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Antica Sartoria porta ad HOMI Milano il fascino dello stile Positano

Antica Sartoria S.r.l., ovvero colore, estro, stravaganza e l’inconfondibile firma dello stilista Giacomo Cinque, la formula vincente di un brand in rapida crescita non solo in Italia, ma presente nei luoghi dove la vita reclama di apparire e divertirsi, tra le vie che non dormono mai di Ibiza, come nei locali sul mare di Mikonos, sui boulevard della Costa Azzurra e là dove ogni donna abbia voglia di abbracciare il lato più festoso e provocante della propria femminilità.
Antica Sartoria, moda Positano mare
Lo Stile Positano nasce negli anni ’60 in costiera amalfitana, tra le isole e le piazzette affollate di turisti incantati e accaldati che richiedevano ai negozietti di souvenir, abiti adatti al clima mite del posto: parei, bermuda, pantaloncini, costumi e tutto quanto poteva essere utilizzato sulla spiaggia o in barca.
Antica Sartoria, moda Positano Hippie Chic
Improvvisandosi sarti e tagliuzzando foulard, asciugamani di lino o cotone, e qualche volta rovinando anche i corredi delle spose, gli abitanti del posto inventano la famosa Moda Positano.
Antica Sartoria è un’Azienda che nel corso degli anni ha reinterpretato quella moda per farne qualcosa di diverso e sorprendente, che da Positano ha conquistato gli angoli più belli e alla moda della Penisola e del mondo intero, grazie a boutique esclusive dove si respira l’atmosfera festosa e sopra le righe del brand.
Antica Sartoria, moda Positano mare
Oggi Giacomo Cinque ne firma le realizzazioni più prestigiose ed originali, creando per il marchio, fondato insieme a Riccardo Ruggiti, alchimie di colori strepitose, con contaminazioni  bohèmienne francesi e spagnole, arricchite dal fascino di ricami indiani. Le sue creazioni sono in vendita in tutti i negozi posizionati in prossimità dei mari del mondo, dovunque ci sia da competere tra la bellezza dei luoghi e le ideazioni spumeggianti del brand.
Antica Sartoria S.r.l. sarà presente nella prossima edizione dell’HOMI Milano, dal 29 gennaio al 1° febbraio.
Antica Sartoria, moda Positano Hippie Bohèmienne Style
in http://preziosamagazine.com/

Look d'alta quota in città, il caldo anti-depressivo Koseling (Cosy) Style Tendenza a base di maglioni norvegesi, boot e accessori pelosi

(di Patrizia Vacalebri) (ANSA) - Per i norvegesi la parola "Koseling" (in inglese Cosy, in americano Cozy) indica il senso d'intimità, di coccole regalate dallo stare in casa nei lunghi pomeriggi invernali, in compagnia di amici e famiglia, davanti ad un camino e a una tazza di the, vestiti con comodi maglioni in lana spessa e con i piedi al caldo nei boot impellicciati. Insomma per i popoli nordici Koseling é una filosofia di vita che sconfigge la pigrizia invernale e la depressione della stagione fredda, anche con l'abbigliamento adatto a contrastare le basse temperature.
Del resto, l'inverno poco piovoso e meno rigido delle nostre latitudini, non esclude il fatto che le giornate siano più corte e il freddo inibisca la voglia di uscire, con la conseguenza che l'umore di chi é abituato a sei mesi di sole e mare, precipiti inevitabilmente verso il basso. Per scoprire il segreto della felicità dei popoli nordici della Lapponia uno scienziato ha trascorso un anno nel nord della Norvegia, dove il termometro a gennaio scende sotto lo zero di parecchi gradi e la neve arriva a diversi metri di altezza, per scoprire che le popolazioni nordiche affrontano l'inverno non come una punizione, ma come una periodo da godere appieno nonostante tutto, combattendo il freddo anche con l'abbigliamento giusto.
Quest'anno la tendenza è molto forte, a dispetto di un clima per ora da caldo record (ma l'inverno è lungo...) e il look da montagna sembra essere sceso in città.
Il maglione è il capo basico del Koseling Style. Classici e deluxe, i maglioni in cashmere e in lane pregiate sono capi anti-freddo che sanno superare anche le prove più severe. Quest'anno, infatti, i maglioni, da portare sulle lunghe gonne plissé o sui pantaloni gaucho, sono tra i trend più forti di stagione. Protagonisti delle passerelle autunno-inverno non c'è stilista o griffe che non abbia pensato ad inserire tra le proprie proposte almeno a un pullover o un cardigan. Il cashmere è il filato pregiato più gettonato dalle maison, come insegnano la regina e il re del cachemire, Laura Biagiotti e Brunello Cucinelli. Ma anche alla base delle collezioni in lana di brand decisamente più accessibili come il giapponese Uniqlo che spopola da Parigi, Londra e New York (in Italia per ora ancora solo su e-commerce)
Ma é cool anche anche la maglieria in semplice lana ammorbidita con interventi di seta o viscosa, che rimane gradevole al tatto ed evita di produrre gli antipatici pallini dovuto all'uso. Sono molto apprezzati dai giovani i maglioni in lana spessa stile norvegese con le tipiche lavorazioni a treccia, da portare sui pantaloni di velluto liscio oppure a coste, o sui fuseaux cinque tasche in eco-pelle. Piacciono anche i dolcevita, da usare come sotto giacca, i pullover a collo tondo e i modelli a coste. Il tutto nelle classiche tonalità neutre, bianco, nere o cipria, ma anche con disegni geometrici e astratti in colori brillanti. E a proposito di colori, non potava mancare Stella Jean con le sue proposte vivaci e le nuove le nappe colorate che appuntate come decoro su maniche e revers, vivacizzano anche la classica giacca di tweed.
Ai piedi calzature calde e imbottite come gli stivali Mou, marchio cult londinese che realizza i suoi boots artigianalmente e in materiali naturali. Caldi, resistenti e morbidi,  sono amati per la sensazione di ritorno alla natura e lo stile folk da squaw metropolitana. O come gli ormai classici australiani UGG.
Per completare il Koseling-style colbacchi, colli, paraorecchie, polsini, pon pon da utilizzare come charm sulle tracolle o come portachiavi, e borse, tassativamente in eco-pelliccia colorata.

Sacro e profano i profumi della Bibbia per il Giubileo fragranze all’odore di incenso delle chiese in vendita per la prima volta a Roma

(di Agnese Ferrara) (ANSA) Quelli in vendita presso le edizioni Paoline, in via della Conciliazione a Roma accanto a San Pietro, sono stati venduti tutti in poche settimane. I nuovi profumi che si ispirano agli odori richiamati nella Bibbia piacciono molto, soprattutto ai turisti. Appena messi a punto dal naso profumiere Laura Bosetti Tonatto, con l’aiuto della storica Alessandra Andreocci, sono in tutto 3 fragranze che la specialista vende anche nella sua boutique di via dei Coronari.
Contengono le stesse essenze ed oli essenziali di incenso che si respira nelle chiese di Roma, del rizoma del Nardo della Maddalena, della Rosa Mistica di Sharon, detta anche il giglio delle valli nel Cantico dei Cantici, e della Rosa senza spine della Vergine Maria.


“La rosa è, nell’iconografia cristiana, spesso evocata per indicare il paradiso, coltivata fin dall’antichità in Palestina è il fiore cardine della religione, associata alla passione e alla sofferenza con cui si raggiunge la vita eterna,” – spiega Bosetti Tonatto. “La rosa è anche il fiore Mariano per eccellenza, oltre ad essere associata a molti Santi, come Francesco, tanto che nella chiesa di Assisi è coltivato un roseto senza spine”.


“L’olfatto è il più spirituale di tutti i sensi perché, nel Talmud, è descritto come l’unico senso dal quale l’anima trae piacere mentre gli altri sono legati alle esigenze del corpo” – conclude l’esperta. “I testi sacri sono davvero ricchi di profumi. La mirra, l’incenso, la cassia, il nardo e la rosa sono spesso evocati nella Bibbia, insieme agli aromi più esotici dello zafferano, dell’ambra, della cannella. Nel Cantico dei Cantici si trovano i ‘monti degli aromi’ dove i due innamorati si cercano. Nell’Esodo, il Signore detta a Mosè l’elenco delle fragranze per fare l’olio dell’Unzione, che rende sacre le cose”.

Vai dove ti porta il cibo, è trend nel mondo il turismo culinario

(di Daniela Giammusso)
   (ANSA) -  Vuoi capire un popolo e la sua cultura? Siedi alla sua tavola e assaggia la sua cucina. Nell'anno in cui anche Expo ha celebrato il tema del Food nella sua accezione più ampia e in tutta la ricchezza delle sue varietà, con file lunghe ore solo per vedere come i giapponesi cucinano il pesce palla o come i paesi nordici pensano di sopperire alla carenza di risorse nel futuro, è ancora il cibo il grande protagonista di un nuovo trend prepotentemente in crescita. E' il nuovo ''turismo culinario'': in fondo nulla di strano per noi italiani, che del cibo abbiamo fatto la nostra eccellenza e uno dei nostri punti di forza nella competizione internazionale, ma anche una passione ''casalinga'' tanto forte da essere forse gli unici al mondo capaci di sedersi a tavola, mangiare e intanto vagheggiare di altri pranzi, menù, ricette della nonna.
E quel ''pallino'', quella voglia di sapori buoni, ce lo portiamo dietro anche in vacanza. Soprattutto quando scegliamo mete lontane, spiega Silvia Romagnoli, Travel Stylist di CartOrange, il più grande network italiano di consulenti di viaggio. Arricchire il soggiorno con ''le escursioni tradizionali non basta più - dice - Per questo già da qualche anno abbiniamo ai nostri viaggi una serie di esperienze culinarie selezionate, per vivere una vera immersione nella cultura del luogo''.
Al bando dunque improbabili ''spaghetti Napoli'' a Bali o le ''real carbonara'' di Berlino, in vacanzaora gettonatissime sono le cene tradizionali in famiglia, soprattutto in Giordania, Turchia e India, perché imparando sapori, ricette e provenienza dei cibi direttamente da chi li prepara si scoprono anche tradizioni che mai si potrebbero conoscere in un normale ristorante.
''In India ad esempio - prosegue la Romagnoli - dove è costume mangiare con le mani, le famiglie insegnano ai nostri ospiti quali sono i movimenti giusti, la loro sequenza e le regole di etichetta. Gesti autentici che valgono più di mille descrizioni di una guida turistica''. E i corsi di cucina, dal sushi workshop in Giappone alla spesa al mercato in Vietnam, sono diventati il nuovo souvenir di viaggio, perché una volta tornati a casa si possono riproporre agli amici ricette e sapori conosciuti all'estero. Ecco allora che in Armenia si può assistere alla preparazione del tolma (involtini di foglie di vite farcite) e del lavash, il pane tradizionale, da gustare in una cena accompagnata da danze e musiche. In Cina si partecipa alla cerimonia del tè, in Uzbekistan si degustano i vini di Samarcanda, pranzando nello yurte durante l'attraversamento del deserto. In Nuova Zelanda è possibile partecipare a una cena tradizionale Hangi e a Montreal si passeggia alla scoperta delle eccellenze gastronomiche della città, tra mercati, caffè ed empori.
Questo è reciproco: in Italia si fanno corsi di cibo tradizionale italiano per i turisti. A Roma c'è One Day Chef all'ombra della Basilica di San Giovanni: sottotitolo ironico Rome was cooked in a day e si fanno percorsi tematici ad esempio c'è la sessione di primi piatti in cui si insegnano Bucatini all' amatriciana, Spaghetti alla carbonara,  pomodoro e basilico e Linguine al pesto.
E se il trend tra i viaggiatori italiani è in crescita, ma ancora agli inizi (d'altronde la cucina migliore al mondo l'abbiamo in casa), la curiosità verso la buona tavola è ancora più forte all'estero. Secondo una recente indagine di Babbel, l'app che aiuta a imparare facilmente le lingue, il cibo smuove in media il 9% dei viaggiatori nel mondo, ben il 10% degli abitanti dei Paesi di lingua tedesca e l'11% di quelli di lingua inglese. Certo, obbietterà qualcuno, a paragonare salsicce e crauti con le lasagne o un farcitissimo pasteis de Belem, la vittoria è scontata.
Ma a testimoniare la curiosità è anche il successo dei nuovi corsi Babbel per conoscere le parole delle prelibatezze delle cucine nel mondo. E allora, numeri alla mano, si può azzardare che agli italiani piace ''caliente'', con le lezioni sui menù spagnoli e sudamericani (ma anche turchi), tra i più seguiti di casa nostra. Viceversa, i più curiosi verso il corso sulla cucina italiana sono ancora i tedeschi (48%). Secondi, a sorpresa, i nostri grandi rivali ai fornelli, i francesi (22%), seguiti dagli inglesi (14%). E a giudicare dai risultati, tagliatelle al ragù, tortellini e tigelle battono tutti: con l'acquolina in bocca assicurata, la più cliccata è infatti la cucina emiliano-romagnola.

Giappone Tonno pinna blu venduto all'asta per 109 mila euro

Una catena di ristoranti giapponese ha pagato l'equivalente di circa 109.000 euro per un tonno pinna blu acquistato durante la prima asta dell'anno al mercato Tsukiji di Tokyo.

Kiyoshi Kimura, il presidente della società che gestisce la catena Sushi Zanmai, ha detto di essere "contento" di essersi aggiudicato il pesce nell'ultima asta di Capodanno del mercato prima che la struttura - nata 80 anni fa - venga trasferita in un altro sito nei prossimi mesi.

Kimura ha pagato 14 milioni di yen per questa specie di tonno a rischio di estinzione (l'esemplare pesava 200 chili), il triplo di quanto era stato pagato l'anno scorso ma ben lontano dal record di 155,4 milioni di yen pagati nel 2013 per un tonno pinna blu da 222 kg.(ANSA).

Crisi tra Arabia e Iran Teheran ferma i pellegrinaggi

Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha condannato l'assalto all'ambasciata saudita a Teheran, seguito all'esecuzione della condanna a morte a Riad dell'imam sciitaNimr al-Nimr con l'accusa di terrorismo, ma nel testo non si fa alcun riferimento all'esecuzione del religioso, la stessa che ha causato la violenta reazione della comunità sciita. 

Dopo l'assalto, Riad ha interrotto le relazioni con l'Iran, e il fronte dei Paesi a maggioranza sunnita si sta allargando. Il Kuwait ha richiamato il suo ambasciatore per consultazioni. L'emirato non ha interrotto le relazioni con Teheran, come hanno fatto Bahrein e Sudan. All'ambasciatore è stato consegnato un memorandum di condanna degli attacchi all'ambasciata. 

In una dichiarazione approvata all'unanimità i 15 membri del Consiglio "condannano con la massima fermezza gli attacchi contro le missioni diplomatiche dell'Arabia Saudita a Teheran e Mashhad". I 15 esprimono "profonda preoccupazione" per gli attacchi e "chiedono alle autorità iraniane di proteggere le proprietà e il personale diplomatico, e di rispettare in pieno i loro obblighi internazionali al riguardo".

Il presidente iraniano Hassan Rohani ha lanciato una nuova accusa all'Arabia Saudita. Riad "non può coprire il suo crimine, l'aver decapitato un religioso, interrompendo le relazioni". E ancora, "non è tagliando teste che si può rispondere a chi critica" il regime, ha affermato il capo della Repubblica islamica, che, durante un incontro con il ministro degli Esteri danese Kristian Jensen, ha auspicato una presa di posizione dei "Paesi europei, sempre sensibili in materia di diritti umani". 

Una ulteriore misura di ritorsione sembra essere la decisione con la quale le autorità iraniane hanno sospeso il pellegrinaggio minore o Umra finché - è la motivazione ufficiale - Riad non garantirà migliori condizioni di sicurezza rispetto al tragico incidente del settembre scorso alla Mecca, quando in una calca incontrollata morirono migliaia di pellegrini. 

Sulla crisi Arabia-Iran il Consiglio di coperazione dei Paesi del Golfo (CCG) terrà sabato una riunione straordinaria. Alla riunione parteciperanno Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrain, Oman e Qatar.
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