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Enoturismo, torna l’evento “Fine” di Valladolid: riflettori su Marche e Sicilia

 

Si terrà a Valladolid (Spagna) il 13 e 14 marzo il Salone Internazionale dell’Enoturismo – Fine #WineTourismMarketplace – che vedrà quest’anno una nutrita partecipazione italiana di cantine e strade del vino supportate dalla Regione Marche e dall’Irvo della Regione Sicilia, pronte a presentare a top buyer qualificati provenienti da tutto il mondo le proprie proposte in tema di enoturismo.

Fine è un mercato di contrattazione rigorosamente B2B riservato ai professionisti dell’enoturismo che celebrerà quest’anno a Valladolid la sua 5ª edizione. Sono attese 140 aziende enoturistiche provenienti da Spagna, Portogallo e dalle regioni italiane che incontreranno quasi 90 operatori turistici provenienti da 23 Paesi.

Il direttore generale della Feria de Valladolid, Alberto Alonso, ha spiegato come Fine «presentandosi come un mercato aperto ai professionisti di tutto il mondo, riconfermi la sua vocazione internazionale» e come «l’inclusione, quest’anno, dell’offerta italiana proposta dalle Regioni Marche e Sicilia, consolidi ulteriormente questa caratteristica. L’ampliamento dell’offerta enoturistica sarà molto apprezzato dai buyer/tour operator che animano il market place i quali beneficeranno una maggiore diversità di proposte per disegnare i loro modelli di viaggio».

La presenza della Regione Marche e della Sicilia prevede anche la loro partecipazione al programma di conferenze tecniche, dove si parlerà di modelli enoturistici di successo in diverse parti del mondo e di come il cinema e la letteratura possano fare da apripista alle visite in cantina e alla scoperta dei territori.

Questa edizione di Fine ha visto una crescita sia nel numero di cantine e wine routes sia nel numero di buyer internazionali presenti. L’attività si estenderà anche ai seminari tecnici e ai fam trip. Il programma di conferenze tecniche inizierà con un intervento di Paul Wagner, esperto americano che parlerà dei modelli enoturistici di successo in diverse regioni del mondo.

lagenziadiviaggimag.it

Alto Piemonte e Gran Monferrato: la più grande Città Europea del Vino

 

Un viaggio lungo nove mesi attraverso 20 città dell’Alto Piemonte e Grande Monferrato per raccontare la ricchezza dell’offerta enoturistica di questa area grazie all’evento Città Europea del Vino 2024 che durerà fino a novembre. Un’importante occasione per portare sul territorio eventi promozionali, strategie di marketing, studi universitari e collaborazioni internazionali, coinvolgendo consorzi di tutela, Camere di commercio, enti locali, aziende, università, con positive ricadute economiche e turistiche.

La vera protagonista sarà la parte “off” dedicata a turisti ed enoturisti che prevede ben 40 tra tour, cene, wine days, mostre mercato, eventi musicali, premi letterari e fotografici, momenti formativi e di approfondimento tra i quali un percorso sull’enoturismo con Roberta Garibaldi.

Il Piemonte si conferma come la seconda regione a livello nazionale per impatto di fatturato con un giro d’affari per il comparto vinicolo che cresce a quota 1.362 milioni di euro (erano 1.235 milioni nel 2022). Dietro questi numeri, un altro fenomeno in crescita: turisti soprattutto italiani ed europei, sempre più alla ricerca di esperienze enogastronomiche come elemento centrale del viaggio in questa destinazione.

Il territorio si racconterà attraverso un rinnovato storytelling, incentrato su una zona geografica che fa della biodiversità e del rispetto della natura e dello stile di vita rurale il suo principale valore. “Un riconoscimento -ha commentato Vittoria Poggio, assessore al turismo della Regione Piemonte– che attesta ancora una volta il primato piemontese in questo settore, che attira migliaia di turisti e investitori e ne attirerà ancora di più grazie alla programmazione nelle nostre venti città”.

guidaviaggi.it


Sei Strade del Vino Sicilia al Salone dell’enoturismo in Spagna

 

Un incontro che diventa condivisione di intenti, propositi e visioni comuni. È stato questo, in primis, il senso del viaggio intrapreso dalle Strade del Vino e dei Sapori dell’Etna e del Val di Noto, protagoniste nei giorni scorsi di una degustazione tematica di vini, spumanti e oli di entrambi i territori, organizzata nel Palazzo Vigo di Riposto dalla Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna.

Una collaborazione che proseguirà e, anzi, si amplierà in vista del Salone internazionale dell’enoturismo ‘Fine Wine Tourism Marketplace’, in programma il 13 e 14 marzo a Valladolid in Spagna. Grazie ad un finanziamento dell’Irvo, Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia, sei Strade del Vino e dei Sapori di Sicilia prenderanno parte alla manifestazione per incontrare buyers e tour operator interessati alle proposte enoturistiche ed enogastronomiche dei diversi territori siciliani.

Capofila del progetto Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna, promotore ed interlocutore con l’assessorato regionale all’Agricoltura e con l’Irvo. Coinvolti anche altri cinque territori: Strada del Vino e dei Sapori Val di Noto, Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi, Strada del Vino e dei Sapori di Mazara, Strada del Vino e dei Sapori di Marsala e Strada del Vino e dei Sapori delle Terre Sicane.

“Si tratta di un progetto molto ambizioso che vede per la prima volta partecipare sei Strade del Vino e dei Sapori di Sicilia ad un evento internazionale – spiega Marika Mannino, direttrice della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna – Porteremo al Salone un catalogo delle proposte turistiche ed enogastronomiche di questi sei territori siciliani, che include una sorta di almanacco con tutte le aziende associate alle rispettive Strade del Vino e dei Sapori con le descrizioni dei servizi che offrono. È la prima volta – prosegue – che viene realizzata un’operazione di comunicazione di questo tipo. In più, anche se si tratta di una fiera di servizi e di promozione di esperienze, porteremo anche dei prodotti, vini ed oli da far degustare al desk in cui accoglieremo i buyers. Ringrazio – conclude Marika Mannino – per questa importante opportunità l’assessorato regionale all’Agricoltura e l’Irvo, che hanno creduto alla bontà del progetto di promozione del territorio”.

‘Fine Wine Tourism Marketplace’, fiera che ogni anno attrae una settantina di agenzie e tour operator provenienti da tutto il mondo, rappresenta una vetrina di eccellenza per promuovere le proposte dei sei territori siciliani. Una scommessa a cui la Regione Siciliana ha subito creduto. “Noi crediamo molto nell’enoturismo perché la Sicilia, con le sue peculiarità, i suoi beni culturali, i suoi beni ambientali, è un palcoscenico molto interessante – spiega Gaetano Aprile, direttore dell’Irvo Sicilia – tanto è vero che moltissime aziende riescono a vendere la propria produzione attraverso questo tipo di attività. E lo riteniamo importante anche in vista del 2025 quando la Sicilia sarà regione per l’enogastronomia a livello europeo. Partecipare a queste fiere è fondamentale per veicolare l’immagine della nostra terra. Su questo stiamo puntando. Alla fiera parteciperanno solo sei Strade del Vino e dei Sapori di Sicilia perché le altre non sono ancora organizzate. Di questo – conclude Aprile – abbiamo parlato anche con l’assessore regionale per far sì che tutti i territori abbiano delle Strade del Vino che funzionano affinché tutto il territorio possa essere in grado di ospitare i visitatori che giungeranno”.

travelnostop.com

Reggio Emilia, al centro Malaguzzi arriva l’evento vintage ‘VinoKilo’

 L'atteso appuntamento per gli amanti dello shopping vintage sarà a Reggio Emilia da oggi fino al 18 febbraio


REGGIO EMILIA – Da oggi e fino al 18 febbraio a Reggio Emilia arriva il famoso evento VinoKilo, la vintage Kilo Sale più famosa d’Europa. L’appuntamento, tra moda e buon vino, è al Centro Internazionale Loris Malaguzzi. Per partecipare sarà necessario prenotare la data, l’ingresso e i biglietti (alcuni gratuiti ma limitati). VinoKilo permette di acquistare abiti vintage per rinnovare il proprio guardaroba all’insegna del “sostenibile”. Chi vorrà, inoltre, potrà portare con sé i vestiti che non indossa più per ottenere un buono in euro per ogni kg di indumenti donati.

stampareggiana.it

Strada Vino e Sapori Etna, doppio evento a Riposto e Milo

Due degustazioni tematiche di vini e oli per promuovere il territorio attraverso le sue eccellenze enogastronomiche. Questo il filo conduttore del doppio appuntamento organizzato dalla Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna, in collaborazione con il Comune di Riposto e la Pro Loco Riposto e con il Comune di Milo e la Pro Loco di Milo.

Si inizia venerdì 16 febbraio, al Palazzo Vigo di Riposto, alle 19.30, con “Strade che si incontrano: Strade del Vino e dei Sapori dell’Etna e del Val di Noto si raccontano”, un viaggio esperienziale tra vini e spumanti ottenuti da vitigni autoctoni prodotti nei terroir etnei e del Val di Noto. L’evento vedrà la partecipazione anche degli studenti dell’Istituto Professionale per i Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera ‘G. Falcone’ di Giarre che prepareranno un piatto degustazione con arancinetto al nero di seppia, polpo arrostito e crema di patate, trancio di schiacciata di pesce (pomodoro, bietole, cozze, calamari, gamberetti e tuma), filetto di pesce azzurro scottato e aromatizzato al limone, sformato di pasta alle alici e mollica atturrata e crostatina. In chiusura prevista anche la degustazione di un distillato locale.

Secondo appuntamento, venerdì 23 febbraio, al Centro Servizi di Milo, alle ore 19.30, con la degustazione “Il mantello dell’Etna: le espressioni del Nerello Cappuccio”. Anche questa degustazione sarà accompagnata da oli, esclusivamente di produzione etnea. I vini saranno abbinati ad un piatto degustazione con millefoglie di patate, caponata, carciofo al forno, arancinetto, insalata di trunzo, tortino di patate e carote con cavolo viola e panelle palermitane. A chiudere la serata sarà un’eccellenza di distillato locale accompagnato dagli ‘nzuddi della tradizione orientale dell’isola.

A guidare le due degustazioni i sommelier professionisti Danilo Trapanotto (ONAV Catania) e Gioele Micali (AIS Sicilia), il docente esperto Riccardo Randello (ONAV Catania) e il capo panel CCIAA Sud Est Sicilia Ercole Aloe, durante le quali saranno presenti anche i produttori, circa venti.

“Raccontare il territorio attraverso le proprie eccellenze agroalimentari è uno dei modi migliori per promuoverlo al meglio – sottolinea Gina Russo, presidente della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna – Farlo unendo due aree della Sicilia molto apprezzate è un’esperienza ancora più completa e oggi ancor più importante per accogliere un turista che è sempre più preparato in materia di sapori. La nostra mission è proprio questa: raccontare al meglio l’identità e la storia che ci caratterizza, un progetto di promozione turistica che, partendo dalle eccellenze agroalimentari, si ripromette di creare scambi e interconnessioni tra le diverse aree di produzione. D’altronde sono sempre più numerosi i turisti in cerca di itinerari del gusto, di esperienze ed eventi legati al mondo del vino e dei prodotti tipici”.

travelnostop.com



Trentunesima edizione di Cantine Aperte in Piemonte Tradizionale appuntamento il 27 e 28 maggio 2023

Torna Cantine Aperte in Piemonte e in tutta Italia grazie al Movimento Turismo del Vino, l’associazione di cantine italiane che promuove l’enoturismo da oltre trent'anni. Quest’anno nell'ultimo weekend di maggio si potranno visitare le Cantine Socie di Movimento Turismo Vino sparse in Piemonte: Langhe, Roero, Monferrato, colline Novaresi. 


Sarà un’occasione imperdibile per gli enoturisti che potranno toccare con mano il lavoro in vigna ed in cantina attraverso il racconto dei produttori. Oltre alla visita in cantina e alle degustazioni, ciascun vignaiolo offre momenti di intrattenimento: pranzi, merende fra i filari, musica, trekking, laboratori, percorsi in ebike...

Fonte: Comunicato Stampa

Bergamo e Brescia, unite nella "Capitale Italiana della Cultura 2023" alla scoperta dei loro vini


Bergamo e Brescia, unite nella "Capitale Italiana della Cultura 2023", sono ricche di storia, arte e cultura, ma possiedono entrambe una particolare vocazione per la produzione di vini che si sono affermati sia in ambito nazionale che in vari mercati esteri.

Ascovilo, associazione dei 13 consorzi vitivinicoli lombardi, sarà protagonista con Ais del cartellone ufficiale di “Brescia Bergamo Capitale della Cultura“. Domenica sette, dalle 10 alle 18, la suggestiva Città Alta di Bergamo (Circolino di Città Alta, Vicolo Sant’Agata 19) sarà il palcoscenico ideale per conoscere, scoprire (o riscoprire) i “nostri” vini, in collaborazione con Ascovilo (Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi a DOCG, DOC e IGT), Consorzio Tutela Valcalepio, Consorzio Moscato di Scanzo, Lugana D.O.C., Valtènesi Riviera del Garda Classico, Garda DOC, Consorzio Montenetto e Consorzio Tutela I.G.T. Valcamonica. Il programma della giornata prevede il banco di assaggio con otto denominazioni e oltre cinquanta etichette in degustazione (Valcalepio DOC, Moscato di Scanzo DOCG, Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, San Martino della Battaglia DOC, Garda DOC, Capriano del Colle DOC, Valcamonica IGT).

Nel corso dell'evento si svolgeranno quattro diverse masterclass. La prima alle 11.45 dedicata all’abbinamento cibo/vino, assaggio del piatto tipico bresciano "risotto al bagòss" abbinato a tre vini bresciani (Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, Garda DOC).

La seconda alle 13 dedicata all’abbinamento cibo/vino, assaggio del piatto tipico bergamasco "scarpinòcc" abbinato a tre vini bergamaschi (Valcalepio DOC) e la terza Masterclass alle 14.45 dedicata alle denominazioni bresciane. Cinque vini in degustazione: Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, Garda DOC, Capriano del Colle DOC, Valcamonica IGT. Alle 16.15 l'incontro sarà dedicato a sei vini in degustazione: tre Valcalepio DOC, tre Moscato di Scanzo DOCG.

"L’aspettò più importante di questo evento è la collaborazione tra Consorzi di province diverse, collaborazione fortemente cercata e voluta e egregiamente orchestrata dalla nostra Presidente Giovanna Prandini - ha spiegato Francesca Pagnoncelli, presidente del Consorzio Moscato di Scanzo -. Inoltre la cultura del vino è quantomai necessaria in un momento storico in cui il nostro mondo è protagonista nel poter preservare terra e nel valorizzare economie di interi territori".

Il calendario Ascovilo per la Capitale della cultura passa anche dal teatro. Il 9 giugno, infatti, alle 18 si terrà lo spettacolo Parole al vino al Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13 di Brescia. Laura Donadoni, Maurizio Rossato e Francesco Quarna presentano l'incontro all’insegna del vino e della poesia da sempre grandi alleati. Un modo per proporre, consigliare e far conoscere il vino e la poesia con un percorso attraverso grandi autori della letteratura, in rapporto alle loro opere, al vino e al territorio. La giornalista e wine educator Laura Donadoni, intervisterà alcune fra le personalità più importanti del mondo del vino, ripercorrendo la sua esperienza tra Italia e California, come nel suo libro Custodi del vino e nel podcast The Italian Wine Girl. Attraverso le storie di chi il vino lo vive e lo produce scopriremo le eccellenze del territorio.

"Brescia e Bergamo sono province a forte vocazione vitivinicola e non possiamo celebrare la Capitale Italiana della Cultura senza ricordare l’importanza della tradizione agricola di questi territori che è concreta espressione e testimonianza della passione per la ricerca di risultati qualitativi sempre più ambiziosi - ha sottolineato Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo -. Abbiamo radici comuni ed il nostro compito come associazione dei consorzi di tutela è fare emergere le espressioni originali e inaspettate, le piccole produzioni dei vignaioli e di quelle imprese agricole che hanno scelto la strada della certificazione di qualità che ricordiamo è sinonimo di sicurezza alimentare e conoscenza: l’arte di saper trasformare le uve in vini di pregio. Cultura è testimoniare la tradizione di lavoro, di solidarietà, di innovazione enogastronomica in un territorio dalla bellezza inaspettata, tutto da scoprire. Per questo appuntamento ci rivolgiamo ai sommelier di Bergamo che hanno una storia di formazione permanente e originale che guarda al mondo ma non vuol dimenticare la nostra terra".

Dall’8 maggio al 20 novembre 2023 riprendono invece gli appuntamenti delle Restaurant Week per apprezzare, attraverso un menu completo, gli abbinamenti di vini lombardi con piatti che, fra gli ingredienti, contengono Grana Padano. Il programma realizzato da Italia a Tavola e Il Golosario, che già nel 2022 avevano curato la prima parte del progetto con due iniziative distinte, ora confluiscono in questi appuntamenti destinati a valorizzare Bergamo e Brescia capitale della cultura.

Sette ristoranti di diverse tipologie fra Bergamo e Brescia saranno testimonial degli abbinamenti d’eccellenza tra Grana Padano Dop con le sue diverse stagionature e i vini lombardi promossi da Ascovilo che, insieme al Consorzio del Grana Padano, valorizzano produzioni e cultura del territorio. Italia a Tavola e Il Golosario affideranno ad Alberto Lupini, Paolo Massobrio e Marco Gatti il coordinamento delle serate ufficiali di ogni settimana di degustazioni. “

famigliacrisitiana.it

Cantine Aperte in Vendemmia Appuntamento in Piemonte dal 4 settembre al 16 ottobre

 

Le cantine del Movimento Turismo del Vino Piemonte tornano ad aprire le loro porte dal 4 settembre al 16 ottobre 2022 in occasione di “CANTINE APERTE IN VENDEMMIA”.
Come di consueto, agli enoturisti sarà riservata un’accoglienza particolare: sarà un’occasione per vivere insieme l’atmosfera della vendemmia e scoprire tutte la prime fasi di lavorazione del vino che verrà.
Vigneron esperti saranno come sempre a disposizione dell’enoturista per rispondere a domande e curiosità, mentre le cantine resteranno aperte per visite e degustazioni guidate, al pari di molti vigneti, spesso in posizioni panoramiche con vedute spettacolari sulle colline del Piemonte.
Alcune Cantine offrono agli enoturisti la possibilità di partecipare attivamente all’esperienza della raccolta dell’uva che avvia la vinificazione, mentre per i bambini sono state pensate attività ed esperienze “su misura”.
Fonte: comunicato stampa

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale

Cantine Aperte in Vendemmia. Appuntamento in Piemonte dal 28 agosto al 31 ottobre


 

Le cantine del Movimento Turismo del Vino Piemonte tornano ad aprire le loro porte dal 28 agosto al 31 ottobre 2021 in occasione di “CANTINE APERTE IN VENDEMMIA”.

Agli enoturisti sarà riservata un’accoglienza particolare: sarà un’occasione per vivere insieme l’atmosfera della vendemmia e scoprire tutte la prime fasi di lavorazione del vino che verrà. Vigneron esperti saranno come sempre a disposizione dell’enoturista per rispondere a domande e curiosità, mentre le cantine resteranno aperte per visite e degustazioni guidate, al pari di molti vigneti, spesso in posizioni panoramiche con vedute spettacolari sulle colline del Piemonte.
Alcune Cantine offrono agli enoturisti la possibilità di partecipare attivamente all’esperienza della raccolta dell’uva che avvia la vinificazione, mentre per i bambini sono state pensate attività ed esperienze “su misura”.
Inoltre, in questo momento in cui si cerca la distanza, un evento all’aperto risulta essere la soluzione perfetta per ospitare persone in sicurezza.
Consigliamo di consultare i singoli programmi delle Cantine in quanto date e orari degli eventi possono ancora variare; infine, Vi ricordiamo che è richiesta la prenotazione.

Il 13 novembre prende il via la Roero Wine Week in contemporanea con la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba

 



travelnostop

Buon vino e tartufo bianco. Un binomio di eccellenze italiane che delizia anche i palati più raffinati in cerca di sapori che siano garanzia di qualità e tengano alto il prestigio del Made in Italy. Il Roero si prepara a prendere per la gola gli appassionati di prelibatezze piemontesi con un evento che per la prima volta accosterà queste due specialità che rappresentano uno dei fiori all'occhiello della gastronomia regionale e nazionale. Sta per prendere il via, infatti, la Roero Wine Week, la settimana dedicata al Roero DOCG coordinata dal Consorzio di Tutela del Roero. L'iniziativa, che coinvolgerà produttori, enoteche e ristoranti, si terrà tra il 13 e il 22 novembre, in contemporanea con la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba e creerà un vero e proprio legame con questa importante manifestazione che, ogni anno, richiama tantissimi visitatori provenienti da tutta Italia e non solo. Questo inedito accostamento si pone come obbiettivo quello di celebrare e promuovere due prodotti considerati dei veri e propri simboli del territorio piemontese e della sua ricca gastronomia.

Vino e tartufo a braccetto durante la Roero Wine Week

Sono ben 57 i produttori di Roero DOCG Bianco e Rosso coinvolti nelle iniziative della Roero Wine Week. Tutti assieme si sono uniti come in un grande team che ha come scopo comune quello di promuovere un territorio splendido come quello del Roero ed i suoi vini di qualità. Nel corso della manifestazione i clienti delle enoteche e dei ristoranti aderenti su tutto il territorio nazionale avranno l'opportunità di prendere parte ad inebrianti degustazioni al calice di Roero DOCG Bianco e Rosso scoprendo, così, in maniera coinvolgente e gustosa la ricca e variegata proposta di questo magnifico territorio collinare Patrimonio UNESCO. Alcuni locali, inoltre, proporranno interessanti serate a tema con il produttore che accompagnerà i clienti durante l'assaggio dei propri prodotti svelando tantissime curiosità, segreti ed informazioni legate al territorio del Roero, alla cantina ed alla loro storia, rendendo la degustazione una vera e propria esperienza a 360°. Ma non è finita. Perchè ogni incontro ed evento legato alla manifestazione sarà accompagnato da un gustoso piatto a base di Tartufo Bianco di Alba, nell'ottica di una stretta collaborazione enogastromica locale. Leggi qui per scoprire tutti i segreti del Tartufo Bianco di Alba e su come servirlo in tavola per esaltarne l'aroma inconfondibile.

Le colline Patrimonio UNESCO che non deludono

Ma la Roero Wine Week non è soltanto un'occasione per deliziare il palato con prodotti di grande eccellenza e raffinatezza. L'iniziativa è anche, e soprattutto, un modo interessante per scoprire un territorio ricco di attrattive di interesse storico, culturale e paesaggistico. In questa splendida area collinare della provincia di Cuneo uomo e natura vivono in un rapporto di perfetta armonia, equilibrio e reciprocità in cui l'uno valorizza l'altra senza mai prevaricarsi. Proprio in questa cornice di grande fascino, durante i weekend della manifestazione si potranno trascorrere interessanti giornate alla scoperta delle 57 cantine partecipanti che apriranno le proprie porte ai visitatori per effettuare visite e degustazioni dal produttore al consumatore. Ma c'è di più. I locali che aderiscono all'iniziativa, infatti, nel periodo di durata della Roero Wine Week potranno offrire ai loro clienti l'opportunità di usufruire di un ingresso scontato per la visita al Museo Arti e Mestieri di un Tempo di Cisterna d’Asti, alla Mostra Outside-Inside che si tiene all’interno del Castello di Monticello d’Alba e al Museo Wine Experience di Mondodelvino a Priocca, un suggestivo borgo adagiato sulle colline del Roero e racchiuso tra due fiumi, il Borbore e il Tanaro, dominato dal bel campanile neogotico della chiesa di Santo Stefano. In questo modo si potranno scoprire alcuni interessanti luoghi legati al mondo del vino, alla cultura ed alle tradizioni di uno dei territori più affascinanti della regione e dell'intero Stivale.

Pure il vino è 4.0 Il digitale dalle vigne alla tavola

IL vino italiano continua a conquistare i mercati internazionali e si fa, con misura, sempre più «tecnologico». Grandi etichette cariche di glorie, accanto a dignitosi vini da tavola che insieme danno vita a qualcosa che vale (solo parlando di esportazioni), circa 6,2 miliardi di euro. Quello del vino è certamente un settore che corre, e che riesce a collezionare margini in crescita del 6% circa nell'ultimo quinquennio. Senza parlare dell'occupazione, visto che ad oggi, in Italia, gli addetti arrivano a circa un milione e 300mila. Qualità e concorrenza, dunque, che in questi giorni al Vinitaly di Verona (da sempre punto d'incontro di vecchie e nuove tendenze di settore), si traducono anche in un'attenzione particolare alle nuove tecnologie che fanno riferimento al paradigma di Impresa 4.0. App, quindi, ma non solo per cercare l'etichetta migliore. La digitalizzazione del vino passa anche per strade diverse. In Francia, per esempio, nella regione di Bordeaux le tecniche digitali sono usate per la mappatura del vigore vegetativo ed hanno consentito di risparmiare dal 10 al 30% sui costi per la fertilizzazione; mentre in California droni e mappature satellitari vengono adoperate per monitorare lo stato di salute dei terreni di produzione. E anche in Italia le cose non vanno molto diversamente. Proprio a Verona è stato promosso il progetto PV-Sensing dotato di sensori di nuova concezione che riesce a tenere sotto controllo i parametri agronomici del suolo, della superficie delle foglie, dell'umidità e della rugiada a cui è esposta la pianta. Dati che, grazie ad un modello previsionale, consentono di ottimizzare i trattamenti fitosanitari del vigneto. Poi ci sono anche nella vitivinicoltura le start up come Wineta che puntano ad influenzare gli acquisti grazie ad un algoritmo in grado di raccomandare il vino in linea con propri gusti personali; oppure quelle che gestiscono la vendita come Goot, che consente di accedere a tutti i vini disponibili nelle enoteche di zona e di riceverli in un'ora. Altre, come 10-wine, propongono nuovi modelli di consumo, in questo caso mutuato dal settore del caffè: ricariche monodose per un consumo casalingo di qualità e variegato, un bicchiere di vino come la tazzina del caffè. Supertecnologie, dunque, anche per il vino che, tuttavia, deve continuare a tener d'occhio il suo radicamento sul territorio per vincere ancora nel mondo.
avvenire

San Gimignano: cultura, vino e turisti mordi e fuggi

Una veduta di San Gimignano

Si svela al culmine dell’arrampicata. Là dove l’erta vigna di Cellole regala i suoi grappoli più pesanti, fra i tralci di Vernaccia s’intravede la Manhattan della Valdelsa. La chiamano così per via delle tredici torri che ne disegnano lo skyline. Un patrimonio dell’umanità talmente sfruttato dall’industria turistica che l’Unesco ha chiesto di introdurre il numero chiuso. Un borgo talmente tuscan style che una multinazionale ha deciso di costruirne una copia esatta in Cina, dentro una megalopoli da 33 milioni di abitanti. Letizia ti porta fin quassù per dimostrare che a San Gimignano non si campa solo di turismo: «Ci siamo anche noi, con il nostro olio e soprattutto con il nostro vino» rivendica la presidente del Consorzio che tutela l’unico grande bianco in questa terra di grandi rossi.
Il Chianti è oltre la collina. Dal lato opposto, verso l’Aretino, si trovano i caveau del Brunello. Letizia Cesani avverte però che “la Vernaccia è un vitigno autoctono e non un semplice ”percento“ di Sangiovese. Storicamente è la prima Doc italiana e affonda le radici nella preistoria”. Non bluffa mica. La conformazione calcarea dei suoli prediletti da questa varietà d’uva dipende dai fossili dispersi nel terreno, un letto di conchiglie depositate milioni di anni fa, dal ritirarsi del Mediterraneo. Più vicino, ma già nel Duecento, re, papi e mercanti bramavano questo bianco dal sapore di mare e di mandorla, che cresce su colline di tufo, tosche e prima ancora etrusche, scoperte verso la fine degli anni Sessanta dai turisti inglesi e americani, ormai sazi di Firenze e in cerca di altre madonne e crocifissi usciti dalla sgorbia dei maestri rinascimentali. Cinquant’anni dopo, eccoci in un borgo medievale talmente perfetto da sembrare una quinta teatrale e dove invece ogni muro è autentico e tutti sono al servizio dell’industria turistica.
A San Gimignano si entra da porta San Giovanni. Non è l’unico accesso, ma è più vicino ai parcheggi, una delle entrate più cospicue del Comune. Via san Giovanni è come via dei Calzaiuoli a Firenze. Anche qui si è persa l’anima artigiana del centro storico. Una bottegaia esibisce orgogliosa burattini di Pinocchio “made in Italy” e sottolinea che non sono cinesi, perché quelli “costano la metà ma la differenza la si nota”. In realtà, il trionfo dellow cost non è regolato solo dalle infallibili leggi della concorrenza: dipende dal livello culturale del turista, che è quel che è. Va a ruba, ad esempio, la pasta multicolori, quella che trovi su ogni bancarella, da Roma a Como, da Venezia a Gaeta: pipe aromatizzate agli spinaci, rigatoni color di zucca e fusilli al nero di seppia... In un angolo, a due euro al pacco sono in vendita i pici, pasta tipica del Senese, che forse per il nome poco commendevole vengono scelti dai pochissimi che s’intendono di Aglione – rigorosamente della Valdichiana – e Cinta senese, indispensabile per il ragù.
Nella città delle cento torri – erano 74 e ne sono rimaste 13 – il turismo è la principale fonte di reddito. Sarebbe l’unica se non fosse per la Vernaccia di Letizia e degli altri vitivinicoltori che, coltivando 730 ettari di colline, producono ogni anno poco più di cinque milioni di bottiglie, metà delle quali destinate all’export, soprattutto negli Usa. È grazie alla campagna che la circonda – vino, olio e zafferano generano un giro d’affari di 40 milioni di euro –, che San Gimignano ha ancora un popolo e un’identità. Con tante incognite, certo. Adottare l’assetto agronomico a maglia fitta, gestendo seminativi e arboricoltura in funzione dell’ecosistema, permette di offrire allo sguardo incantato del visitatore la tipica cartolina toscana – che alterna campi di grano, vigne e boschi in piccoli appezzamenti punteggiati di casolari – ma ha dei costi. In questa campagna che un tempo era soggiogata dalle famiglie turrite di San Gimignano si è fatta una scelta che si paga: conservare le produzioni locali e coltivarle con il metodo biologico, rinunciando alla chimica in campo e anche a una parte del raccolto.
Per contro, la turistificazione del centro storico ha portato ad espellere gli abitanti – ne sono rimasti 700 sui 7700 residenti nel Comune, in pratica San Gimignano abita tutta fuori porta – e a trasformare questo gioiellino dell’urbanistica medievale in un outlet dell’arte. Evoluzione che nessuno, in città, si sente di condannare, perché, come raccontano, “prima del turismo qui si faceva la fame”. Il boom turistico è stato un volano per tutti ed oggi San Gimignano offre 5.240 posti letto, in pratica uno ogni abitante. Anche qui, però, la maggioranza dei turisti è come la marea: arriva al mattino e prima del tramonto se ne va. I visitatori che ogni anno accedono a San Gimignano sono 3 milioni mentre gli arrivi negli alberghi si fermano poco sopra quota 180mila (488mila permanenze).
La riqualificazione del turismo è il primo obiettivo del Comune che tenta di instillare qualche goccia di cultura nel cranio dei “lanzichenecchi” del terzo Millennio, quelli che ogni giorno espugnano il Palazzo Comunale, scorrazzano nella sala di Dante, senza aver la minima idea dell’ambasciata che vi condusse il Sommo Poeta, transitano indifferenti di fronte alla Maestà di Lippo Menni senza collegarla minimamente a quella senese di Simone Martini, sciamano nella Pinacoteca – tanti saluti a Benozzo Gozzoli e al Pinturicchio – per infilarsi nella torre grossa, con il solo desiderio di fotografare la città dall’alto. Il day trip si conclude nella Collegiata, dove, sotto un dipinto del Ghirlandaio, giace Santa Fina, cui i sangimignanesi sono devotissimi (ma i lanzichenecchi non lo sanno): per il 90% degli escursionisti la visita alla città toscana termina qui, malgrado gli sforzi del Comune di valorizzare il convento di Sant’Agostino e quello di San Domenico, attraverso mostre e concerti. Registrano invece il tutto esaurito i musei privati della tortura e della pena di morte, che con la storia della città non c’entrano assolutamente nulla, ma entrano – chissà perché – nei pacchetti dei tour operator.
«Il nostro tentativo è destagionalizzare il flusso turistico arricchendo il cartellone delle manifestazioni culturali anche nella bassa stagione e costruire delle reti con le frazioni e i comuni vicini – spiega l’assessore alla cultura Carolina Taddei –; in particolare con Volterra e Poggibonsi, che condividono con noi la cultura della società rurale toscana, perché per convincere il turista a prolungare la sua permanenza in questo territorio dobbiamo fargli scoprire le immense ricchezze naturali della campagna».
Quest’anno il programma delle manifestazioni per la “bella stagione” termina a metà ottobre, con un rinnovato investimento nella lirica, che ha vissuto la sua stagione aurea in piazza Duomo fino agli anni Novanta. Un cartellone ad hoc sarà proposto per i mesi invernali. Non è tutto. C’è il rinnovato interesse per la via Francigena e per la via del Sale che permettono di fare rete con Casole d’Elsa, Colle di Val d’Elsa, Poggibonsi, Monteriggioni e Radicondoli. E c’è soprattutto la scommessa dell’Unesco, che ha scelto San Gimignano per farne un modello di turismo sostenibile: esiste già un portale ( visitworldheritage.com ) dove “le dolci colline ricoperte di filari di viti, tetti in terracotta e torri fortificate” sono proposte ai globe-trotter come una meta da non perdere. «Il sito è in inglese – rivela la Taddei – e sarà tradotto presto in cinese, ma non in italiano, e questa per noi è un’indicazione chiara: si lavora sul turismo internazionale, che è stata la nostra prima vocazione e rappresenta il nostro futuro, per crescere in qualità». E in pernottamenti.
da Avvenire

Vino biologico, al via il progetto Organic Value

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ROMA- Prende il via Organic Value, progetto finalizzato a dare visibilità e relazioni internazionali ai produttori biologici italiani. Lo strumento di supporto al settore nasce - si legge in una nota - dalla collaborazione tra Elisa Spada (esperta nell'organizzazione di eventi promozionali e b2b sui mercati internazionali), Debora Bonora (coordinatore di Diwinexport Consorzio per l'internazionalizzazione prodotti enologici) e Wine Meridian (portale online specializzato nell'analisi dei mercati e dei processi di internazionalizzazione delle imprese del vino italiane).

Obiettivo dell' iniziativa - spiegano i promotori in una nota - è raggruppare i produttori italiani biologici certificati e fornire loro dei servizi specifici per l'internazionalizzazione atti a valorizzare, promuovere e commercializzare i loro vini all'estero in un contesto in cui l'export di vino biologico italiano nel 2016 ha pesato per il 3,4% sul totale delle esportazioni di vino dall'Italia. Il progetto, in concreto, prevede la creazione di un cluster di produttori certificati bio italiani, che saranno inseriti all'interno di un volume in inglese realizzato ad hoc per gli operatori del settore esteri e che sarà presentato attraverso un tour di workshop/eventi di promo-commercializzazione b2b e b2c all'interno delle piazze e mercati.

La prima tappa del tour sarà a Copenhagen il 9 novembre presso la Scuola di Cucina - Hotel-og Restaurantskolen.

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#Vino Viaggio in Italia tra Cantine d'autore Da Piano a Pomodoro, quando il vino conquista le archistar


(di Daniela Giammusso) (ANSA) - ROMA, 29 OTT - VALENTINA VENTURI, CANTINE D'AUTORE - VIAGGIO NELL'ARCHITETTURA DEL VINO (ALL AROUND, PP. 144, 12 EURO) La ''perfezione'' del gusto che sposa la bellezza del paesaggio, non solo naturale. E' un matrimonio scritto nel destino quello tra il mondo del vino e l'architettura, che dalla Napa Valley a la Rioja, passando per Langenlois, nel tempo ha stregato grandi star come Zaha Adid, Herzog e De Meuron, Frank Owen Gehry, Norman Foster. E che in Italia trova, da sempre, forse il suo terreno più fertile. A raccontarlo è ''Cantine d'autore - Viaggio nell'architettura del vino'' (ed. All Around, pp. 144 - 12,00 euro), guida scritta dalla giornalista Valentina Venturi, che dai Traminer dell'Alto Adige ai Cabernet Sauvignon carichi di sole della Sicilia, regione per regione esplora l'Italia dei filari e delle cantine disegnate dalle più importanti firme dell'architettura mondiale.
    Un viaggio, diciamolo subito, non solo per gli amanti del vino e che anzi, tra botti, tradizioni secolari e storiche famiglie, racconta le due anime di un mondo votato al futuro e all'innovazione, ma ancora popolato da artisti, vinattieri, visionari e animali mitologici. Come la grande tartaruga che appare ai piedi delle colline di Bevagna, nel cuore dell'Umbria.
    E' il carapace in rame disegnato da Arnaldo Pomodoro per la famiglia Lunelli e la sua nuova produzione di Montefalco e Sagrantino alla Tenuta Castelbuono. Sempre in Toscana, terra di vini tosti, ribelli, complessi, ''che non rispettano le regole'', come sottolinea nelle sue introduzioni lo scrittore e regista Paolo Zagari, ecco anche la cantina La Rocca di Frassinello dove una star mondiale come Renzo Piano ha progettato una struttura quasi completamente sotterranea, che punta tutto sulla eco-sostenibilità: si sfrutta la forza di gravità per il ciclo produttivo (la cosiddetta tecnica ''per caduta'') e la barriccaia sotterranea permette una climatizzazione naturale con notevole risparmio energetico. E poi ancora, il futuristico cilindrico semi-interrato dello svizzero Mario Botta (ispirato, però, alle antiche dimore toscane) per Petra Moretti a Suvereto, la cantina praticamente biodegradabile di Antinori e la prima volta nel vino di Gae Aulenti alla Tenuta di Campo di Sasso a Bibbona. Una ''febbre'' che, puntando sulla valorizzazione del contesto circostante, ha portato con se' un fiorire di neologismi: cattedrali del vino, eno-industria, eno-meraviglie, eno-nauti. E allora come definire la struttura di Castello Romitorio di Sandro Chia, dirompente artista della Transavanguardia che ha mutato la sua cantina in una sorta di esposizione permanente? O come non lasciarsi affascinare dal design della Westway Architect alla Cantina S. Margherita, dal 1935 culla del Pinot Grigio del conte Marzotto, o dalle tecnologie della Cantina Terredavino, nelle Langhe, progettata dall'architetto Gianni Arnaudo? Ma in Italia si va anche a ritroso nel tempo, con la villa settecentesca di Andrea Palladio, al cui interno si nasconde una segretissima cantina dell'azienda vinicola Santa Sofia e dove il Valpolicella si trasforma in Amarone. O in Sicilia, davanti al mare di Trapani, dove tra pavimenti battuto di tufo e navate a sesto acuto che stregarono anche Garibaldi, alla Cantine Florio nasce il Marsala, eccellenza tutta Made in Italy, che però, si scopre, deve il suo successo ai salotti inglesi di fine '700. Non manca un pizzico di glamour, con un'appendice per le cantine di vip e artisti diventati produttori di vino, da Adriano Celentano a Stefania Sandrelli, Sting e Gianna Nannini. (ANSA).

Di calice in calice, bevendo vino con Trilussa, Pulci e Depero. Viaggio culturale e multisensoriale

ROMA - Versare nello stesso calice vino, arte e letteratura. Nel Lazio bevendo il Cesanese del Piglio si varca la soglia del Palazzo Colonna di Paliano con la serie delle "Belle" di Ferdinand Voet e poi brindando con il Mater Matuta, dedicato alla dea dell'Aurora, si legge Trilussa, Belli o Goethe. In Toscana si sorseggia l'Orcia attraversando la sua Valle, patrimonio Unesco. E poi un fermo immagine sul ciclo delle pale d'altare del Duomo di Pienza e ancora nuovi reading tra cui quelli del poeta Luigi Pulci. E poi in Puglia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige tra Gewurztraminer e Fortunato Depero.
Prende il via "Di calice in calice", il viaggio culturale e multisensoriale alla scoperta dell'Italia del vino rivolto ad appassionati di wine, arte e versi promosso dal Punto Touring di Roma e Associazione Culturale Sinopie in collaborazione con Collegio e Magazzino Scipioni, le due location di Roma che ospiteranno gli appuntamenti.
Da fine ottobre a metà dicembre cinque incontri conferenze accompagneranno i partecipanti alla degustazione guidata del vino di cinque regioni italiane attraverso la stimolazione multisensoriale. Colore e fluidità, profumi, persistenza e corposità, sono solo alcuni degli elementi che si passeranno in rassegna per conoscere il vino nei suoi tratti visivi, olfattivi e gustativi. A far da cornice alle degustazioni, reading e incursioni letterarie a cura di Viviana Bello, ideatrice del percorso, e racconti artistici del territorio a cura della storica dell'arte Martina Gatti, console del Touring Club Italiano.
Il primo appuntamento è per martedì 24 ottobre con la scoperta dei vini del Lazio e avrà luogo presso Collegio (Piazza Capranica, 99).
"Di calice in calice" prosegue poi presso Magazzino Scipioni (Via degli Scipioni, 30) per i successivi quattro incontri. Il 7 novembre con le selezioni di vini ispirati all'arte della Toscana e il 21 novembre con la degustazioni dei vini che toccano il cielo delFriuli Venezia Giulia
In questo viaggio ideale alla scoperta dell'Italia da bere martedì 5 dicembre si scende poi a Sud, in Puglia, con i vini pizzicati per ritornare in montagna il 12 dicembre con le proposte enologiche del Trentino Alto Adige. Le degustazioni saranno accompagnate da assaggi di prodotti selezionati dagli chef per esaltare l'impatto organolettico dei vini proposti. Tutti gli appuntamenti, della durata di un'ora e mezza, avranno inizio alle ore 18.
Per info e prenotazioni: Punto Touring Roma / Piazza Ss. Apostoli 62/65, tel. 06-36005281 - email: libreria.ptroma@touringclub.it
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Vino: a Milano torna 'Bottiglie Aperte'


Torna a Milano l'evento 'Bottiglie Aperte', in scena l'8 e il 9 ottobre a Palazzo delle Stelline.
    La kermesse propone a operatori e appassionati centinaia di etichette in degustazione e un programma fitto di incontri.
    All'impatto del cambiamento climatico sulla viticoltura e il vino sarà dedicato il convegno nel giorno di apertura di questa sesta edizione, mentre i diversi approcci generazionali degli imprenditori del settore e le relazioni tra vino e finanza saranno al centro degli incontri successivi. La crescita della manifestazione negli anni è stata premiata da una partecipazione crescente di operatori, stampa e appassionati superando nel 2016 le 3.000 presenze. "Bottiglie Aperte - spiegano gli organizzatori - vuole essere un appuntamento di riferimento per il mondo e il business del vino.
    Milano è la capitale economica italiana e grazie ad Expo 2015 ha potenziato la sua visibilità anche a livello internazionale e il successo di Bottiglie Aperte conferma che la città meneghina può recitare nel mondo vinicolo il ruolo di capitale della comunicazione, del retail e dell'innovazione di settore".
    "Bottiglie Aperte - sottolinea Federico Gordini, ideatore e fondatore della manifestazione - cresce anche quest'anno. Oltre al numero e alla qualità delle aziende presenti, il dato di grande rilievo è l'aumento delle Masterclass di degustazione, dedicate ad alcuni dei più straordinari vini e territori italiani e che saranno guidate da una squadra di esperti senza alcun precedente negli eventi di settore. In grande crescita anche i workshop, che testimoniano la sempre crescente attenzione della manifestazione per le tematiche più attuali che si legano al mondo del vino". Anche nel 2017 tutto il ricavato delle masterclass di Bottiglie Aperte sarà destinato alla ricostruzione di una casa famiglia per i minori disabili che frequentano l'Istituto Alberghiero di Amatrice. Una causa che gli organizzatori della manifestazione seguono dall'anno scorso e che viene portata avanti operativamente con il Cisom (Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta).(ANSA).

Vino e Uva, al via nuova campagna musei #ottobrealmuseo

GALLERIA BORGHESE (ROMA) - Dal Bacco di Pier Francesco Mola in mostra alla Galleria Spada di Roma alla Tomba del Tuffatore del Parco Archeologico di Paestum, dal Fanciullo con Canestro di Frutta di Caravaggio della Galleria Borghese, sempre a Roma, al vaso con Dioniso che attinge il vino del Museo Nazionale archeologico di Taranto. Torna il 3 ottobre la domenica gratis nei musei e nei luoghi della cultura statale e il Mibact lancia una nuova campagna sfidando i visitatori ad una caccia a tesoro digitale nelle collezioni alla ricerca di paesaggi, nature morte, raffigurazioni sacre che hanno ispirato nei secoli le opere dei grandi maestri.
Si parte con vino, uva e vendemmia, tema di ottobre, e si proseguirà via via con altri temi, ognuno legato ad un mese. Tutti potranno condividere le proprie foto con l'hastag #ottobrealmuseo e invadere i social con opere immortalate dai musei di tutta Italia. La campagna sarà promossa su tutti i social network, in particolare instagram @museitaliani, il profilo lanciato per le Olimpiadi.
Gli spunti a voler cercare sono tantissimi un po' in tutto il paese, dal Dosso Dossi della Galleria Estense di Modena con la sua allegoria dell'ebbrezza, alla Giovane Olandese alla finestra di Gerard Dou, in mostra a Torino alla Galleria Sabauda. Dal Baccanale in onore di Pan di Sebastiano Ricci, esposto a Venezia alle Gallerie dell'Accademia, alla strepitosa coppa con Dioniso tra menadi e tralci di vite del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. Senza dimenticare il Bacco di Caravaggio degli Uffizi o la maschera di Dioniso, capolavoro in avorio che fa bella mostra di sè al Museo Sannitico di Campobasso.
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Gusto sotto le stelle lungo la Strada del Vino in Alto Adige. Notte delle Cantine 2016

Oltre 40 cantine tra le più rinomate e apprezzate della Strada del Vino aprono i battenti a tutti gli amanti del vino, agli esperti, ai degustatori ed agli spiriti liberi della tarda ora. Notte delle Cantine offre la possibilità di apprezzare ottimi vini in una sola notte. Il trasferimento da cantina a cantina è assicurato da uno confortevole servizio navetta.
 
L’Evento conclude Vino in Festa, la due settimane in cui 15 comuni vitivinicoli lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige sono protagonisti di manifestazioni di alto livello intorno alla cultura del nettare degli dei. Tradizione e cultura, storia, economia, vigneti e cantine, come anche la buona cucina altoatesina. Il vino viene apprezzato in tutte le sue varietà, passando dai vigneti dolci e ondulati alle cantine fresche e profonde.

L’11 giugno è dedicato al l'occasione unica di visitare gli angoli solitamente inaccessibili delle cantine accompagnati dai Kellermeister che, naturalmente, guideranno il pubblico a degustazioni consapevoli: Gewürztaminer, Kalterersee, Lagrein, Pinot Nero, Pinot Bianco, Santa Maddalena e molti altri vini e spumanti, per un’esperienza sensoriale e culturale unica che coinvolgerà ben trenta cantine a Bolzano, Appiano, Caldaro, Termeno, Cortaccia, Magrè, Cortina, Salorno, Montagna e Bronzolo. Nell’ultima notte di queste settimane speciali, le diverse cantine (quasi 40) lungo la Strada del Vino rimangono aperte fino a tardi offrendo un interessante programma d’intrattenimento, naturalmente dedicato al vino.
turismo.it

Reportage Caucaso, poesia e vino Viaggio in Georgia

Ci sono popoli che devono essere raccontati. Hanno vicende importantissime. A volte salgono alla ribalta per motivi geopolitici di forte attualità, poi rientrano, per noi, nel loro buio millenario. Li conosciamo poco o niente. 
Ad esempio i Georgiani. Verrebbe da dire, per iniziare questo racconto che qualcun altro proseguirà: be’, sono come gli italiani, una grande storia alle spalle e una gran voglia di stare bene. E hanno il senso dell’amicizia. Quando Boris Pasternak fu espulso dalla unione degli scrittori sovietici nessuno lo andava piu a trovare. Si recavano da lui solo gli amici poeti e scrittori georgiani. A loro scrisse delle lettere bellissime, uscite in un libro. 

Uno di questi era Titsian Tabidze. Morì in una prigione sovietica nel ’37. Il suo viso di ragazzo serio e lucente mi ha accompagnato nel breve viaggio che ho compiuto per un festival di poesia in una tenuta a due ore da Tbilisi. E nel parco museo di Tsinandali, con il padrone di casa Georg e il suo socio, con le foto della stirpe dei Chavchavadze, stirpe di generali, principesse e letterati, con il bravo poeta georgiano Dato Meghnaze e sua moglie, la elegante Lali, circondati da parenti, amici e invitati, ecco, ho avuto la riprova: somigliano agli italiani questi pazzi georgiani. Lo si capisce da come amano il vino, ad esempio, o da come cantano. E dall’orgoglio con cui fanno risalire un sacco di cose alla loro terra. 

Qui era l’antica Colchide, gli argonauti vennero a cercare il vello d’oro, la maga Circe era di queste parti. Poi si allargano un po’: dicono che gli etruschi erano protogeorgiani, che son state trovate qui le prime ossa di uomo europeo, che c’è oro a bizzeffe. Difficile credere a tutto, mentre non la finiscono di fare brindisi e viene il sospetto che li facciano giusto per versarsene un altro po’. Ci somigliano, però ci sono apparizioni straordinarie che ti fanno pensare: «Ma dove sono finito?». E non mi riferisco alla bizzarra Rolls Royce rosa che spunta su una piazza a Tblisi. Ci sono apparizioni e storie che si imprimono per la loro verità. Ad esempio, i gioielli d’oro antichi tolgono il fiato, e le spade e i pugnali. È un paese terra di re, principesse e nobiltà. Il re Davide IV l’edificatore, strappò queste terre all’islam dopo che già nel IV secolo si erano convertite al cristianesimo. Ancora è onorato. Così come re Eracle II, nella regione di Kakheti, il cui centro Telavi è un paesone di dolce collina in faccia ai monti del Caucaso. Sì, qui si sentono di sangue regale. È un Paese ponte, a questo deve la sua fortuna e la sua sofferenza. Sempre preso di forza, dai mongoli ai comunisti. Ora ci sono altri modi di dominare. 

Ma la Georgia può essere protagonista del proprio destino. Ha condizioni geopolitiche (tra cui il privilegio di un trattato di libero scambio europeo) e caratteristiche di distribuzione della proprietà che offrono buone prospettive in campo agricolo e turistico. Perciò l’amicizia con gli italiani può far fiorire varie cose. Lo pensano in tanti qui, tra questi anche l’ambasciatore italiano, Antonio Bartoli, da sette mesi mandato quaggiù dopo importanti esperienze negli Usa. Somigliano e non somigliano agli italiani, dunque. 

Il principe Andronikos conversa e canta con la malinconia nobile e invincibile che conosciamo bene. Ma con una dolcezza lievemente orientale che da noi è rara. Le donne sono eleganti e sanno essere pazze. Alcune conservano dolori dentro come un diadema, uno sparo. Altre, come Nunu Geladze, splendida traduttrice, cantano tirando fuori una voce che viene dai grandi boschi e dalle distese del Caucaso. Qui molti hanno visto amici sparire, intere famiglie. 
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L'antico monastero di St. Ninos a Samtavro

E nel Museo dell’occupazione sovietica, all’entrata immerso in una luce rosso sangue sta il vagone maledetto traforato dai colpi della mitragliatrice su cui erano molti intellettuali. Sembra un oggetto di mille anni fa, ma sono solo ottanta. Con il grande cugino russo che pulsa subito di là dal confine la partita è ancora aperta. I media di tutto il mondo hanno documentato la durezza di certe repressioni, prima che si arrivasse alla indipendenza, nel ’92 e poi – con la rivoluzione delle rose nel 2003 – all’attuale struttura politica. 

Il passaggio dall’abbraccio con l’ingombrante vicino alla libertà non è stato indolore. In una foto del museo si vede una bella ragazza che da un auto sventola una bandiera, piena di determinazione e di speranza nei giorni della indipendenza. Ora quella donna, mi dicono, fa la badante o qualcosa del genere in Italia. Tblisi è una città bizzarra, una storia di continue sovrapposizioni. È nata in modo bizzarro, del resto. La sua storia, infatti, inizia da un fagiano caduto nel fiume. Il suo cacciatore, l’antico re Vakhtang Gorgassali, scoprì così le proprietà delle acque calde di qui, sulfuree e curative. La Georgia è situata in un punto strategico, un ponte, un corridoio un tempo per la seta oggi per il gas. È senza popolazione numerosa, con una industria poco sviluppata. Ci sono più georgiani in Turchia che in Georgia, dicono i numeri. 

E ovunque ne trovi, anche a Palermo, dove c’è una giovane scrittrice che vi arrivò profuga, Ruska Jorjoliani, o a Bari, Milano. Ma forse non somigliano a nessuno i georgiani. A settembre viene il Papa. Viene apposta per loro. Perché sono unici, come l’alfabeto incomprensibile che usano. Ce l’hanno solo loro al mondo, qualcosa vuole dire...
Avvenire