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Airbnb vale 3,4 mld in Italia, per host 2300 euro anno

Un vero fenomeno che nel 2015 ha portato 3,4 miliardi (0,22% del pil) all'economia italiana, supportando l'equivalente di 98.400 posti di lavoro. Un modo di viaggiare che è stato scelto da 3,6 milioni di ospiti in Italia e 1,34 milioni di residenti italiani all'estero. Un modo di dare ospitalità scelto da 82.900 italiani (quasi 20 mila solo su Roma e Milano) che hanno guadagnato in media 2.300 euro a testa all'anno condividendo il proprio alloggio per circa 24 notti. A fare la radiografia di Airbnb sul mercato italiano, il terzo al mondo, è un rapporto realizzato dalla stessa community con Sociometrica e presentato a Roma alla presenza del ministro Dario Franceschini. Che da subito sottolinea: "Non c'è nessun contrasto terribile o alternativa tra il sistema alberghiero tradizionale e Airbnb. Sono due sistemi diversi che si possono integrare e possono convivere soprattutto in un Paese come l'Italia in cui i numeri del turismo crescono e cresceranno. Airbnb aiuta a moltiplicare le mete di attrazione ad accogliere i turisti anche nei centri minori e nelle periferie e permette ai turisti di vivere una vacanza veramente "all'italiana", che è uno dei motivi principali per cui gli stranieri ci cercano".
L'occasione è buona anche per parlare di uno dei tasti più dolenti del turismo italiano: la tassa di soggiorno. "E' urgente - dice Franceschini - una revisione della tassa che deve uscire dal riferimento alle stelle degli alberghi, che sono un sistema datato e superato. Ormai valgono molto di più i giudizi dei clienti sul web. Bisogna prevedere che sia una percentuale del costo della camera, questo garantisce maggiore equità e trasparenza e uguaglianza tra le regioni". Secondo Franceschini la tassa di soggiorno va pagata con il conto della camera e non separatamente in un secondo momento, come avviene adesso. "E' una cosa che è capitata anche a me e che confonde il turista" dice.
Quello presentato oggi è il primo studio focalizzato sull'impatto della community di Airbnb in Italia, dopo che analisi simili erano già state realizzate per altre località come la Francia, New York, Londra, Giappone e Madrid. 
Secondo la ricerca Airbnb rappresenta anche un aiuto importante per numerosi host: il reddito di molti di loro è infatti inferiore al reddito medio pro capite in Italia (22.200 euro). L'87% di loro ha solo uno o due annunci attivi sulla piattaforma ed è residente nella città in media da 32 anni. Gli host in Italia hanno ricavato 394 milioni durante lo scorso anno, accogliendo ospiti nelle proprie case, mentre questi ultimi - secondo Airbnb - hanno speso 2,13 miliardi presso le attività commerciali locali (impatto netto).
ansa

In Italia 293 spiagge al top, Liguria regina di Bandiere Blu

Crescono ogni anno le località balneari d'eccellenza lungo la Penisola. Quest'anno 152 Comuni rivieraschi (cinque in più del 2015) per 293 spiagge complessive (280 l'anno scorso) e 66 approdi turistici potranno fregiarsi della Bandiera Blu 2016, il riconoscimento internazionale assegnato dalla Foundation for Environmental Education (Fee), che premia la qualità delle acque di balneazione ma anche il turismo sostenibile, l'attenta gestione dei rifiuti e la valorizzazione delle aree naturalistiche.


L'iniziativa, giunta alla XXX edizione, vede ancora sul podio la Liguria con 25 località premiate e due nuovi ingressi (Ceriale e Levanto), davanti a Toscana (19 e un nuovo ingresso, Massa) e Marche (17)

La Campania conferma 14 bandiere con un nuovo ingresso (San Mauro Cilento) e un'uscita; stessa sorte per la Puglia, con 11 bandiere, un nuovo ingresso (Carovigno) e un'uscita. L'Abruzzo, con tre uscite e una new entry (Silvi) scende a quota 6 bandiere, L'Emilia Romagna ne perde due e scende a 7. Il Veneto e il Lazio confermano le stesse 8 bandiere dell'anno scorso; la Sardegna è presente con 11 località avendone acquistate tre (Badesi, Sassari e Teulada), e la Sicilia raggiunge le 6 bandiere con una nuova entrata (Marina di Ragusa).


Ancora, la Calabria arriva a 5 bandiere con un nuovo ingresso (Praia a Mare), il Molise conferma le 3 bandiere dell'anno scorso e il Friuli Venezia Giulia le 2 del 2015. La Basilicata raddoppia e grazie all'ingresso di Policoro arriva a 2. 

Quest'anno vengono poi riconfermate le bandiere 2015 per i laghi: 1 per la Lombardia, 2 per il Piemonte e 5 per il Trentino Alto Adige mentre per i porti salgono a 66 aggiungendosi Marina di Capitana (Quartu Sant’Elena) in provincia di Cagliari. 

I criteri guida per l'assegnazione delle Bandiere Blu vanno 'dalla "assoluta validità delle acque di balneazione" (devono avere una qualità eccellente) all'efficienza della depurazione, dalla raccolta differenziata alle aree pedonali, piste ciclabili e spazi verdi.
ansa

Moda e design. Come sono creativi questi norvegesi in Norvegia


Dici Norvegia e pensi a fiordi incontaminati, allo stoccafisso e al salmone. E sebbene la mente di qualche nostalgica voli alle hit degli A-ha in puro stile anni Ottanta, l'idea che abbiamo del Paese Scandinavo è quello di una «nazione di ingegneri»: gente precisa e poco incline a regalare sorprese. Le cose non stanno esattamente così. La Norvegia sta conquistando il cuore anche degli italiani grazie alle sue incursioni nel design, nel fashion, nell'innovazione. Il nord è tutt'altro che freddo in tema di creatività, specie da quando il governo di Oslo ha capito come coltivare i suoi talenti, con un occhio di riguardo agli insegnamenti che si possono trarre dal Bel Paese. In un palazzo storico del centro di Milano c'è Innovation Norway Italia che tesse le fila di questa rivoluzione silenziosa. Ne parliamo con Elisabeth Meyer, direttrice della società a statuto speciale (è partecipata al 51% dal Ministero Norvegese del Commercio e dell'Industria e al 49% dalle Regioni Norvegesi): «Rispetto al passato la Norvegia sta vivendo un periodo di stagnazione economica che si riflette anche sulla capacità di creare occupazione. Di fronte a questa situazione il Paese ha avuto la lungimiranza di adottare una doppia strategia: da una parte puntando sempre più sulle energie rinnovabili, dall'altra supportando lo sviluppo di settori innovativi, la tecnologia, la green economy, il turismo consapevole, la moda e il design». Durante l'ultima edizione della Design Week milanese si sono visti i primi importanti risultati, con la partecipazione di brand che hanno riscosso ottimo successo tra addetti ai lavori e pubblico. Sono case di produzione come Northern Lighting, che ha portato una ventata di aria fresca nel settore dell'illuminazione o Variér, celebre per le sue sedie oppure ancora Gudbrandsdalens Uldveveri, storica azienda di tappezzeria. Che la Norvegia, per coltivare la creatività dei suoi makers, abbia scelto Milano come città-riferimento in Italia non è un caso: è qui che, nell'ambito del Luxury and Fashion Knowledge Center della SDA Bocconi, otto aziende di moda norvegesi (FWSS, Swims, Iben, Cala og Jade, Lillelam, Aphru, Varsity e Blender Agency) hanno preso parte a un programma di formazione. Obiettivo: creare anche nel profondo Nord una filiera di moda e di lusso, carpire i segreti che hanno reso il made in Italy un brand riconosciuto ovunque nel mondo. È un progetto pilota ma utile a capire come da Oslo intendono anticipare il futuro: l'obiettivo è accelerare, dare a chi ha voglia di fare impresa soprattutto quella creativa la possibilità di essere formato, di fare network e di apprendere da chi è già affermato nel settore. «Milano è una vetrina formidabile», ci spiega Elisabeth Meyer nel suo impeccabile italiano. «Noi norvegesi siamo bravi quando si tratta di puntare al prodotto, ma dobbiamo migliorare nel cosiddetto involucro', nella creazione di brand capaci di crescere e richiedere nuova forza lavoro ci spiega- . Per anni abbiamo vissuto molto bene grazie al petrolio ma ora sappiamo che l'epoca dei combustibili fossili volgerà al tramonto. Vogliamo e dobbiamo essere preparati: ci sono molti settori pieni di possibilità, dall'innovazione, al turismo consapevole, all'energia ecosostenibile, all'enogastronomia. La moda e il design made in Norway' stanno dimostrando che anche noi scandinavi abbiamo un guizzo creativo capace, grazie alla giusta combinazione tra innovazione, qualità dei materiali e attenzione ai costi di vendita, di intercettare i gusti del mercato globale».
fonte: IL GIORNALE

Dalla via Emilia alle strade del mondo A Reggio Emilia XI edizione di 'Fotografia Europea'

Dalla via Emilia al fiume, al mare, alle strade del mondo: è questo il tema dell'XI edizione di 'Fotografia Europea', fino al 10 luglio a Reggio Emilia. Un ricco programma di mostre, conferenze, spettacoli, e molte altre iniziative, animato dagli scatti degli autori più famosi, che il capoluogo emiliano dedica con questo festival alla forma d'arte che più di altre comunica e interpreta la complessità della società contemporanea.
Promossa dal comune e curata da un comitato scientifico composto da Diane Dufour, Elio Grazioli e Walter Guadagnini, la manifestazione si articolerà in numerose esposizioni, allestite nelle sedi più prestigiose della città, ognuna delle quali offrirà una particolare riflessione su 'La via Emilia. Strade, viaggi, confini', ispirata a sua volta a 'Esplorazioni sulla via Emilia', l'opera collettiva sul paesaggio, curata da Luigi Ghirri con un gruppo di fotografi e scrittori, per raccontare nel 1986 il 'volto di un paese reale'. Non a caso, proprio ai Chiostri di San Pietro, uno dei fulcri del festival, si svolgerà la mostra principale ispirata appunto a quell'evento di 30 anni fa.
Curata da Laura Gasparini, la rassegna presenterà infatti una selezione di opere di Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, Vincenzo Castella, Giovanni Chiaramonte, Vittore Fossati, Luigi Ghirri, Guido Guidi, Mimmo Jodice, Klaus Kinold, Claude Nori, Cuchi White, Manfred Willman e il video di Nino Criscenti, tutte esposte in quella storica occasione.

La rassegna però prevede anche una serie di 'nuove esplorazioni', commissionate da Fotografia Europea 2016 ad artisti quali Alain Bublex, Stefano Graziani, Antonio Rovaldi, Sebastian Stumpf, Davide Tranchina, Paolo Ventura, Lorenzo Vitturi, che, con i loro scatti, hanno dato vita a un viaggio sorprendente tra realtà e immaginazione, tra documentazione e invenzione, che costituirà una delle novità più attese dal pubblico degli appassionati. Il tema dalla via Emilia si allarga quindi verso le strade del mondo. Sempre ai Chiostri di San Pietro, si terrà la mostra 'Exile', in cui verranno allestite le opere di 24 fotografi dell'agenzia Magnum. Sono immagini di reportage, scattate dai grandi interpreti di questo genere, da Werner Bischof a Robert Capa, da Stuart Franklin a Paolo Pellegrin, da Abbas a Chris Steele-Perkins, da Philip Jones Griffiths a Leonard Freed, in cui il tema dell'esilio è visto come una strada a senso unico, senza ritorno, toccando le pagine drammatiche dell'attualità. A Palazzo Magnani, invece, si svolgerà la prima grande rassegna italiana incentrata sull'opera di Walker Evans (1903-1975), uno dei grandi autori del '900, che lungo le strade degli Stati Uniti ha scattato alcune delle sue immagini più famose. Il fotografo americano sarà celebrato attraverso due distinte esposizioni. La prima, dal titolo 'Walker Evans.
Anonymous', presenterà il lavoro sviluppato dal 1929 su numerose riviste americane, per le quali era lui stesso, in molte occasioni, a scegliere il tema, scrivere i testi, selezionare le fotografie e curare l'impaginazione. Mentre i mass media indugiavano sul culto della celebrità e del consumismo, Evans fotografava anonimi cittadini e la loro vita quotidiana, creando immagini dirette e frontali delle condizioni del paese. 'Walker Evans. Italia', invece, ribadirà in 50 celebri scatti l'influenza che il maestro americano esercitò sul linguaggio poetico di molti dei fotografi protagonisti di 'Esplorazioni sulla via Emilia'.
E se allo Spazio Gerra si terrà la mostra 'Disco Emilia' per rivivere il fenomeno che vide tra i primi anni '70 e la fine degli '80 la nascita nella regione di moltissime sale da ballo (con scatti di Gabriele Basilico, Andrea Amadasi, Hyena e Arianna Lerussi), a Palazzo da Mosto si potrà visitare la collettiva 'Dalla via Emilia al mondo' con le opere di Ziad Antar, Paola De Pietri, Gulnara Kasmalieva & Muratbek Djumaliev, Kent Klich, Bettina Lockemann, Maanantai Collective, Michael Najjar, Paolo Pellegrin, Katja Stuke & Oliver Sieber.
ansa

Simpson e cannabis, i viaggi studio per le lauree più bizzarre

Scegliere cosa studiare non è mai facile. Individuare l'occupazione futura a cui dedicare il resto della propria vita è una decisione che viene presa in età molto precoce. La buona notizia è che i corsi universitari esistenti sono molto numerosi e vi è un’ampia possibilità di scelta. Uniplaces ha esaminato i corsi di laurea di tutto il mondo per aiutare gli studenti a scegliere il proprio percorso. Il risultato? Esistono più di 5mila corsi di laurea solo in Italia e in giro per il mondo è possibile trovare un numero infinito di indirizzi che fanno della specificità un punto di forza e alcuni di questi comprendono materie davvero particolari.
Di seguito un elenco di quelle più strane per cui organizzare un indimenticabile viaggio studio:
1. La filosofia dei Simpsons
Un vero fenomeno televisivo del nostro tempo, studiato in maniera piuttosto seria, sono I Simpson. Il modulo è insegnato presso l'Università della California, con sede a Berkley, e si fonda sul concetto che fra le puntate dei personaggi gialli più famosi del mondo, si nascondono teorie profonde, non solo della nostra cultura ma anche di grandi filosofi come Kant, Rousseau e Platone. Una prospettiva filosofica è più facile da capire se a spiegarla è la simpatica Lisa Simpson. Inoltre, alla fine del corso, viene data agli studenti l’opportunità di scrivere una puntata originale per la serie.
2. Hackeraggio Etico
Violare un sistema informatico non presume sempre cattive intenzioni. Lo insegna il nuovo corso dell’Università di Abertay, dedicato alla formazione di hacker etici che rilevano e correggono falle di sicurezza prima che vengano trovate dagli hacker cattivi.
3. Coltivazione della Cannabis
Il nome di questa laurea la dice lunga. L’Università di Oaksterdam in California offre corsi sulla coltivazione della cannabis, prendendo ispirazione dal celebre Cannabis College di Amsterdam. Qui gli studenti imparano tutto ciò che riguarda la cultura della cannabis, ovvero le tecniche agricole migliori, l'orticoltura, la medicina, la storia e la politica, relativi alla pianta per uso medicinale. Studiare la scienza dietro le piante è sempre affascinante, c’è solo da chiedersi cosa succede durante i laboratori pratici.

4. Cultura Pop
L'Università di Baltimora ha tra i suoi piani di studio più prestigiosi quello in Pop Culture. Uno degli studi più divertenti e curiosi del nostro tempo, dove il mondo Marvel, Game of Thrones, Star Trek o tutto ciò che ruota attorno agli zombie diventa la chiavi per capire la nostra cultura. Secondo Blumber T. Arnold, docente presso l'università, "La funzione degli zombie è la rappresentazione di tutte le cose che accadono negli Stati Uniti, dalla minaccia comunista durante la guerra fredda ai nostri timori circa il bioterrorismo. È relativamente facile associare il concetto zombie con quanto avviene nella cultura odierna. Un altro esempio è il mondo Marvel e il successo delle loro rappresentazioni di eroi e di cattivi. Questi personaggi sono un chiaro schema di come avviene la distinzione tra bene e male al giorno d’oggi”.
5. Gestione e tecnologia dell’industria del Bowling
I 10 birilli non restano al loro posto dopo uno strike, quindi serve certamente qualcuno pronto a sistemarli o che abbia progettato un dispositivo in grado di farlo. Quel qualcuno ha bisogno di conoscere tutti i meccanismi e l'Università di Vincennes, in Indiana, è pronta a insegnarli.
6. Professione Tata
Anche se si tratta solo di una certificazione, il programma di 12 mesi di preparazione per babysitter della Sullivan University è piuttosto singolare. Sviluppo dell’infanzia, nutrizione e massaggi cardiaci di emergenza sono solo alcuni dei corsi che devono superare le aspiranti che voglio diventare una super tata.
7. David Beckham
Gli studenti di Sociologia o di Scienze dello Sport della Staffordshire University, fra i moduli del piano di studi devono prepararne anche uno della durata di 12 settimane su David Beckham. Il corso include tutto ciò che riguarda la stella internazionale del calcio inglese, compresi i suoi cambi di look e la relazione con la moglie Victoria Adams.
8. Storia dei Vichinghi e Tradizioni Scandinave
Dal mese di Settembre 2016 all’University College di Londra, gli studenti potranno scegliere il corso di laurea sulla storia dei Vichinghi e della Scandinavia, trascorrendo tutto il terzo anno in una delle università scandinave.
9. Cornamusa
Per chi vuole conciliare università e musica la Carnegie Mellon University di Pittsburgh offre, presso la propria sezione di Arti Performative, la classe di Cornamusa. Fino a oggi solo una persona si è laureata.
10. Marionette
All’Università del Connecticut esiste un corso di laurea anche per gli appassionati di marionette e burattini, dove gli studenti imparano tutto su costumi, illuminotecnica e scenografie, passando per la storia dei personaggi più famosi, dai Muppets a Topo Gigio.
11. Harry Potter
Fra i suoi tanti moduli, il piano di studi del corso di Scienze dell’Educazione dell’Università di Durham ne ha uno incentrato su Harry Potter. Gli studenti analizzano come il maghetto che ha sconfitto tu-sai-chi si sia liberato di ogni sorta di pregiudizio e di bullismo, diventando modello d’insegnamento anche per gli insegnamenti babbani.
12. Scienza e tecnologia del Surf
Piuttosto ambito nelle facoltà che si trovano lungo la costa britannica, come Cornwall e Plymouth, è il corso di laurea perfetto per i surfer più accaniti. Ovviamente non viene insegnato come cavalcare le onde, ma la scienza che c’è dietro. Il rischio più grande è quello di apparire come qualcuno che passa tutto il giorno in spiaggia.
13. Scienze della Fermentazione
Forse non è esattamente quello che un genitore sogna per il proprio figlio, ma la verità è che le opportunità lavorative sono notevoli. Nel corso di laurea dell’Appalachian State University, nel North Carolina, gli studenti imparano l'arte di fermentare tutti i tipi di alimenti e bevande. Le conferenze accademiche sono dedicate principalmente alla produzione di birra e alcolici.
14. Scienze del Pollame
La leggenda vuole che il Colonnello Sanders, il fondatore della catena di fast food KFC, abbia iniziato il suo impero studiando Scienze del Pollame. La verità è che molte università degli Stati Uniti hanno una facoltà apposita, dove si impara tutto su polli, tacchini, quaglie e tutti gli altri uccelli, fra queste Georgia, Virginia e Missisipi University.
15. Scienze dei tappeti erbosi
La facoltà perfetta per gli appassionati di calcio che vogliono distinguersi dalla massa. Il corso dell’Università del Kentucky conta pochissimi iscritti, quindi le possibilità di diventare il più grande esperto di tappeti erbosi è davvero alta.
ansa

Turismo: Dai, crediamoci. #ReggioEmilia è una città seducente

La statuta di Marco Emilio Lepido
Dai, crediamoci. Reggio è una città seducente. L’abitudine di stare e abitare qui, sul guardrail della pianura, fa apparire tutto consueto e domestico. La crisi ha appannato la vita che era aperta e frizzante come il Lambrusco. Le temibili infiltrazioni mafiose, le cronache giudiziarie e processuali hanno ora un maledetto sopravvento sulla sostanza di questa città.
Eppure in tre-quattro giorni va capitando ogni cosa buona, che non è poi tanto inarrivabile, o così rara: Reggio è cultura e fa cultura. Cioè quell’anticorpo del quale tanto si blatera, se ne lamenta colpevolmente l’assenza, se ne invoca l’indispensabilità. Eppure c’è. È attivo. Giovedì sera il “Valli” ha presentato il suo bilancio consuntivo e quello della nuova stagione, confermando che Reggio ha passione per il teatro, la danza, la musica con 210 eventi, 80mila spettatori paganti e 4.631 abbonamenti; un 2016-2017 denso di prospettive e progetti.
Questa è una città che si raddensa e rappresenta nei teatri, che altrove non sono così concentrati e attivi. Perché sostituiscono la piazza, sono luoghi civili: elevano. Venerdì, poi, è stata inaugurata l’undicesima edizione di Fotografia Europea.
 
LO STARE AL MONDO
Non preoccupatevi, non sto scodellando una facile sintesi del fine settimana reggiano più charmant dell’anno. Analizzo e scrivo che qui si concentra e scorre il sangue arterioso e si elettrizzano i neuroni più efficaci per lo stare al mondo della nostra città.
 
Mi piace ribadire lo stare al mondo. Modo di dire che nell'italiano corrente e nel dialetto più illuminato coincide con il tema del festival: la via Emilia, strade, viaggi, confini. Come non mai Fotografia Europea, oltre ad aprire e illuminare la città, “cala” nella genetica più arcaica, originaria, fondativa di Regium Lepidi. 
Ma anche nell’essere oggi al mondo di questa conurbazione fuoriuscita dall’esagono medievale che, appesa all’itinerario della strada romana, si tende nel mezzo della regione e - come canta il titolo - è insieme strada, dunque movimento (anche ignoto) e confine.
 
Per i fotografi dei due rami della manifestazione, on e off, che si esprimono nelle 73 mostre disseminate in centro e in periferia, il tema è generoso, eleva la città, trasforma la nostra provincia lunga in una componente del breve mondo contemporaneo. Ma il gusto della scoperta è altro. Meno complesso.
 
ERBAZZONE E CONOSCENZA
Il gusto è incarnato dal desiderio dei reggiani e degli ospiti, tanti, tantissimi, di popolare la città. Animare con fame di erbazzone e conoscenza, macchina fotografica e festa, una Reggio altrimenti ritenuta sazia (abbastanza), disperata (non troppo), condizionata o intrisa dagli insediamenti mafiosi (purtroppo), ma d’alti valori civili (ancora).
 
Una Reggio che, chissà per quale credenza secolare, troppi suoi abitanti ritengono culturalmente blanda, subalterna, secondaria. Balle. 
 
La produzione e l'appetito intellettuale qui sono immensi e corrispondono a luoghi architettonici o urbani sorprendenti, come i chiostri benedettini di San Pietro dove è stata ospitata la presentazione di Fotografia Europea, le vie, le cupole, le atmosfere, il tracciato della via Emilia che ancora infilza la città o è tutore obliquo di Reggio.
 
SPAESAMENTO
Sentite, leggete, come le ispirazioni collettive fanno crescere la concreta certezza che questo luogo coltiva cultura? Non soltanto locale.
 
Venerdì pomeriggio il chiostro grande tardocinquecentesco di San Pietro, quello con le statue, il bugnato alla romana, con la platea sprofondata in quelle che erano le cantine conventuali, ha aiutato il gioco liberante che si chiama spaesamento. Rinforzato dal senso della fotografia, la quale mostra il mondo con l’occhio degli altri. È un gioco così forte che spacca quello che all’inizio di questa mia pensata domenicale ho definito guardrail della pianura, che muto in cultura, cioè la via Emilia, il posto diagonale nel quale la valpadana s’increspa, si disassa, scivola inclinata da Rimini a Piacenza e viceversa, avvista il Po da una parte e la cordigliera appenninica dall’altra.
 
È un luogo favorevole e benigno, incerto tra il west e la pampa padana, scandagliato da Pier Vittorio Tondelli, Luciano Ligabue, Luigi Ghirri, Edmondo Berselli. Ce n’è abbastanza per credere fermamente che lo spirito emiliano esiste. Queste mie convinzioni corrispondono alla carta dell’Italia capovolta che fa da logo all’edizione 2016 di Fotografia Europea. Capovolta, con Reggio, il Po, la cresta appenninica in primo piano, in una visione sognante e scorciata che però non insinua disordine. Ma suggerisce orientamenti nuovi. 
Al di là della medicine selettive anticrisi, antidepressive sociali, antimafia, esiste davvero una profilassi preventiva
potente. La cultura, appunto. Qui si fa cultura. Reggio è una città bella.
 
s.scansani@gazzettadireggio.it

fonte: Gazzetta di Reggio