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Loreena McKennitt apre il tour italiano al Forte di Bard

 

Icona musica celtica si esibirà il 20 luglio per Aosta Classica

Considerata un'"icona della musica celtica", la cantautrice canadese Loreena McKennitt torna in Italia per celebrare i trent'anni dell'uscita dell'album "The mask and mirror" e aprirà la tournée estiva con un concerto al Forte di Bard.
    L'appuntamento - nell'ambito della rassegna Aosta Classica, è in calendario per sabato 20 luglio, alle 21.30.

I biglietti saranno in vendita su Ticketone da giovedì 15 febbraio alle 10 per il fan club, per tutti da venerdì 16 febbraio, sempre dalle 10.

Pubblicato nel 1994, "The mask and mirror" - si legge nella presentazione del concerto - è stato definito "senza tempo e trascendente" e lodato per la sua contaminazione interculturale di influenze celtiche, spagnole e marocchine". "Questo album - spiega Loreena McKennitt - è stato per me un pellegrinaggio storico e musicale e sono entusiasta di riportarlo in scena durante il tour estivo in Europa. Questo è un anniversario fondamentale nella mia carriera e non vedo l'ora di festeggiarlo".

ansa.it


Per il 94% degli italiani la musica contribuisce a costruire ricordi di viaggio

 

Indossare gli auricolari, ascoltare una canzone e sentirsi immediatamente trasportati nell’atmosfera di un ricordo, più precisamente un ricordo di viaggio. Si è appena conclusa la settimana di Sanremo e le hit appena uscite diventeranno i ‘tormentoni’ dei prossimi mesi, da ascoltare e riascoltare durante i prossimi viaggi.

La musica rappresenta un elemento fondamentale quando si è in viaggio e il legame che unisce questi due aspetti è più profondo che mai. Lo conferma l’ultima ricerca1 commissionata da Trainline, app leader per la prenotazione di treni e pullman, sul tema musica in viaggio.

Secondo i numeri raccolti infatti, il 94% degli italiani pensa che la musica contribuisca in qualche modo a costruire e/o mantenere i ricordi di un viaggio. Secondo 1 italiano su 2 inoltre le canzoni sono in grado di arricchire l’esperienza di viaggio permettendo di rilassarsi, mentre per il 40% dei rispondenti la musica permette di cominciare a immergersi nell’atmosfera del proprio itinerario.

Compagna di viaggio, ma non solo: la musica è molto spesso anche il motivo stesso per esplorare posti nuovi. Il 61% degli italiani ha infatti preso un treno nell’ultimo anno per andare a un concerto. E con ogni probabilità questo trend continuerà anche nel 2024, considerati i numerosi concerti (alcuni già sold out) in programma lungo lo Stivale durante la stagione estiva, tra i quali spiccano artisti internazionali come: Simple Minds (con una serie di date tra aprile e giugno sparse per l’Italia), Nickelback (2 giugno a Bologna), Taylor Swift (13 e 14 luglio a Milano, tutto esaurito), Coldplay (dal 12 al 16 luglio a Roma, tutto esaurito), e Sam Smith (20 luglio a Lucca).

Il treno offre numerosi vantaggi quando si partecipa a un evento musicale: il 45% apprezza la possibilità di non doversi preoccupare di trovare un parcheggio, per il 27% è invece il mezzo di trasporto più economico per raggiungere la destinazione. Anche il rispetto nei confronti dell’ambiente è un aspetto importante: per il 24% viaggiare in treno è un modo più sostenibile per spostarsi da un luogo all’altro.

I concerti muovono grandi masse di fan in giro per l’Italia e l’Europa ogni anno e il 31% degli italiani afferma di aver organizzato un viaggio principalmente per esplorare la scena musicale di una città, mentre il 45% ha dichiarato che la scoperta dei cantanti autoctoni della città fosse uno degli aspetti di interesse di un viaggio organizzato per altri scopi.

A tal proposito, quando interrogati sulla città italiana con la miglior scena musicale al momento, il 36% dei rispondenti ha dichiarato Milano, capitale della musica trap, mentre il 20% Roma, città che ha dato i natali a noti cantanti indie. Terzo posto per Napoli, culla della musica neomelodica, con il 14% di preferenze, e quarto posto per Bologna con il 9% di preferenze.

Circa invece l’utilizzo di piattaforme di streaming in viaggio, quasi 1 italiano su 2 (48%) ne fa uso. Addirittura, il 76% ha dichiarato che sarebbe propenso a utilizzare una funzione tecnologica in grado di fornire consigli musicali personalizzati in base alla destinazione del proprio viaggio.

travelnostop.com

"Lago Maggiore FolkFest": nel week end la musica protagonista a Baveno


Sarà una tre giorni davvero imperdibile per gli amanti della musica e in particolare di quella folk: a Baveno, nel parco di Villa Fedora, si terrà dal 16 al 18 giugno il "Lago Maggiore FolkFest", organizzato a Artisti Vco in collaborazione con KeltIt e con il patrocinio del Comune di Baveno.

La serata d’apertura della kermesse, venerdì 16 giugno, vedrà il ritorno sulle rive del Lago Maggiore di Davide Van De Sfroos. Il cantautore tremezzino, che ha una lunga storia di frequentazione del Vco, sarà ancora una volta protagonista di un live sulle rive del Lago Maggiore, dove è sempre molto apprezzato. Nel Tour "Live Estate 2023", Van De Sfroos suonerà in una serie di appuntamenti che lo porteranno in giro per l'Italia e la Svizzera. Una scaletta ancora nuova e ripensata per questo tour, prodotto e organizzato da MyNina, dove, oltre ai successi della sua carriera e ad alcuni brani del disco "Maader Folk", si aggiungono canzoni che mancavano da parecchio tempo nel repertorio live del cantautore. Il costo d'ingresso al concerto è di 25 euro e sarà anticipato dall'esibizione dei Gadan con la partecipazione di Gens d'Ys.

Sabato e domenica il "Lago Maggiore FolkFest" entrerà nel vivo, con una serie di concerti davvero imperdibili per gli appassionati del genere, ma anche per chi non conosce la musica folk e vuole avvicinarsi a queste affascinanti melodie. Le due giornate avranno ingresso a sottoscrizione volontaria (a partire da 8 euro comprensivo di gadget personalizzato o birra): sabato 17 giugno si terrà un concerto speciale con Lorenzo Monguzzi e i Folkamiseria; la serata sarà aperta dagli Ogam. Domenica 18 giugno si esibiranno alle 11.30 i Talamh, mentre alle 14 si aprirà il Balfolk Afternoon con Ponente Folk Legacy e Tribot. A seguire l'esibizione di Jason O’Rourke Trio e Bards From Yesterday, che avranno l'onore di chiudere l’edizione 2023 di Lago Maggiore FolkFest.

novaratoday.it

Musica a Verbania 16 Giugno 2023 ore 21



La rassegna FerMenti torna proponendo il concerto CIAK SI SUONA! con la banda dell’Ente Musicale Verbania diretta dal Maestro Paolo Milesi. L’appuntamento gratuito con la grande musica da film è al Largo Don Claudio Mariani di Piazza San Vittore di Intra il 16 giugno alle ore 21. In programma con effetti speciali musiche, melodie e ritmiche delle colonne sonore tratte da film cult: Star Wars, Jurassic Park, Harry Potter, Il Re Leone, Il Signore degli Anelli. È una Maydeas Associazione Production,

verbaniamilleventi.org

Nasce a Roma Quorum, festival di arte contemporanea 3 giorni di laboratori, incontri, performance, mostre e musica


 Quattro grandi aule delle Terme di Diocleziano ospitano fino all'11 giugno Quorum, un festival di arte contemporanea, promosso e organizzato dalla Fondazione La Quadriennale di Roma e dal Museo Nazionale Romano. Per tre giorni si può assistere a mostre, laboratori, performance, proiezioni e concerti, a cui si potrà partecipare gratuitamente.

 Sono previsti anche 10 incontri, in cui si confrontano artisti, critici, docenti universitari, filosofi, esponenti delle istituzioni, direttori e curatori di musei italiani e internazionali, rappresentanti di spazi no-profit. La manifestazione, da oggi alle 17 fino a domenica 11 giugno, intende creare un incontro tra le diverse discipline artistiche e riflettere sul senso del loro rapporto con la società. "Nel variegato panorama dei festival italiani ne mancava uno dedicato all'arte contemporanea italiana - spiega Umberto Croppi, presidente della Quadriennale di Roma - nel vasto programma di iniziative che la Quadriennale di Roma sta producendo con la direzione artistica di Gian Maria Tosatti, abbiamo pensato di iniziare a colmare questo vuoto. È un inizio - prosegue Croppi - l'avvio sperimentale di un percorso che intendiamo proseguire nel tempo con la prospettiva di realizzare uno strumento, sempre più ampio e partecipato, che consenta di fare il punto sulla produzione, sulla critica, sulla diffusione dell'arte contemporanea in Italia e all'estero".
    "Siamo davvero lieti di partecipare alla realizzazione di Quorum e di accoglierlo nelle grandi aule delle Terme di Diocleziano - commenta Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano - perché è un luogo di archeologia che si interroga e si confronta con la modernità e la contemporaneità".
    Lo dimostrano pienamente le esposizioni 'L'istante e l'eternità. Tra noi e gli antichi', curata da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, e 'Dopodomani', a cura della direzione artistica della Quadriennale, con opere di Stefano Canto, Lucia Cristiani, Daniele Di Girolamo, Giuseppe Di Liberto, Irene Fenara, Federica Francesconi, Lucas Memmola, Gabriella Siciliano, che definiscono il sentimento con cui oggi guardiamo al futuro. Tra gli altri eventi in programma, la partecipazione degli studenti e studentesse del liceo classico Goffredo Mameli di Roma, di cui sarà proiettato il cortometraggio 'Quella canzone sei tu', ideato e realizzato da Studio Merlini Storti per sensibilizzare i giovani sull'importanza degli archivi storici come luoghi di conservazione della memoria.
    Inoltre il pubblico ha l'opportunità di consultare con modalità touchscreen il nuovo database dell'Archivio Biblioteca della Quadriennale per una navigazione immersiva e coinvolgente nel suo patrimonio sull'arte italiana del XX e del XXI secolo.

ansa.it

Jovanotti, 'È un'epoca di passioni tristi viaggiare è militanza'

"Gli ultimi tre anni hanno cambiato la prospettiva.

Dopo la pandemia che è stata un trauma collettiva e personale era tempo di riformattare e di ripartire".

Jovanotti a fine gennaio, per un mese, è ripartito alla scoperta del Sud America in sella alla sua bici per Aracataca - Non voglio cambiare pianeta 2, ventidue puntate da 15 minuti dal 24 aprile in esclusiva su RaiPlay. Dall'Ecuador alla Colombia, dalle Ande all'Amazzonia e dall'Oceano alla mitica Macondo.
    "Una pedalata lunga 3500 km, 50mila metri di dislivello, tra salite e discese, foreste e cascate, sentieri e autostrade. Una pedalata alla volta, ce la faremo", racconta Jova del suo viaggio attraverso mari e oceani, villaggi e periferie, pueblos e città, tra musica, sorrisi, fatica e perseveranza. "Con la testa che si svuota e il cuore che fa il pieno. Ma tutto questo è anche sviluppo e ricerca della mia musica", racconta l'artista che ha consegnato 70 ore di girato, diventati un docu-trip in ventidue capitoli, come gli arcani maggiori dei tarocchi che lo hanno accompagnato giorno dopo giorno, realizzati in completa autonomia con action cam e cellulare. "Un racconto on the road come poteva esserlo l'Odissea... Non c'è nessuno che vince o che perde. E avanti, una pedalata alla volta ce la faremo - insiste - e se non ce la faremo, ce la farà quello dopo di noi, perché siamo l'uomo sapiens e si impara da quello che si fa". Un viaggio che, musicalmente, è continuato anche al ritorno "con una colonna sonora realizzata in soggettiva, sgangherata, sbagliata, ma che racconta bene quelle atmosfere. Ma non diventerà un disco". Fatica e sudore "e pensare che una volta i cantanti si drogavano, oggi si allenano - scherza Lorenzo Cherubini, da sempre attento alla forma fisica -. Ma i tour sono impegnativi e non ti puoi permettere di star male o di fermarti: hai un'industria intorno. Se dovessi scegliere un compagno di viaggio chiamerei Biagio (Antonacci, ndr). Anche Gianna Nannini è una sportiva pazzesca. Eros invece no, lui vuole stare comodo e mangiare italiano". Il titolo della serie (che avrà una trasposizione sulle reti generaliste perché "per me non c'è differenza tra le piattaforme e la televisione") riporta a Gabriel Garcia Marquez che ad Aracataca era nato. "E' una suggestione, un pretesto. La città di per sé non ha nessun motivo di interesse se non quello che tu proietti, è il luogo in cui ti sei formato e ognuno di noi ha la sua Aracataca. Per Fellini era Rimini, per Marquez era Aracataca, ovvero la Macondo di Cent'anni di Solitudine, quella che ha suggestionato anche me". Tre anni fa, in coincidenza con il primo lockdown la prima serie, sempre su RaiPlay, che ebbe nei primi 30 giorni 5,5 milioni di visualizzazioni e 600mila ore di visione, come sottolinea Elena Capparelli, direttrice di RaiPlay. Per Jovanotti, se Aracataca deve avere un obiettivo è solo uno: "quello di comunicare il senso dell'avventura. Prendete e partite, anche perché andare in bici è meno costoso che restare a casa - dice rivolgendosi soprattutto ai giovani -: in un'epoca di passioni tristi, per me opporsi a questo è una forma di militanza. Viviamo al centro di bombardamenti di notizie e ci sembra che il mondo ci raggiunga, ma al contrario raggiungere il mondo è necessario, perché altrimenti ti rende impotente rispetto al tuo potenziale di poterlo cambiare. Viaggiare rimane una delle grandi esperienza che l'essere umano può fare". E aggiunge: "Sono stati anni terribili per gli adolescenti, che vivono una sorta di stress post-traumatico. Ma non siate tristi, perché altrimenti sarete manipolabili: è la natura del potere.
    Non lo dico io, ma lo diceva Spinoza. E allora viaggiate, andate dove avete la sensazione di poter fiorire e non appassire".

ansa.it

Vasco Rossi a Rimini, 'raddoppiano' le date del concerto


Rimini 16 marzo 2023 - Le date di Vasco Rossi a Rimini 'raddoppiano'. Giovedi 1 giugno, il giorno prima del concerto allo stadio 'Romeo Neri' con cui il Komandante aprirà il suo tour, per tutti gli iscritti al Blasco fan club sarà possibile assistere alle prove generali con il soundcheck. Un'occasione da non perdere per i fedelissimi di Vasco. Il giorno dopo, il 2 giugno, tutti allo stadio per la dara zero del tour. Già tutti venduti i 21mila biglietti messi a disposizione da Live Nation per il concerto. Dopo l’annuncio del concerto del 2 giugno allo stadio di Rimini, gli albergatori della Riviera sono stati presi d’assalto dalle richieste dei fan. Centinaia di telefonate agli uffici Iat. Rinaldis (Aia): “Prepariamoci a fare il botto”.
Il Resto del Carlino

Casorati e la musica, la sua vita alla Magnani Rocca

 

- I capolavori, la storia personale, le attitudini e le passioni: c'è tutto Felice Casorati nella grande mostra che apre dal 18 marzo alla Fondazione Magnani Rocca.

    È la ricchezza e completezza la prima delle virtù di questa esposizione, curata da Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari e Stefano Roffi, anche direttore della villa delle meraviglie che la ospita.

Ottanta opere mirabili che seguono un percorso cronologico dal primo momento della sua carriera di artista, con l'oscuro Ritratto della sorella Elvira esposto alla Biennale del 1907 dove il nero era dominante e solo interrotto dalle sfumature del bianco dei guanti e del volto, fino alle ultime opere degli anni Sessanta, quasi astratte nella loro purezza di nature morte in cui esplodono i colori come il giallo, il blu e il rosso delle uova sul tavolo improvvisato.
    La sua passione in principio era la musica, tanto che ogni sera tornava a sedersi al pianoforte, e da qui il tema della mostra che lo accomuna al padrone di casa Luigi Magnani. Oltre ai quadri ci sono i suoi spartiti consunti, ma anche i libri illustrati e i bozzetti di costumi e scenografie. Ma soprattutto ci sono i capolavori, che vengono da musei e collezioni private oltre all'importante prestito di 5 opere del Mart di Rovereto.
    L'occasione è quindi unica per vedere insieme Maria Anna nello studio, dove inizia la sua riflessione di arte nell'arte con la tela nel bordo, o ancora meraviglie imponenti come Le signorine e Silvana Cenni o ancora Beethoven dove la citazione musicale è già nel titolo. Mentre vediamo in altre tele apparire qua e là strumenti o curiosamente pagine di quotidiani come La Stampa, Il Popolo o La Gazzetta dello Sport.
    La figura umana è quasi sempre al centro della sua ricerca, con i volti che lasciano trasparire pure emozioni in rapporto spesso ironico con le età dalle vita, dell'adolescenza alla vecchiaia, ognuna con la sua purezza. Assoluto che raggiunge però nel suo essere sublime anche nella semplicità di un paesaggio, come nella litografia Il mattino di impressionante intensità. (ANSA).

Ligabue, non cambierei la mia vita con nessun'altra, Nelle sale il 20-21-22 marzo il film musicale su Campovolo 2022


- "Immagina qualcosa di cui non puoi fare a meno nella tua vita, e poi immagina che quella cosa ti venga tolta per tre anni.

Ecco, Campovolo è stata l'esplosione di un cumulo di emozioni che si sono formate in quei tre anni: frustrazione, impazienza, ansia da prestazione. 30 anni in un giorno, ma vi assicuro che non ci stanno. C'è tanto altro di cui ho goduto e in cui mi sono avventurato". Luciano Ligabue racconta così il film, presentato questa sera da Flavio Natalia al cinema Barberini a Roma e che arriva per tre giorni in sala il 20-21-22 marzo, che racconta il concerto del 4 giugno scorso nella sua Campovolo davanti a oltre 100mila spettatori accorsi nella RCF Arena, dopo il lungo stop dovuto al Covid. Il film musicale, 'Ligabue. 30 anni in un giorno', con la regia di Marco Salom, è sì il racconto di una serata irripetibile, ma è anche e soprattutto l'occasione di rivivere la carriera del rocker di Correggio. Una celebrazione di un trentennio che è stato di tanta musica, ma in parte anche di cinema, libri e - rivela nel film - anche teatro con un musical scritto e basato sulle sue canzoni, ma mai realizzato. Una festa che non poteva non essere organizzata che a Campovolo. In quella "piazza" in cui aveva riunito i fan già nel 2005 e nel 2011. "Abbiamo festeggiato lì sempre tappe importanti della mia carriera. La prima volta è stato scelto perché presentavo il mio album più personale e avevo bisogno di farlo 'a casa' - racconta -. Nessuno di noi poteva immaginare quello che sarebbe diventato nel tempo. Certo, questo è stato il più sovraccaricato di emozioni, per l'attesa ma anche perché è stato uno uno dei primi concerti dopo la riapertura. C'era bisogno di normalità e anche di celebrare la vita". Il film come il concerto si apre con "Non cambierei questa vita con nessun'altra", "perché nei due anni di Covid ho capito quanto io sia grato a quello che mi è capitato di vivere", sottolinea. Spazio anche alle interviste e ai ricordi dei suoi musicisti e degli ospiti di quella sera, Francesco De Gregori, Elisa, Loredana Bertè, Eugenio Finardi, Gazzelle, Mauro Pagani. A luglio Ligabue tornerà live: il 5 allo Stadio Meazza di Milano e il 14 all'Olimpico di Roma. (ANSA).

Musica. Francesco Guccini, la locomotiva sbuffa ancora

 Dieci anni dopo l’addio, l’82enne cantautore pubblica a sorpresa "Canzoni da intorto", solo in formato fisico: «Ignoro cosa sia lo streaming, ho scelto canzoni di perdenti e un inno ucraino»


L'82enne cantautore Francesco Guccini: da oggi nei negozi il suo nuovo disco “Canzoni da intorto”

Disco d’amore e d’anarchia. Forse i due principali sentimenti che hanno spinto l’82enne (e mezzo, precisa lui) Francesco Guccini a ridiscendere in campo dieci anni dopo il triplice fischio finale de L’ultima Thule con cui aveva detto addio al mestiere di cantautore. “Non sono più capace a scrivere canzoni, non mi riesce e non ho più nemmeno toccato la chitarra e senza strumento non riesco a comporre” torna a precisare. Una pietra tombale che fa ripiombare su di sé presentando l’inimmaginabile sorpresa di fine anno, un suo nuovo disco, Canzoni da intorto. Undici tracce, più una fantasma, che attingono al patrimonio popolare e socio-politico di un’Italia contadina, proletaria e un poco anarchica. Canzoni della tradizione e d’autore, cantate anche in diversi dialetti. “Da modenese ho un dialetto affine al milanese – spiega riferendosi a brani come Ma mi, El me gatt e Sei minuti all’alba di Enzo Jannacci -, ma ho cantato anche in piemontese con Barun litrun e mi dicono che me la sono cavata anche con il rovigotto di Tera e aqua. Ho evitato le canzoni francesi perché non lo so pronunciare bene e quelle tedesche perché il tedesco lo ignoro”.

Una “folle operazione”, la definisce il Maestrone, che soltanto lui poteva permettersi nel 2022, oltretutto scegliendo il solo supporto fisico e rinunciando alla vendita attraverso le piattaforme digitali (“ignoro cosa sia lo streaming” ha detto Guccini suscitando compiaciuta ilarità in conferenza stampa). A sostenerlo il produttore Fabio Ilacqua, che ha curato tutti gli arrangiamenti, e l’etichetta Bmg con l’idea che questo particolare disco vada ascoltato dall’inizio alla fine, “ma anche con la convinzione che la qualità non si possa misurare in visualizzazioni”, spiega il managing director Dino Steward la scelta di evitare la distribuzione sulle piattaforme, “per ragioni artistiche e commerciali”.

Un progetto nato tanti anni fa, svela Guccini, con l’idea “di fare un disco di cover ma il mio produttore e amico Renzo Fantini era dubbioso. Comunque ai tempi avrei scelto altre canzoni, per esempio Come è profondo il mare di Dalla o Luci a San Siro di Vecchioni”. Ora invece ci sono le canzoni “che ho cantato con gli amici e le amiche in tantissime serate a Bologna passate a giocare a carte, dalla briscola al tressette al tarocco, senza mai giocarsi neanche un caffè”. E l’intorto del titolo? L’idea è stata della compagna Raffaella, venuta fuori durante un pranzo di lavoro con i discografici e subito piaciuta. “L’intorto nasce dal fatto che sono canzoni che nessuno conosceva, canzoni marginali che fai bella figura a spiegare, per esempio, a una ragazza. Questo è l’intorto, far vedere che sei un fighetto”.

Ad aprire il disco una ritmata versione quasi da balera de I morti di Reggio Emilia di Fausto Amodei, scritta per ricordare i cinque uccisi dalla polizia durante una manifestazione sindacale il 7 luglio 1960. Poi brani anarchici come Addio a Lugano e Nel fosco fin del secolo quando “dal sangue spunterà la nuova istoria de l’Anarchia” e canzoni meneghine come la macabra e surreale El me gatt di Ivan Della Mea, Ma mi di Fiorenzo Carpi e Giorgio Strehler (cavallo di battaglia di Ornella Vanoni) e Sei minuti all’alba. E ancora Tera e aqua e il traditional inglese Green Sleeves che, racconta Guccini nel booklet, mezzo secolo fa era stata adottata come sigla di un programma della domenica mattina del primo canale nazionale, A come agricoltura, e lui ne era stato affascinato al pari della storia che ne attribuiva la paternità a Enrico VIII, dedicata alla moglie Anna Bolena che poi fece decapitare per averlo tradito.

Sfoggiando uno spesso maglione rosso, Guccini non può certo sottrarsi, davanti alla platea di giornalisti invitati per la presentazione alla milanese Bocciofila Martesana, alla sottolineatura di come questo anacronistico disco, commercialmente quasi improponibile, sbocci in un momento storico in cui al governo siede una parte politica che sembra l’ideale bersaglio di molte delle dodici canzoni presenti. “Per quanto riguarda la congerie politica attuale quando abbiamo fatto il disco non si sapeva, ma si intuiva – sottolinea - e mi fa piacere che alla fine le canzoni che ho scelto siano di un certo tipo. In questo disco ci sono tutte canzoni di perdenti, di chi al potere si oppone e lo combatte. C’è ancora quel mio spirito di ragazzo quando in classe ci si divideva tra chi teneva per i greci e chi per i troiani. Io tifo ancora oggi per i troiani”.

Tra perdenti e aspiranti vincenti, riferendosi a un altro brano di Carpi e Strehler, Quella cosa in Lombardia, Guccini risponde a una domanda sulle prossime elezioni regionali in Lombardia e dice: “Fa bene il Pd, o quello che ne resta, a non appoggiare” Letizia Moratti, mentre sul nuovo governo e su Fratelli d’Italia, che nel simbolo conserva la fiamma, sbotta: “Non mi piace che ci sia la fiamma, quella che ardeva a arde ancora sulla tomba di Mussolini. Ma pare che gli italiani siano contenti. Staremo a vedere. Come diceva mia nonna, ci vuole pazienza, e tanta”. Nel mirino dell’ex “simpatizzante anarchico" Guccini ("ma essere anarchici oggi sarebbe un po’ come arrampicarsi sugli specchi”), autore de La locomotiva simbolo di una sbuffante anarchia pronta allo scontro frontale con il potere costituito, ci sono ancora e sempre tutti i fascismi e gli stalinismi anche se, racconta, in virtù della sua onnivora curiosità e passione, un tempo ha cantato anche lui canzoni fasciste.

“La mia conoscenza di canti e canzoni spazia da destra a manca - spiega il Maestrone -, ma per una ragione personale preferisco manca. Anche se, contrariamente a quanto si è sempre pensato della mia collocazione politica, non sono mai stato comunista, non ho mai sostenuto il Pci, a differenza per esempio di De Gregori. Semmai dico la mia parte politica non in maniera violenta o sbandierata”. Quindi una stoccata a Mogol con i suoi testi innocui e soprattutto a Maurizio Vandelli che, quando Guccini a metà anni Sessanta non era ancora iscritto alla Siae e le sue prime canzoni oltre che ai Nomadi le faceva eseguire all’Equipe 84, “non mi ha mai dato una lira”.

Erano i tempi della guerra del Vietnam e della guerra fredda, con l’incombente pericolo di una nuova atomica dopo quelle follemente lanciate vent’anni prima su Hiroshima e Nagasaki, quando Guccini scrisse Noi non ci saremo portata al successo dalla voce di Augusto Daolio. Ed è così che ora il re dei nostri cantautori ha deciso di chiudere il suo ultimo disco con un inno alla Ucraina che sotto le bombe russe sta vivendo dal 24 febbraio, con l’Europa e il mondo costretti a tenere il fiato sospeso con le minacce nucleari all’orizzonte. Fantasmi che aleggiano sull’umanità e speranze che echeggiano nella traccia fantasma che contiene Sluga Naroda, sigla della serie di Zelensky Servitore del popolo, che Guccini canta in ucraino concludendo con il saluto nazionale Slava Ukraini. Sperando che questo brano possa essere l’unico non perdente del suo ultimo disco.

da Avvenire

(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale)

'Drive in' in mare per ascoltare poesie e musica

 

Un leudo, tipica imbarcazione ligure, in mezzo al Golfo dei Poeti diventa il palco da cui leggere versi, davanti a un pubblico disposto su barche e gommoni. La cornice sarà l'anfiteatro naturale dell'insenatura della Spezia, con Porto Venere e Lerici ai due capi. Musica e poesia saranno protagoniste di 'Sail-in', un drive-in sulle acque del mare, il 10 agosto, in occasione della notte di San Lorenzo. Nel golfo amato da Shelley e Byron, ma frequentato anche da Montale, Petrarca, Marinetti, la poesia si riprende uno spazio. 'È ancora un golfo per poeti' lo slogan del gruppo Mitilanti, gioco di parole tra militanza e mitili, il prodotto tipico della Spezia. Gli organizzatori sono cinque giovani appassionati di scrittura che da tempo provano a riportare il discorso poetico al centro di una delle terre, e dei golfi, che ispirò e accolse il talento di grandi letterati. Tanto che Sem Benelli indicò il golfo spezzino come 'Golfo dei Poeti'. "Non vogliamo solo celebrare una tradizione, ma anche rinnovarla - spiega Filippo Lubrano, uno dei Mitilanti -. L'obiettivo è prenderne il testimone e renderla contemporanea. La poesia è una materia viva e ce n'è ancora un grande bisogno". L'evento Sail In era stato giù proposto nell'estate del 2020, in piena pandemia, con l'idea di realizzare uno spettacolo poetico in completa sicurezza. Quest'anno la manifestazione verrà riproposta: sono previste circa 150-200 spettatori che arriveranno con 30-40 imbarcazioni pronte ad avvicinarsi al suggestivo leudo Nuovo Aiuto di Dio, che domani arriverà da Sestri Levante e sarà in rada nei pressi della diga foranea spezzina. La partecipazione è gratuita, e per chi non ha una imbarcazione sono stati messi a disposizione i contatti di una società di noleggio cui rivolgersi che fornirà dei gommoni per raggiungere il leudo, indicato con le coordinate nell'invito. L'appuntamento è alle 19, quando Manuel Picciolo introdurrà la serata con alcuni brani musicali, dopodiché partiranno le letture di poesie dedicate al mare. Saranno presenti le telecamere della tv inglese Channel Four, che "inserirà questo momento in un documentario in stile grand tour dell'Italia che è in corso di realizzazione" spiegano gli organizzatori. Tra le iniziative già realizzate di Mitilanti le poetry slam, cioè gare poetiche, laboratori di scrittura creativa, masterclass con scrittori come Giulio Mozzi e Walter Siti (premio Strega) e le 'Poetry take away & delivery': consegne a domicilio o da asporto di poesie, lette al citofono o consegnate nelle box, pensate per il periodo del lockdown.
ansa

Angelo Branduardi, il potere della musica è terapeutico

Quasi cinquant'anni di carriera e 50 album, nel segno della sperimentazione, della ricerca, dell'esplorazione muovendosi tra musica antica, pop, folk.

"Ma l'approccio non è mai cambiato, è sempre lo stesso.

Così come l'emozione. E le idee nascono ancora nello stesso modo, ovvero senza una ritualità precisa. Ho esplorato mondi diversi, suonato con il Banco del Mutuo Soccorso o con Le Orme. Ho fatto un po' di tutto, ma sempre seguendo solo l'istinto e il piacere".
    Angelo Branduardi ha scritto e cantato di filosofia, Medioevo e testi sacri e si è lasciato ispirare da Dante, dalla poesia russa e da Donovan e Cat Stevens e a 72 anni rimane ancora e sempre il "Menestrello".
    "All'inizio era un soprannome che mi stava un po' stretto, ma ora mi rispecchio nelle parole di un anonimo trovatore tedesco dell'anno mille che scriveva: 'Sono un trovatore e sempre vado per molti paesi e città. Ora che sono arrivato qui, lasciate che prima di partire io canti'. E' quello che ho fatto per 50 anni".
    Perché Branduardi nella musica ha sempre creduto e, guarda caso, proprio il potere della terza arte sugli esseri umani è stato scelto come tema di una delle tracce dell'esame di maturità di quest'anno, riprendendo un brano da Musicofilia di Oliver Saks.
    "Il potere della musica è enorme, ha una forte componente terapeutica e di trance - dice il musicista -. L'aveva nella musica primitiva e l'ha ancora oggi. E' uno sguardo oltre il muro, attraverso una porta chiusa. E' una visione. Anche se la musica non va spiegata perché come dice Dante, la musica è rapimento".
    Il "violinista che per combinazione ha scritto anche parole e musica" ha consegnato al pubblico poesie musicali come "Si può fare", "Confessioni di un malandrino", "La pulce d'acqua" e l'immortale "Alla Fiera dell'Est", grandi successi che hanno fatto la storia della musica italiana, ma sui quali non si è mai adagiato. "Avrei potuto ripetere all'infinito variazioni di Alla Fiera dell'Est, ma non sarebbe stato interessante. Sono sempre alla ricerca di qualcosa che stupisca prima me e poi gli altri.
    Certo, ho fatto cose belle e cose brutte - che sono quelle che non faccio più dal vivo -, ma sempre dettate dall'istinto e dal piacere".
    Branduardi - atteso da un'estate di concerti dal vivo ("ho un brano già registrato di grande allegria, ma per ora resta dov'è perché non mi sembra il momento giusto per pubblicarlo") - il 24 giugno sarà nuovamente ospite della prima delle due serate finali di Musicultura allo Sferisterio di Macerata. Una presenza, la sua, costante negli anni. "All'inizio facevo anche parte della giuria, poi non mi hanno più chiamato: forse ero troppo severo", racconta con un sorriso. Ma il rapporto tra il compositore e il festival della canzone popolare e d'autore che valorizza i giovani talenti è rimasto di affetto e fiducia nel tempo. "Mi è stato chiesto di esibirmi con le Confessioni di un Malandrino. E lo farò, insieme al Maestro Fabio Valdemarin. Avrò circa 20 minuti, deciderò anche all'ultimo cosa fare".
    Insieme a Branduardi sul palco dello Sferisterio sono attesi, oltre agli artisti finalisti, anche Litfiba, Manuel Agnelli, Ditonellapiaga, Silvana Estrada, Ilaria Pilar Patassini, Dakhabrakha, Violons Barbares, Emiliana Torrini & The Colorist Orchestra e Gianluca Grigani. Le due serate (24 e 25 giugno) saranno condotte da Enrico Ruggeri e Veronica Maya e andranno in onda su Rai2 il 22 luglio.

ansa

Segnalazione web a cura di Turismo Culturale

MUSICA «Laborintus 2.0», tutto in streaming Festival di Nuova Consonanza

Avvenire

U na ventina di appuntamenti musicali, che coinvolgono interpreti quali Gianni Trovalusci, Gabriele Bonolis (nella foto), Eleonora Claps, Ensemble BRuCh, Sonar Trio. È «Laborintus 2.0, edizione n. 57 del Festival Nuova Consonanza che, inizialmente programmato con concerti dal vivo in varie sedi a Roma, si riformula per essere interamente live streaming, con dirette gratuite dal canale youtube dell’Associazione Nuova Consonanza fino al 20 dicembre.

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''Una luce nel buio'', streaming dall'antichità Dal Teatro di Taormina sul sito ANSA concerto gratuito

 

TAORMINA -  ''Questo concerto rappresenta una luce nel buio. Siamo tutti molto spaventati. E' un momento difficile che nessuno si sarebbe mai aspettato. La musica, l' arte, l'archeologia, la bellezza dei nostri paesaggi possono dare un po' di conforto a tutti noi, costretti a stare in casa o a muoverci con tutte le precauzioni''. Gabriella Tigano, direttrice del Parco Naxos Taormina, definisce così l' appuntamento gratuito che sarà possibile seguire in diretta streaming sul sito dell'ANSA domenica 15 novembre alle 12, con la storica Orchestra a plettro Città di Taormina impegnata nel Teatro Antico nell' esecuzione di una serie di famose colonne sonore cinematografiche. Lo spettacolo nello scenario archeologico fantastico della citta siciliana si aggiunge all' elenco di iniziative live promosse da istituzioni pubbliche e private live che l' ANSA ha proposto di rilanciare sul web all'indomani della chiusura di cinema, teatri e sale da concerto in tutta Italia. Il concerto di domenica è organizzato il Parco Archeologico Naxos Taormina insieme con la Fondazione TaoArte Sicilia, il Taormina Film Fest e Videobank partner tecnologico e produttore di spettacolari riprese aeree con i droni.
    ''Siamo molto contenti di essere riusciti a organizzare questo evento - dice Tigano - . La nuova chiusura per l' emergenza Covid è stata un colpo durissimo. I visitatori per noi sono la linfa. Vedere il Teatro deserto è davvero un dolore, specialmente con il bellissimo tempo primaverile di questi giorni''. Nel panorama di difficoltà e divieti, tuttavia, una vera e propria boccata di aria pura è arrivata con il milione e 800 mila euro assegnato dal Mibact per compensare le perdite registrate tra marzo e maggio nel primo lockdown. ''E' molto importante per noi perché il Parco vive di sbigliettamento - spiega la direttrice -. Quando siamo chiusi abbiamo un danno enorme. Il Teatro di Taormina è visitato tutto l' anno. Nel 2019 abbiamo avuto nei vari siti del Parco una stagione eccezionale con un milione di visitatori. In questo periodo l' anno scorso avevamo un mare di gente perché gli orientali e gli americani viaggiano proprio tra novembre, dicembre e gennaio''. Il 2020 funestato dal virus ha invece determinato il crollo del 70 per cento delle presenze, particolarmente grave perché l' anno precedente proprio i visitatori da Cina, Giappone, Usa e Australia avevano fatto toccare livelli di crescita straordinari.
    Il Parco Naxos Taormina - che oltre al Teatro, comprende il Museo e l'area archeologica di Naxos e Isolabella - attualmente è un cantiere. ''Non ci fermiamo mai - sottolinea Gabriella Tigano - e stiamo approfittando di questa chiusura per mettere in campo una serie di iniziative che speriamo di poter svolgere appena sarà possibile riaprire. Intanto, una mostra a Palazzo Ciampoli di arte contemporanea dedicata a pittori siciliani che non credo riusciremo ad inaugurare per Natale, viste che nessuno sa se si potrà riaprire. Poi lavoriamo a progetti di scavo che come Parco possiamo programmare in autonomia, e stiamo sistemando tutti i percorsi interni del teatro Antico in particolare le scalinate fatte negli anni Cinquanta ormai usurate e pericolose. Altri interventi riguardano il restauro di reperti archeologici subacquei che erano custoditi da molto tempo nei depositi e Isolabella con la perizia per la sistemazione della meravigliosa villa a padiglioni''.

L' 'Orchestra a Plettro Città di Taormina, protagonista del concerto, è nata agli inizi del 1900 ed formata da musicisti che usano solo strumenti a plettro come mandolino, mandola, mandoloncello, chitarra e contrabbasso. Dopo l' Intermezzo dalla "Cavalleria Rusticana" di Mascagni, il programma prevede una selezione di capolavori musicali della storia del cinema fra cui spiccano C' era una volta il West di Ennio Morricone, Il Gattopardo e Il Padrino di Nino Rota, La vita è bella di Nicola Piovani, Il postino di Luis Bacalov, e Libertango, di Astor Piazzolla. (ANSA).
   

“Concerti d’autunno 2019” Domenica 17 novembre 2019 ore 18.00 Oratorio dell’Addolorata al Sacro Monte Calvario di Domodossola

La Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario e l’Istituto della Carità, nell’ambito della stagione artistica 2019 e della rassegna “Concerti d’autunno 2019”, propongono il concerto che si terrà domenica 17 novembre, alle ore 18.00, nell’Oratorio domestico dell’Addolorata (ingresso dal Santuario del SS. Crocifisso) al Sacro Monte Calvario di Domodossola e che vedrà impegnati i

Solisti della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario

Silvia Arfacchia e Davide Besana: violini, Arianna Cartini: viola
Andrea Pecelli: violoncello, Roberto Mattei: contrabbasso
Marco Rainelli: flauto, Federica Zoppis: cembalo

Giacomo Mutigli: direttore

nell’esecuzione del Concerto per violino, archi e basso continuo in Sol maggiore RV 310 e del  Concerto per flauto, violino, archi e basso continuo in Do maggiore RV 533 di A. Vivaldi (1678-1741), del Concerto in Si bemolle maggiore per organo e archi Op 4 Nr. 6 di G. F. Haendel (1685-1759), del Concerto per violoncello e archi in Re minore nr. 3 di L. Leo (1694 - 1744) e del Concerto per flauto in Sol maggiore op. 29 di C.P. Stamitz (1745-1801).

All’interno della Cappella musicale del Sacro Monte Calvario, che riunisce da molti anni al Sacro Monte l’attività d’insieme, sia liturgica sia concertistica, con la Corale di Calice, la Camerata strumentale di S. Quirico, l’Orchestra da Camera, la Schola Gregoriana del S. Monte Calvario ed il Convivio Rinascimentale, nasce nel 2016 la formazione cameristica dei “Solisti della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario”. Lo scopo è quello di dar spazio alla musica barocca, unendo la professionalità, la passione e l’amicizia di strumentisti che da anni dedicano il loro impegno musicale su tutto il territorio del V.C.O. Il repertorio proposto intende evocare il carattere stilistico che appartiene alla musica strumentale del XVII e XVIII secolo, in cui gli strumenti, precedentemente sostituiti dalle voci, diventano parte fondamentale della musica.
Il concerto è reso possibile grazie alla sensibilità dell’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario, con il sostegno prezioso della Fondazione CRT e il patrocinio e il contributo della Città di Domodossola.

Musica: nuova vita Castrocaro, con Belen e De Martino

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Una serata "di grande musica, ma anche di spettacolo, con tanti ospiti, tanti volti giovani, una giuria presieduta da Simona Ventura, la conduzione affidata a Belen Rodriguez e Stefano De Martino, per la prima volta in coppia in uno show di prima serata, che canteranno e balleranno insieme": Lucio Presta presenta così la finale della 62/a edizione del Festival di Castrocaro, che andrà in onda martedì 3 settembre in diretta su Rai2 e in contemporanea su Radio2 con Ema Stokholma. 

Sono stati annunciati, intanto, i nomi dei dieci finalisti: Alfredo Bruno (26 anni, di Rende-Cs), Anita Guarino in arte Anita (20 anni, di Pomezia-Rm); Debora Manenti (21 anni, di Cazzago S. Martino-Bs); Gaia Gemmellaro (18 anni, di Nicolosi-Ct); Giovanni Arichetta (25 anni, di Torino); Michele Sechi in arte Mike Baker (21 anni, di Vico Pisano-Pi); Nicole Frendo (17 anni, di Malta); Riad Souala (23 anni, di Vicenza); Roberto Tornabene in arte Berna (17 anni, di Mascali-Ct); Rosario Canale in arte Kram (27 anni, di Reggio Calabria). 

"In giuria ci saranno anche Elodie, Andrea Delogu e il maestro Bruno Santori", spiega Presta, che organizza l'evento con la sua Arcobaleno Tre, in collaborazione con il Comune di Castrocaro Terme e Terra Del Sole. "Daremo spazio a tanti generi musicali, avremo grandi ospiti e naturalmente l'orchestra perché le esibizioni saranno dal vivo", spiega ancora il manager, che rilancia così un festival storico, antesignano dei talent musicali, che ha visto nascere star come Eros Ramazzotti, Zucchero, Fiorella Mannoia, Nek e Laura Pausini. Tutte le iscrizioni da parte dei partecipanti alle selezioni sono state gratuite. 

"I ragazzi, che sono davvero in gamba, passeranno attraverso un meccanismo di selezioni successiva a cinque, a tre e infine sarà decretato il vincitore", conclude Presta. (ANSA).

20 luglio 1969-2019. Da Vecchioni a Mina, 10 canzoni (più 1) dedicate alla luna

Da Vecchioni a Mina, 10 canzoni (più 1) dedicate alla luna

Il 20 luglio 1969 gli astronauti della missione Apollo 11 mettevano per la prima volta piede sulla Luna. Eppure sulla luna l’uomo ci è sempre “salito”, almeno con la fantasia. Grazie ai poeti, prima di tutto. E poi con la musica. Non si contano le canzoni dedicate alla luna, in tutte le lingue del mondo. Ne abbiamo scelte dieci (alcune delle quali forse non così note)… più una.

1. Luna Rossa (1950)
Scritta Vincenzo De Crescenzo e Antonio Vian, fu presentata per la prima volta durante la Festa di Piedigrotta del 1950, cantata da Giorgio Consolini, accompagnato dall'orchestra di Nello Segurini e divenne presto uno dei gioielli dello sterminato repertorio napoletano (nel quale la luna ha un ruolo di primo piano, da Marechiaro a Luna caprese e Na voce, ‘na chitarra e un poco ‘e Luna)
Nella canzone un uomo vaga di notte per strada nella speranza che la sua amata si affacci dal balcone. “E 'a luna rossa me parla 'e te / io le domando si aspiette a me / e me risponne si 'o vvuo' sape' / cca' nun ce sta nisciuna”.
Infinito l’elenco di chi l’ha cantata:, Claudio Villa, Massimo Ranieri, Lina Sastri, Gabriella Ferri, Mia Martini, Renzo Arbore, Renato Carosone, Mango, fino a Joséphine Baker, Noa e Caetano Veloso. Frank Sinatra la incise con il titolo Blushing Moon e ce n’è persino una versione in arabo con M'Barka Ben Taleb. Qui la versione classicissima e superba di Roberto Murolo.
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2. U2 – Mysterious ways (1991)
La luna non c’è nel titolo di questo brano tratto da Achtung Baby, ma la attraversa completamente. Quale è il significato della canzone? Se per alcuni la luna è una metafora della donna e del suo potere di soggiogare l’uomo (proprio come la luna muove le maree) anche attraverso la dimensione sessuale, altri invece propongono letture sono decisamente più religiose, in linea con molte canzoni della band di Dublino: dal confronto tra Giovanni Battista e Salomè (e la danza del ventre nel video sembrerebbe confermarlo) fino a quelle in cui la luna diventa simbolo addirittura dello Spirito Santo. Per altri ancora, infine, è soltanto una canzone… sulla luna.
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3. Roberto Vecchioni – Blumùn (1993)
Uno swing allo specchio sugli anni che passano e un dialogo con Dio (che all’inizio, con la voce di Gene Gnocchi, dice: «Vecchioni, Vecchioni... / già il nome che hai avuto in sorte, / Vecchioni... ma non ti dice niente? / E continui a rubarmi giorno dopo giorno»). Ma sotto la vena malinconica e una bella nota di ironia, Blumùn celebra tutto il sapore della vita: «Questa luna nel cielo sembra panna, / che voglia di una lontana ninna nanna / Ho tanti amori, tanti figli addosso / che pare brutto salutarli adesso: / sono un uomo felice lo confesso. / anno dopo anno...».
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4. Neil Young – Harvest moon (1992)
Canzone che dà anche il titolo all’album pubblicato dal rocker canadese nel 1992, è un magnifico pezzo sull’amore che resiste intatto come il primo giorno. “Perché sono ancora innamorato di te / Voglio vederti danzare ancora / Perché sono ancora innamorato di te / Sotto questa luna del raccolto”. Per anime romantiche.
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5. La luna, da Forza venite gente (1981)
Con migliaia di repliche in Italia e nel mondo “Forza Venite Gente” è un vero caso teatrale, anche per per la sua durata. La canzone dedicata alla Luna è uno dei momenti più intensi. Un duetto tra Francesco e il Sultano, in cui il disco bianco “mantello bianco di pietà” diventa uno specchio in cui incontrarsi, “presenza muta di ogni Dio / del suo del mio / del Dio che sa”.
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6. Mina – Flying me to the moon (1972)
“Fammi volare fino alla luna / Fammi giocare tra le stelle / Fammi vedere che effetto fa / saltare su Giove e Marte / in altre parole, prendi la mia mano! / in altre parole, baciami bambina”. Grande swing e grande classe per questo brano scritto nel 1954 da Bart Howard (con il titolo originale In Other Words, ossia "in altre parole") la cui versione più celebre è quella cantata da Frank Sinatra ma è nel repertorio di tutti gli artisti più grande: Paul Anka, Tony Bennett, Shirley Bassey, Nat King Cole, Nina Simone, Perry Como, Ella Fitzgerald, Amy Winehouse, Gregory Porter, Diana Krall, Marvin Gaye, Astrud Gilberto, Michael Bolton, Michael Bublé. La versione di Mina che qui proponiamo, apre i concerti con una big band jazz documentati nel disco Dalla Bussola.
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7. Tom Waits – Grapefruit moon (1973)
Penultima canzone del suo primo album, Closing Time, è una lenta, dondolante ballata d’amore intonata sotto una “luna pompelmo” e una stella che brilla nell’oscurità. Qui Waits è ancora un romantico coroner, ma la luna è un tema e un’immagine che ne percorrerà tutta la carriera.
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8. Loredana Bertè – E la luna bussò (1981)
Senza dubbio la più celebre tra le canzoni italiane dedicate alla luna. Scritta da Mario Lavezzi insieme ad Oscar Avogadro e Daniele Pace è forse il primo reggae italiano. “E allora giù quasi per caso / Più vicino ai marciapiedi / Dove e vero quel che vedi / E allora giù senza bussare / Tra le ciglia di un bambino / Per potersi addormentare”.
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9. Paul Simon - Song About the Moon
Gioiello in un repertorio di gioielli, la canzone di Paul Simon spiega tutte le altre canzoni sulla luna. “Se vuoi scrivere una canzone su un volto / Se vuoi scrivere una canzone sulla razza umana / Scrivi una canzone sulla luna”. La luna come grande metafora, perfetta per ogni spunto, dall’amore alla scienza alla spiritualità… a una semplice ninna nanna. La Luna è un luogo dell’immaginazione, e anche dopo l'allunaggio, è ancora un luogo sconosciuto.
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10. Billie Holiday - Blue Moon (1952)
Abbiamo iniziato da una luna rossa, finiamo con la storia di una luna che da blu (il colore della tristezza) diventa d’oro quando l’amore si avvera. Composta da Richard Rodgers e Lorenz Hart nel 1934, è stata poi cantata da alcune delle più grandi voci del secolo scorso, da Elvis Presley a Frank Sinatra a Ella Fitzgerald, e come standard è stata interpretata da jazz man come Armstrong, Django Reinhardt, Dizzie Gillespie. Ma quella di Billie Holiday è indimenticabile. Nota per i calciofili: Blue Moon dagli inizi degli anni 90 è diventata l’inno ufficioso del Manchester City.
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+ 1. R.E.M. – Man on the moon (1992)
Eccoci al bonus. Il titolo ricorda l’allunaggio di 50 anni fa. Ma non è proprio una canzone dedicata alla luna, né a Neil Armstrong, quanto semmai a un grande “lunatico” e “stralunato” come Andy Kaufmann, comico surreale che con le sue performance portava alla luce le contraddizioni della società (non solo americana) propensa a credere a qualsiasi cosa. Cantava Michael Stipe: “Se credevi avessero portato un uomo sulla luna / Se credi non ci sia nessun trucco / Allora niente è divertente”. Man on the Moon è un film del 1999 su Andy Kaufmann, diretto da Miloš Forman e interpretato da Jim Carrey.
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