpi vivono stabilmente 23 branchi per circa 150 esemplari complessivamente.

Nelle sole valli del Piemonte è stata stimata la presenza di 21 branchi e quattro coppie riproduttive, mentre un branco e una coppia sono stati avvistati in Valle d’Aosta e un altro branco si aggira in Lessinia, tra le province di Verona e Trento. Un’altra coppia vive in Friuli, tre individui solitari sono stabili nell’area tra Trentino, Alto Adige e Lombardia, dove sono stati effettuati anche avvistamenti sporadici. Comprendendo anche l’Appennino, al 2014 era stata verificata dal Congresso italiano di Teriologia (la parte della zoologia che studia la biologia dei mammi-feri) una presenza di 773 individui in 20 aree analizzate, mentre la presenza stimata si avvicinava ai 1.900 lupi sull’intero territorio nazionale. 

Come ricorda l’antropologo Annibale Salsa, già presidente nazionale del Club alpino italiano, il ritorno del lupo sulle Alpi avviene a circa novant’anni dalla sua scomparsa. L’ultimo esemplare, infatti, era stato abbattuto nel 1925 in Val Corsaglia, nel territorio delle Alpi Liguri-Piemontesi. «Sulle Alpi – scrive Salsa sul portale dell’Accademia della montagna del Trentino – il controllo del territorio risulta più capillare rispetto a quello dell’Appennino, dove invece prevale l’insediamento accorpato che favorisce la presenza di vasti spazi selvatici. Ciò spiega la ragione per cui, lungo la dorsale appenninica, il lupo non si è mai estinto e ha continuato a scorrazzare dalla Calabria fino al crinale tosco-emilianoromagnolo come massima espansione verso Nord». Più su il lupo non si spingeva, perché, sottolinea Salsa, «fino agli anni Cinquanta del Novecento le Alpi erano intensamente abitate». 

È con lo spopolamento delle “terre alte”, a partire dal boom economico degli anni Sessanta, quando la gran parte della popolazione contadina si è riversata nelle città per cercare lavoro nelle fabbriche, che si ricreano le condizioni per la vita del lupo sulle Alpi. Oltre allo spopolamento, un secondo fattore determinante, ricorda l’antropologo genovese, sono state le «politiche di ripopolamento delle aree protette mediante immissioni di ungulati, che hanno consentito ai lupi di superare la barriera bioecologica degli Appennini». Il ritorno del lupo ha però provocato importanti problemi di convivenza con l’uomo e le sue attività in montagna, soprattutto legate alla pastorizia e all’allevamento del bestiame. 

Predazioni sempre più frequenti hanno causato ingenti danni economici e anche la legittima preoccupazione delle popolazioni. L’ultimo episodio riportato dalle cronache è avvenuto a metà aprile a Roccalbegna, in provincia di Grosseto, dove un branco di quattro lupi ha attaccato un gregge, custodito da una donna pastore che non ha potuto fare altro se non assistere impotente all’uccisione di alcuni capi. «Due di loro correvano a monte e uno aveva in bocca una pecora – ha raccontato la donna –. Un altro correva dietro a un’altra pecora. Mi sono messa a urlare forte, ma nessuno mi sentiva». Ancora più duro il commento di Mariano Allocco di Prazzo in Valle Maira (Cuneo), allevatore di cavalli e contadino, oltre che restauratore di vecchi ruderi e scrittore. «La questione del lupo attiene alla libertà dell’uomo», dice Mariano, che si oppone alla «visione romantica» del lupo e per questo ha riunito pastori e allevatori e abitanti della Valle in un’associazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi causati dal ritorno del grande predatore. 

Così scrive Allocco: «Parliamoci chiaro: la presunzione della convivenza possibile tra predatore e animali in alpeggio è un assunto ideologico. In Val Maira l’alpeggio ovino ha chiuso e tra breve andrà ridiscusso quello brado di bovini ed equini e l’alpeggio così come lo si è gestito per secoli non sarà più possibile». Certamente, la soluzione non può essere la caccia indiscriminata, il bracconaggio o, peggio, la dispersione di bocconi avvelenati, che risultano mortali non soltanto per il lupo, ma per tutta la fauna selvatica della montagna e pericolosi anche per l’uomo. 

A questo riguardo, il progetto Life Wolfalps prevede «il monitoraggio della popolazione di lupo dell’arco alpino e l’attivazione di misure di prevenzione degli attacchi sugli animali domestici». Inoltre, sono previste azioni specifiche per contrastare il bracconaggio e strategie di controllo dell’interazione tra lupo e cane. Anche il Wwf ha raccolto oltre 140mila firme a sostegno di una petizione per vietare gli abbattimenti autorizzati, previsti invece dal nuovo Piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia, del ministero dell’Ambiente, che ne consente fino a sessanta all’anno. «La sfida di oggi – conclude Salsa – consiste nel capire se il modello gestionale futuro dell’ambiente montano debba ispirarsi alla scelta bipolare “et-et” (convivenza possibile uomo-predatore) o a quella “aut-aut” (o l’uomo o il predatore). Mettiamoci quindi al lavoro con buon senso, abbandonando le tifoserie opposte, per guardare in faccia alla realtà».
Avvenire
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone