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Cultura / Idee: città ideali, sogno o incubo?

I turisti che solcano la Toscana in lungo e in largo non possono fare a meno di sostare a Pienza, la città ideale che papa Pio II Piccolomini ricavò dal natio borgo di Corsignano. Così come chi visita Mantova spesso allunga il suo giro per toccare Sabbioneta, la piccola Roma eretta da Vespasiano Gonzaga nel secondo Cinquecento. Ma in Italia i centri che hanno tradotto in realtà l’utopia sono molti. Fabio Isman ne passa in rassegna una selezione e diversi altri ne segnala in Andare per le città ideali (Il Mulino, pagine 144, euro 12,00), bel libro che sta tra il racconto di viaggio, la guida d’autore, il saggio (documentatissimo) di storia dell’arte, ma che si legge come un romanzo. Isman prima di tracciare un itineraio tra vie e piazze, esplora l’elemento teorico. 

La città perfetta – in virtù della sua natura intellettuale – nasce infatti a due dimensioni. La possiamo osservare in tavole, affreschi e disegni, come in numerosi trattati, che in Vitruvio fondano le proprie radici: dall’Alberti al Filarete e Francesco di Giorgio Martini fino agli schizzi di Leonardo. Il concetto di “città ideale” è antico. 

Lo espone Platone e lo ri- chiama Aristotele. Il mondo rinascimentale, nella sua ricerca dell’armonia del cosmo, è affascinato dalla possibilità di un ambiente urbano la cui forma rispecchi, nella disposizione, nelle proporzioni e nella gerarchia, quella di una società armonica perché perfettamente regolata. Nasce da qui la tradizione letteraria inaugurata dall’ Utopia di Tommaso Moro. Un tracciato a scacchiera o stellare di vie ampie e regolari in cui si aprono piazze, edifici uniformi per altezza e stile è il comune denominatore. Isman prende le mosse addirittura da Aquileia romana per poi muoversi tra i centri sorti durante il Rinascimento (Pienza e Sabbioneta, ma anche Acaya nel leccese, Palmanova in Friuli, Terra del Sole in Romagna) e nel Seicento (San Martino al Cimino, nei pressi di Viterbo, in cui Francesco Borromini – su commissione di donna Olimpia Maidalchini – “inventa” le case a schiera). Isman fa poi un salto temporale e sociale, con i villaggi industriali – la settecentesca filanda borbonica di San Leucio a Caserta e i più recenti Crespi d’Adda in Lombardia e Rosignano Solvay, company-town nel livornese – per arrivare alle città fondate dal regime fascista, da Latina e Sabaudia, nel Lazio, a Arborea e Fertilia in Sardegna. 

È un tour appassionante e allo stesso tempo inquietante. Le città ideali dei dipinti rinascimentali sono prive di presenze umane, nonostante le proporzioni siano a misura d’uomo. Sono costruzioni di natura filosofica, la loro purezza cristallina, e quindi “minerale”, non sembra adatta alla vita “organica”. Già nella sua elaborazione teorica e poi con decisione nel salto nella realtà, la città ideale diventa tema dell’architettura militare. 

Uniformità degli spazi e una griglia predeterminata di ruoli e gerarchie sono pregi apprezzati dal sistema di vita militare, in cui personalità e identità passano in secondo piano. La città stellata diventa il modello per piazzeforti in tutta Europa. Palmanova, costruita dalla Serenissima nel 1593, è la capostipite ma la Sforzinda filare- tiana ne è il modello. Una città fortezza è anche Terra del Sole fondata in Romagna nel 1564 da Cosimo I de’ Medici ai confini del suo Granducato. Visivamente è una delle migliori incarnazioni dei principi della città ideale. 

Ma, come ben descrive Isman, era una formidabile prigione che ancora reca tracce – graffite sui muri delle celle e registrate nei ricchi archivi – delle torture e dei supplizi. «Terra del Sole – scrive – non è soltanto un piacere assoluto per gli occhi, ma anche un’angoscia per la mente e il cuore». Il sogno dell’umanesimo si riversa nell’antiumano. Il vero tema delle città ideali (antiche e contemporenaee) è l’esercizio del potere. Il fascino ipnotico che promanano è lo stesso del giardino di Armida – che è poi quello di ogni totalitarismo: la chimera dell’irrealtà, il mondo perfetto ma contro natura (e quindi diabolico), che cela inganno e dominio. Se l’avesse conosciuta, forse Seebald avrebbe incorporato Terra del Sole in Austerlitz.Il protagonista che dà nome al romanzo studia le strutture costruite secondo i canoni geometrici delle città ideali e la loro natura di fortezze e prigioni, luoghi cioè di violenza e sopraffazione. 

È una critica drammatica alla ragione cartesiana, il cui destino sembra essere il rovesciamento nella follia. Austerlitz descrive la settecentesca città fortificata e prigione politica di Theresienstadt, in Boemia (oggi Terezin), come «costruita secondo un rigoroso schema geometrico come l’ideale Città del sole di Campanella». Il nazismo ne fece un campo di concentramento ideale e beffardo, «modello – scrive Seebald – di un mondo dischiuso dalla razionalità e regolamentato fin nei minimi dettagli». La perfetta organizzazione urbana facilita il controllo oppressivo e la distruzione dell’uomo come individuo, prima che come corpo. L’astrazione dei principi geometrici della città ideale strumentalmente si traduce in spazi perfetti per sopprimere il libero arbitrio. 

Non si può dimenticare che una “città ideale” è il Panopticon: il carcere inventato dall’Età dei Lumi, omogeneo, razionalmente organizzato, centralizzato, totalmente controllabile. Portando il paragone all’estremo, si potrebbe dire che il processo di alienazione non è dissimile da quello innescato dalle architetture concentrazionarie delle periferie urbane, a loro modo “architetture ideali” sgorgate dalle ambizioni utopiche della modernità. Fabio Isman osserva che le città ideali sono «il frutto di visioni laiche e quasi mai religiose». C’è da chiedersi se questa trasformazione del trionfo della ragione in barbarie non sia contro la sua natura ma ne dipenda direttamente, così come l’inevitabile riversarsi in regime dittatoriale caratterizza tutte le utopie politiche, dalla Rivoluzione francese al Socialismo reale, che hanno fatto della ragione un fondamentalismo. Non è il sonno ma il sogno della ragione (e in originale l’incisione goyesca, con il termine sueño, è di una tragica ambiguità) a generare mostri.
Avvenire

Ristoranti, pizzerie e... la top 10

Quali sono i bar, le gastronomie, i ristoranti preferiti dagli Yelper italiani? Per rispondere a questa domanda, Yelp – l’esperto nella ricerca delle migliori attività commerciali su base locale, sia da desktop che tramite app – ha analizzato le recensioni realizzate dalle sue community e i punteggi assegnati dagli utenti che hanno testato e commentato le proprie esperienze gastronomiche in giro per la penisola. E’ nata così la Top 100 dei locali più amati per mangiare fuori nelle principali città italiane.
Yelp ha studiato le valutazioni e le “dritte” dei suoi Yelper - sempre intenti a vivere la propria città a 360 gradi - per scattare una reale ed inedita mappa delle preferenze degli italiani a tavola, divise tra amore incondizionato per la pizza e le specialità “di casa” e un’incontenibile curiosità verso sapori internazionali più o meno noti. Tra le sorprese, spicca, senza dubbio, l’esclusione di Milano dalla Top 10 dei locali più recensiti e votati, dominata da una città decisamente più piccola, ma non meno “appetitosa” come Firenze.
Sul podio pizza e specialità toscane 
Il podio della Top 100 di Yelp parla chiaro: per gli italiani niente è meglio dei sapori di casa e, in particolare, della pizza. La vetta della classifica, infatti, è dominata da due celebri pizzerie napoletane, L’Antica Pizzeria – Da Michele (4.5/5) e Sorbillo (4.5/5), che si aggiudicano rispettivamente la medaglia d’oro e d’argento dei locali più apprezzati. L’innato amore per la tradizione culinaria italiana è testimoniato anche dalla presenza sul gradino più basso del podio di Mercato Centrale (4.5/5), un autentico paradiso su due piani per gli amanti delle eccellenze toscane, attività fiorentina meglio recensita per la categoria “food”.
A tavola si fa il giro del mondo
Una volta chiarito che il primato della cucina italiana non è in discussione, gli Yelper si dimostrano decisamente entusiasti all’idea di sperimentare anche cucine di Paesi lontani, asiatici ma non solo: scorrendo la Top 100, infatti, ricorrono ben dieci volte locali che propongo sushi, uramaki e altre prelibatezze nipponiche – a volte addirittura rivisitate in salsa carioca, come da Temakinho (4.5/5) -, per poi imbattersi in ristoranti cinesi e spagnoli, seguiti a ruota da cucine di ogni parte del mondo: vietnamita, indiana, messicana, eritrea – come il Warsa (4.5/5) di Milano - e, soprattutto, americana. Molto votate, infatti, sono state le attività che servono brunch, burger, milkshake e bagel, offrendo un assaggio di autentica “American life” che non ha niente a che fare con il junk food.
Colpisce, infine, l’assenza di locali esclusivamente vegetariani o vegani che, seppur sempre più numerosi e apprezzati, non sembrano ancora in grado di fare definitivamente breccia nei cuori (e negli stomaci) degli Yelper, in maggioranza onnivori.
Uno sguardo alla Top 10: domina Firenze, Milano grande assente
Con ben sette attività nella Top 10, Firenze è la città con il maggior numero di locali recensiti, mentre Napoli compare due volte, seguita da Roma, il cui unico business presente tra i primi dieci – la birreria Open Baladin (4/5) - occupa il quarto posto. Grande esclusa, a sorpresa, è Milano: per trovare il primo ristorante della città meneghina bisogna infatti scivolare fino all’undicesimo posto, dove compare Poporoya (4.5/5), a testimonianza della grande passione dei milanesi per la cucina asiatica e, in particolare, per le specialità giapponesi, ormai tipiche del capoluogo lombardo quanto la cotoletta e il risotto con l’ossobuco.
Le prime dieci posizioni svelano la predilezione degli utenti per ambienti informali e piatti non troppo elaborati, in cui è possibile mangiare un boccone e placare un languorino in modo piuttosto veloce: oltre alle pizzerie e ai “mercati gastronomici”, risultano vincenti le formule di snack bar, bruschetterie e paninoteche. È curioso notare, ancora una volta, la crescente popolarità della cucina a stelle e strisce di qualità – rappresentata da Le Vespe Café (4.5/5) e Dolce Lab (4.5/5), rispettivamente al sesto e nono posto – che mette al bando il junk food, mentre al tempo stesso dimostra di resistere anche la tradizione dolciaria più tradizionale, con la presenza all’ottava posizione di Pasticceria Giorgio (4.5/5), rinomata per le sue torte e i suoi deliziosi pasticcini con cui accompagnare un tè pomeridiano in perfetto stile “Paese delle Meraviglie”.
Yelp: la Top 10 dei locali dove mangiare nelle principali città italiane
1. L’Antica Pizzeria – Da Michele (4.5/5) 6. Le Vespe Café (4.5/5) 
2. Sorbillo (4.5/5)
7. Johnny Bruschetta (4.5/5) 
3. Mercato Centrale (4.5/5)
8. Pasticceria Giorgio (4.5/5), 
4. Open Baladin (4/5)
9. Dolce Lab (4.5/5) 
5. All’Antico Vinaio (4.5/5)
10. I Due Fratellini (4.5/5)
ansa

Turismo: Mobile Traveller in Italia valgono 835 milioni. Amadeus, 42% hanno prenotato o pianificato viaggio con iphone

Continua a crescere il numero degli smartphone nel mondo (solo nell'ultimo anno in tutto il mondo ne sono stati venduti più di un 1 miliardo) e crescono anche gli mTraveller, che usano il cellulare sia per pianificare sia per effettuare prenotazioni di viaggio e raggiungono il 42% dei viaggiatori mondiali. E anche l'Italia ha il suo bel da fare con una cifra stimata di 1,3 milioni di turisti "mobili" e 40 milioni di transazioni via mobile commerce legati al comparto turistico, in particolare alla biglietteria (+160%) su 2,8 miliardi totali.
Guardando ai dati europei, il 65% dei viaggiatori ricerca voli dal proprio smartphone, mentre è il 25% che finalizza l'acquisto tramite il dispositivo. Una percentuale che sale leggermente, al 30%, se si tratta di prenotare hotel.
"Questi numeri sono destinati a crescere in maniera consistente nei prossimi anni. Prevediamo infatti che il 55% delle prenotazioni verranno effettuate via mobile nel vicino 2018" spiega Francesca Benati, amministratore delegato e direttore generale di Amadeus Italia in occasione dell'ottava edizione dell'Osservatorio del Mobile Payment & Commerce promosso dal Politecnico di Milano. "Raccomandiamo - aggiunge - agli operatori del settore di essere parte di questa realtà in movimento. In Italia quest'anno il valore del settore nel comparto mobile sarà di 835 milioni, una cifra generata dalla crescita annua del 125% avvenuta rispetto al 2014".
Mentre nel 2013 i futuri viaggiatori cercavano ispirazione su smartphone ma prenotavano altrove, nel finire del 2015 solamente un quarto dei viaggiatori ha effettuato questo passaggio (26%), evidenziando un crescente apprezzamento da parte dei consumatori dell'esperienza via mobile. Questo trend è reso possibile anche dalla sempre maggiore disponibilità di app, considerato che ben l'82% delle 50 migliori compagnie di viaggio al mondo offrono le soluzioni mobile per assecondare la propensione all'uso degli smartphone e tablet dei propri clienti, e nel contempo fidelizzarli.
PRIMA DEL VIAGGIO - Gli mTraveller utilizzano le app mobile con queste finalità: il 45% per programmare il proprio viaggio;
il 30% per trovare offerte/affari hotel; il 15% ha appositamente scaricato app specificamente in funzione delle imminenti vacanze
Le applicazioni vengono utilizzate anche per fare il check-in, di cui il 46% è il numero di chi viaggia per piacere e 61% di chi viaggia per lavoro.
DURANTE IL VIAGGIO - Il 52% dei viaggiatori usano app una volta giunti a destinazione, di cui: il 94% per cercare e scoprire attività da fare in loco; l'80% per scaricare mappe e trovare direzioni; il 75% per cercare ristoranti.
DOPO IL VIAGGIO - Sette viaggiatori su 10 postano foto delle vacanze sui social network tramite app durante e dopo la vacanza.
ansa

Alla scoperta di Copenaghen sulle tracce di The Danish Girl

Una meravigliosa Copenaghen, Nyhavn, Nyboder, e il centro storico della città fanno da sfondo a The Danish Girl in uscita nelle sale italiane il prossimo 18 febbraio. Diretto da Tom Hooper, il film è un adattamento dell’omonimo romanzo di David Ebershoff e racconta la storia di una coppia di artisti danesi. Si tratta di Lili Elbe (nato Einar Wegener), primo caso di intervento di riassegnazione sessuale, interpretata da Eddie Redmayne, candidato agli Oscar come miglior attore protagonista, affiancato da Alicia Vikander nel ruolo della pittrice Gerda Wegener, candidata agli Oscar come miglior attrice non protagonista.
The Danish Girl è inoltre candidato agli Oscar per la miglior sceneggiatura e i migliori costumi.
La trama
Einar Wegener, un pittore paesaggista di successo, è sposato con Gerda Wegener, ritrattista di buona fama. I due artisti sono felicemente sposati e vivono a Copenhagen all'inizio del 1900. La loro relazione cambia quando Gerda chiede al marito di vestirsi da donna e sostituire la modella per un suo ritratto. Indossando abiti femmilini Einar si rende conto che Lili Elbe è l'espressione del suo vero sé. Attraverso l'arte di Gerda, i due creano un luogo di libertà dove Lili può vivere pienamente la sua identità femminile. Lili finisce per vivere la sua vita di donna, e Gerda la sostiene quando nel 1930 si sottopone al primo intervento di riassegnazione sessuale. La scoperta che la musa e modello preferito di Gerda era in realtà suo marito fece molto scalpore, ma i due artisti furono celebrati e conosciuti oltre che per il loro talento artistico anche per la capacità di sfidare i confini di genere e identità sessuale.
Il film è stato girato nei luoghi realmente vissuti dai protagonisti, tra l'incantevole canale Nyhavn e l’area di Frederiksstad a Copenaghen, riconosciuta come patrimonio Unesco.
I luogi del film
Nyhavn & il quartiere lungo il canale
Tra le strade acciottolate di Nyhavn si trova la casa di Lili Elbe e Gerda Wegener. Molte delle scene di 'The Danish Girl' si svolgono in questa parte più antica del porto di Copenaghen. Nyhavn era in origine un porto commerciale. La maggior parte delle case nella zona risalgono al XXVII secolo con la più antica (Nyhavn n. 9) costruita nel 1681.
Oggi, molte delle splendide case di questa zona sono state rinnovate e ospitano ristoranti e caffè che animano il quartiere del porto. 
Anche il celebre scrittore danese, Hans Christian Andersen, ha vissuto a Nyhavn al n. 20. In questa casa scrisse favole di fama mondiale come 'L'acciarino magico', e 'La principessa sul pisello'. Andersen ha anche vissuto vent'anni a Nyhavn n. 67 e due anni al n. 18.

Magstræde
Dopo un vernissage e una festa, la coppia di artisti, protagonisti di The Danish Girl, passeggia attraverso Magstræde. In questa suggestiva strada del centro storico si trovano molte case scampate ai numerosi incendi che hanno interessato Copenaghen nel 1728 e 1795. Le case in Magstræde n. 17 e 19 risalgono al 1640, la stessa epoca di costruzione di Børsen, la vecchia Borsa di Copenaghen, e dell'osservatorio astronomico Rundetårn, la Torre Rotonda.
Le case di Magstræde offrono un quadro perfetto della capitale danese di 300 anni fa. Magstræde è oggi una zona residenziale con ottimi ristoranti e viene spesso usata per set fotografici. In origine però questa zona era decisamente meno sofisticata: la prima parte del nome della strada, Mag, è infatti un'antica parola che significa “bagno”, in riferimento ad una latrina pubblica che si trovava proprio nella strada.
Nyboder 
In una delle caratteristiche case basse a schiera di colore giallastro con i tetti rossi, risalenti al XVII secolo, chiamate Nyboder, viveva Henrik, flirt di Lili. Le prime case di Nyboder forono costruite nel 1631 dal re Cristiano IV, considerato il grande costruttore reale danese. In realtà, si potrebbero passare giorni a Copenhagen solo visitando gli edifici costruiti durante il suo regno che durò quasi 6o anni, dal 1596 al 1648. Le case di Nyboder, inizialmente dedicate ad ospitare il personale della marina e le loro famiglie, si trovano vicino al bellissimo Castello di Rosenborg, anch’esso costruito dal Re Cristiano IV vicino allo splendido parco Kongens Have (Giardino del Re).
Teatro Reale
Altro luogo iconico di Copenaghen ripreso nel film, il Teatro Reale che troneggia nella piazza Kongens Nytorv dal 1748. Il teatro ha ospitato molti personaggi famosi, tra cui il filosofo danese Søren Kierkegaard.
Il Palazzo di Charlottenborg
Il Palazzo di Charlottenborg fa da sfondo al primo incontro dei due protagonisti, entrambi studenti della Royal Danish Academy of Art. Charlottenborg ha una delle più vaste e suggestive collezioni d’arte contemporanea in Europa e ospita mostre, eventi, conferenze, spettacoli, concerti e proiezioni rendendolo un riferimento in materia di arte contemporanea a Copenhagen. È situato a Kongens Nytorv vicino al Teatro Reale e nelle vicinanze del Magasin du Nord, il più grande department store in Scandinavia, oltre che all'Hotel d'Angleterre uno dei 5 stelle più iconici della città.
La costruzione del Palazzo Charlottenborg iniziò nel 1672. Al volgere del secolo la vedova Queen Charlotte Amalie acquistò il castello e il suo nome è rimasto da allora con esso.
Frederiksstad e Amalienborg – Parigi a CopenaghenLe immagini della coppia di artisti a Parigi sono in realtà girate a Copenaghen - nel quartiere Frederiksstad risalente alla seconda metà del XVIII secolo. Frederiksstaden è candidato per l’iscrizione al Patrimonio UNESCO come uno dei siti urbani più solidamente espressi in Danimarca e una delle più belle espressioni europee del settecento.
Frederiksstaden è stato progettato con strade lunghe e ospita il primo ospedale pubblico della Danimarca, attualmente occupato dal Designmuseum, il più grande museo di design con un forum espositivo centrale per il design industriale e le arti applicate in Scandinavia. 
Amalienborg, sede della famiglia reale danese, è parte di Frederiksstaden; è uno dei quartieri più alla moda della città, con negozi di antiquariato, case internazionali aste e uffici. Parte di Frederiksstad viene anch'esso ripresa nelle scene “parigine” del film.
Il quartiere di Frederiksstad
Una piccola area del centro di Copenaghen, con ampie strade parallele. Tra i luoghi caratteristici di questa zona Kongens Nytorv e gli eleganti viali Bredgade, Store Kongensgade, Amaliegade, Sankt Annæ Plads ed Esplanaden con loro simmetria rettilinea, in netto contrasto con le strade strette e tortuose del centro storico di Copenaghen. E’ ancora oggi caratterizzato da gallerie d'arte, antiquari, case d'asta, agenzie creative ed è dominato dalla residenza reale, il palazzo di Amalienborg e dalla vicina Chiesa di Marmo.
Esposizione: Dipinti di Gerda Wegener a ARKENUn’opportunità per completare la conoscenza di Copenaghen sulle tracce di The Danish Girl
L'insolita storia di un amore tra un’artista e una musa che trascende i confini di genere è anche il titolo della mostra dedicata alle opere di 'Gerda Wegener'. L’esposizione è visitabile al Danish Art Museum ARKEN, a sud di Copenhagen fino al prossimo 16 maggio.
Ragazze che flirtano, dive glamour, donne sensuali e le immagini di Lili sono tra i soggetti preferiti di Gerda Wegener. La sessualità ambivalente della Wegener e la storia del suo compagno erano troppo difficili per essere comprese dai contemporanei dell’artista.
Gerda Wegener ha ricevuto dei giudizi molto controversi, ma ha goduto di grande successo a Parigi, dove lei e Lili hanno vissuto per due decenni dal 1912 partecipando con entusiasmo al mondo dello spettacolo parigino, come testimoniano le molte opere di Gerda che ritraggono feste e carnevali. Gerda è diventata rapidamente una ritrattista popolare e ha esposto nelle più importanti gallerie d'arte a Parigi e oltre che nel padiglione francese all'Esposizione mondiale nel 1925, dove ha vinto due medaglie d'oro.
Come arrivareCopenaghen è facilmente raggiungibile con voili diretti da Milano, Roma, Bologna, Venezia, Firenze, Pisa, con compagnie low cost o di linea.
ansa

RIAPRE IL CASTELLO DEI VICARI DI LARI Un museo dinamico da scoprire, esplorare, sperimentare

E’ fissata per sabato 20 febbraio alle ore 16.30 la riapertura del Castello dei Vicari di Lari, con l’inaugurazione del museo dinamico allestito nelle sale dell’antica fortezza.

Un nuovo allestimento in una realtà museale già avviata e molto visitata, che tuttavia ha voluto rinnovarsi profondamente realizzando un percorso di visita innovativo, in cui applicazioni tecnologiche si integreranno con un sistema di pannellistica didascalica. Attraverso tavoli multitouchologrammivideomapping e postazioni interattive i visitatori potranno ricostruire la storia del Castello, esplorandone le suggestive sale, il carcere e le sue segrete. A farsi conoscere saranno poi gli stessi personaggi, che nel tempo abitarono e animarono l’antica fortezza.

Protagonisti del percorso museale i bambini e le loro famiglie, che potranno rivivere la storia antica del Castello e del suo territorio grazie alla presenza di numerose applicazioni innovative.

Sabato 20 febbraio alle ore 16.30 il museo dinamico del Castello dei Vicari sarà aperto al pubblico alla presenza del Sindaco e delle Autorità. Nell’occasione i presenti potranno accedere gratuitamente al percorso museale.

fonte: http://www.cascianatermelari.gov.it/
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci
Turismo Culturale
turismoculturale@yahoo.it

Barcellona: Musica, al Centre Artesà Tradicionarius si celebra Francesco Guccini


Metti una sera a discutere intorno a un tavolo quattro personaggi d’eccezione come il cantautore e scrittore Francesco Guccini; Carlo Petrini, l’agnostico cui Papa Francesco ha chiesto la prefazione per l’enciclica “Laudato si’”, fondatore di Slow Food , Terra Madre, dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, del Salone del Gusto di Torino; Sergio Staino, disegnatore satirico, scrittore, regista cinematografico creatore del personaggio di Bobo; Guido De Maria, storico pubblicitario italiano, disegnatore, autore televisivo e condirettore della rivista Comix.
“Il nuovo che avanza. Omaggio a Francesco Guccini”
L’evento – dal titolo “Il nuovo che avanza. Omaggio a Francesco Guccini” – è in programma sabato 13 febbraio alle 21 a Barcellona, presso il Centre Artesà Tradicionarius, con la collaborazione dell’Istituto italiano di cultura della città catalana. Oltre all’incontro, è previsto un omaggio musicale internazionale in cui cantautori di varie nazionalità cantano canzoni di Guccini tradotte nelle proprie lingue. Sul palco del Tradicionarius si esibiranno i catalani Quico Pi de la Serra, Roger Mas, Sílvia Comes, Rusó Sala e Miquel Pujadó, la neozelandese Tamar McLeod Sinclair, la maltese TroffaHamra e l’argentino Juan Carlos “Flaco” Biondini
fonte: http://www.liberoreporter.it/