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Cosulich nuovo direttore Quadriennale

ROMA - Il consiglio di amministrazione della Quadriennale di Roma - presieduto da Franco Bernabè e composto da Umberto Croppi, Damiana Leoni, Ludovica Purini - ha nominato Sarah Cosulich direttore artistico della Fondazione, con l'incarico di coordinare la programmazione culturale nel prossimo triennio, che culminerà nella 17/a Quadriennale d'arte del 2020.

    "La scelta è stata orientata, oltre che dai contenuti, dalla proiezione internazionale degli artisti italiani che il progetto di Cosulich intende costruire con una metodologia sostenibile", afferma Franco Bernabè, Presidente della Quadriennale di Roma.

    "Il nostro compito fondamentale, oltre a quello di documentare l'arte emergente in Italia, è quello di promuoverne la conoscenza anche all'estero a partire da azioni mirate e concrete di sostegno" aggiunge. "Sono felicissima e grata per questa nuova opportunità che accolgo con grande entusiasmo. Mi sento onorata di poter contribuire allo sviluppo di un'istituzione storica così prestigiosa e preziosa per la nostra arte. Nei prossimi tre anni mi impegno a portare avanti con coerenza, continuità e motivazione un progetto mirato al rafforzamento del sistema italiano e alla promozione e visibilità internazionale dei suoi artisti" commenta Sarah Cosulich.
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Traiano, un imperatore versione 'pop'

ROMA - Un ''uomo ordinario'' dalla ''vita eccezionale''. ''Fui solo l'uomo giusto al posto giusto''. Così si racconta Traiano (53-117 d.C), l'optimus princeps, ovvero ''il migliore degli imperatori'', colui che seppe ''riportare gioia tra i romani'', come scriveva Plinio il Giovane, aprendo ''Traiano. Costruire l'Impero, creare l'Europa'', la mostra con cui il Museo dei Fori imperiali, nelle sale dei Mercati che portano ancora il suo nome, gli renderà omaggio per quasi un anno, fino al 16 settembre 2018, in occasione delle celebrazioni per i 1900 anni dalla sua morte.
Un racconto ''pop'', nell'accezione migliore del termine, spiegano l'ideatore, il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce, e Lucrezia Ungaro, curatrice insieme a Marina Milella e Simone Pastor, per ripercorrere non solo l'ascesa politica del primo imperatore non romano ma ispanico di nascita, le sue vittoriose campagne in Dacia o i lasciti, Colonna Traiana in primis che tanto influenzò l'arte fino al Rinascimento. Ma soprattutto per ricordare il senso del suo governo, che, nonostante qualche libero costume sessuale e una certa propensione al vino, lo rese amatissimo, caso più unico che raro, da Senato, esercito e anche popolo. ''Traiano - racconta Parisi Presicce - fu il primo imperatore nominato per merito e non per rapporti familiari con il predecessore. Fu un sovrano attento alle esigenze del suo popolo e un grande costruttore materiale e simbolico. Portò l'impero alla massima estensione, ma il senso delle sue conquiste non è legato al concetto di sottomissione quanto di inclusione''.
Come in un lungo flashback, che dalla tomba corre indietro per i 19 anni di regno, è Traiano stesso (che nella locandina campeggia ritratto in fuxia e verde acido) ad accogliere il visitatore. Poi, in sette sezioni, tra opere, calchi, modellini e multimedialità, i temi portanti della sua opera, dal ruolo di primo piano delle donne con sua moglie Plotina; le grandi infrastrutture per consolidare i 5 milioni di chilometri quadrati dell'impero; le battaglie; il Foro Traiano; la fortuna postuma. ''Non una mostra per specialisti, ma per tutti'', sottolinea la curatrice Ungaro, con prestiti importanti come gli stucchi dorati della villa di Arcinazzo Romano o, per la prima volta insieme dopo 400 anni, le due lastre del fregio con Amorini e grifoni dai Musei Vaticani e da Berlino dove sembrava scomparso per sempre. E anche qualche ''inedito'', come la colossale mano per la prima volta uscita dai depositi del Museo.
E poi sculture, gioielli, modellini e, dal Museo della Civiltà Romana, i calchi storici della Colonna Traiana (1861) a tu per tu con altri monumenti dell'epoca, come l'Arco di Ancona, il ponte sul Danubio e una riproduzione in scala del trionfo di Traiano vittorioso dalla Dacia. Sulla via Biberatica, l'installazione contemporanea Columna mutatio - La spirale, di Luminita Taranu. Mentre in video per la prima volta si avrà l'occasione di ''entrare'' in inaccessibili ambienti sotterranei della casa dell'imperatore sull'Aventino o nel condotto dell'acquedotto Traianeo che portava acqua da Bracciano a Trastevere. ''La lezione di Traiano e di quelli che costituirono l'Europa oggi l'abbiamo scordata - commenta il vicesindaco Luca Bergamo - Così come pensiamo sia scontata e garantita la condizione sociale di pace in cui viviamo. Non è così. Leggere la storia è un passaggio fondamentale per capire il tempo in cui viviamo''.
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La grande bellezza di Zanzibar tra maree e spiagge deserte

STONE TOWN - E’ la luna a segnare la vita e i paesaggi di Zanzibar, arcipelago africano composto da due isole principali, Unguja e Pemba, e da tanti piccoli isolotti corallini, affacciati sull’oceano Indiano a 40 chilometri dalla Tanzania. Le maree trasformano la conformazione delle spiagge e fanno spuntare al largo della costa distese di sabbia abbaglianti e deserte, che si avvicinano molto alla nostra idea di paradiso. Da qualche anno l’isola africana si è trasformata in una destinazione turistica di lusso, attenta però a salvaguardare la natura con la nascita di parchi marini protetti e riserve naturali che curano tartarughe e delfini e con strutture alberghiere a basso impatto ambientale. Se la luna, simbolo femmineo dell’universo, è così determinante per l’isola, altrettanto lo è il mare, fonte di sostentamento per la popolazione di pescatori e di continue scoperte e meravigliose attrazioni per i tanti turisti, sedotti dal suo colore, così difficile da descrivere: tratti di sabbia candida e impalpabile contrastano con il profondo blu dell’oceano Indiano e con il verde anice della costa sabbiosa, caratterizzata da ampie baie protette da speroni rocciosi che si alternano a distese di rena più fine del borotalco. Sulla costa orientale ci sono arenili mozzafiato - da Matemwe con le palme da cocco e un reef coloratissimo a Kiwengwa con i suoi tanti resort e i locali sulla spiaggia - dove l’acqua passa dal verde menta all’azzurro celeste e quasi bianco del litorale, molto apprezzato da chi pratica il kitesurf. Con la bassa marea su questo tratto di costa spuntano lingue di sabbia corallina al largo della costa come Nakupenda, chiamata “l’isola che non c’è”. 
La parte settentrionale di Zanzibar è amata da chi si immerge o fa snorkeling: da Nungwi, dove non c’è mai bassa marea, si raggiunge l’isola di Mnemba, un atollo paradisiaco che appartiene al magnate statunitense Bill Gates e dove è impossibile sbarcare; qui, davanti alle sue coste abbaglianti, è possibile nuotare o fare snorkeling o fermarsi poco più in là su spiagge bianche e deserte, abitate solo da alberi di cocco e da piccoli granchi, bianchi come la sabbia finissima. Qui, davanti a questo tratto di costa, decine e decine di delfini accompagnano le ngalawa, le imbarcazioni della tradizione swahili dei pescatori, da cui si godono il mare più limpido e i tramonti più infuocati.
Capitale dell’isola è Stone Town, una città piena di contraddizioni e dal fascino coloniale, patrimonio dell’Umanità per l’Unesco per i suoi edifici storici che testimoniano il vivace passato commerciale. La città storicamente ha conosciuto grandi momenti di dolore e intolleranza, come quando era il maggior mercato di schiavi dell’Africa orientale; oggi, nonostante la povertà e le difficoltà, prevale tra la popolazione un inatteso spirito di convivenza tra diverse etnie e religioni: musulmani, anglicani, cattolici e indù. Là dove c’era il mercato degli schiavi, nel 1873 venne costruita una chiesa anglicana che oggi si visita assieme al vicino museo della schiavitù. In città meritano una sosta il mercato che ospita l’asta del pesce e che profuma di spezie, dal cardamomo ai chiodi di garofano per cui Zanzibar è famosa in tutto il mondo; la fortezza portoghese al cui interno si trova un anfiteatro che ogni febbraio, quest’anno dall’8 all’11, ospita il festival Sauti za Busara, che omaggia la musica africana con artisti provenienti da tutto il mondo. Sul lungomare si affaccia Beit el-Ajaib, un grande edificio puntellato per i crolli e oggi abbandonato: era il Palazzo delle Meraviglie, il primo in città con ascensore e luce elettrica e un giardino esotico, appartenente al terzo sultano dell’Oman, che lo costruì per la consorte. Nel cuore di Stone Town, tra viuzze annerite dalla muffa e macchiate dai colori dell’artigianato zanzibarino, non può mancare una sosta sotto la casa dove nacque e visse la celebre rockstar Freddie Mercury e all’House of Spices, la casa delle spezie, dove si possono acquistare anche oggetti d’artigianato locale. Sulla turistica Gizenga street alcune associazioni femminili no profit come Dada Zanzibar e Sasik, women cooperative hanno aperto botteghe dove creano oggetti e tessuti zanzibarini dai toni di batik: cuscini, vestiti e tovaglie fatti a mano e su commissione. E’ un modo di sopravvivere, il loro, creando attraverso i colori e la manualità e garantendo alle famiglie più bisognose ciò di cui necessitano.
Infine per un pranzo o una cena in terrazza a base di zuppa di patate e limone, aragosta, manioca e banane fritte e dolci allo zenzero con semi di baobab, è bene recarsi nell’hotel Emerson Spice; è la casa zanzibarina di un mercante completamente ristrutturata, con camere tutte diverse l’una dall’altra, dedicate a donne della cultura e della musica, e che sembra uscire da un film di spionaggio: qui, tra fontanelle maiolicate e giardini segreti, si rivive un’originale atmosfera coloniale prima di rimettersi in cammino per l’isola.
Uscendo dalla città si entra nella vita degli altri zanzibarini, quelli che non possono permettersi il lusso di una casa in mattoni in città: le loro case in fango, legno e makuti, la tipica paglia ricavata dalle foglie di palma, sorgono lungo il ciglio delle strade che attraversano Unguja, l’isola principale, da Nungwi, nell’estrema punta settentrionale, fino a Kizimkazi, a sud. Si viaggia tra piccoli villaggi di pescatori e sobborghi dove bancarelle e laboratori artigianali all’aperto ospitano giovani zanzibarini che vendono ananas, cocchi, banane e intagliano il legno creando oggetti, porte e mobili che servono per abbellire le case di città. I villaggi sorgono a ridosso di labirinti di mangrovie e vaste coltivazioni di zenzero, cannella e chiodi di garofano, dove è imperdibile una visita ai giardini dedicati alle spezie: qui si ammirano le piante più strane e rare utilizzate nella medicina tradizionale e si assaggiano i più strani frutti tropicali.
C’è infine un luogo, dieci chilometri a nord della capitale, che merita di essere visitato: il Montessori School Nursery & Primary and Orphanage di Zanzibar, l’unica struttura privata che ospita bambini abbandonati in tutta l’isola. Nata 11 anni fa grazie alla determinazione e alla tenacia di Suzanne, donna di 47 anni che, con coraggio e un amore grande e sconfinato come il continente dove vive, si occupa di educare, allevare e crescere figli non suoi in una struttura montessoriana che è molto più di un edificio dove si studia o si viene accolti: è una casa, una famiglia, un luogo dove si riceve aiuto e amore. Suzanne, la grande “mami” di tutti, ci vive con quattro sue figlie e 46 piccoli – Aisha, Maria, Ali, Mohamed, Hamidi, Omar e tutti gli altri bambini orfani dai 2 ai 17 anni - che sono stati abbandonati o semplicemente dimenticati dalle loro famiglie d’origine. E’ impossibile non entrare nell’edificio, le cui mura sono tappezzate di disegni delle manine colorate dei bambini, che ti entrano dentro come un pugno e ti accarezzano il cuore. C’è una scritta sulla parete che esprime in modo semplice e inequivocabile il motto della struttura, fortemente voluta da Suzanne: «Siate saggi, lavorate duro, rispettatevi e aiutatevi l’un l’altro». Suzanne vive di donazioni e dell’aiuto di volontari provenienti da tutto il mondo che portano medicine, vestiti, cibo, libri e quaderni da colorare. Chiunque può aiutarla, semplicemente contattandola su Facebook: www.facebook.com/Montessori-School-and-Orphanage-in-Bububu-Zanzibar-Tanzania-156977844454756/
Per organizzare il viaggio, il soggiorno e le visite con guide che parlano italiano è possibile rivolgersi a Veratour, che ha sull’isola due tra i più bei villaggi del gruppo: il Veraclub Zanzibar Village a Kiwengwa e il Veraclub Sunset Beach a Nungwi, entrambi curati, sicuri e tranquilli. Il primo si trova sulla costa orientale dell’isola, lungo l’ampia spiaggia di Kiwengwa, immerso in una lussureggiante vegetazione tropicale con bungalow a un piano; l’altro, a nord dell’isola, invece, offre piccoli edifici di due piani e una spiaggia di sabbia fine e bianca, intervallata dalle rocce. 
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Mercatini di Natale 10 mete da non perdere

MERANO - Luci colorate, regali originali, profumo di cannella: passeggiare tra i mercatini di Natale è il modo migliore per farsi inebriare dall’atmosfera natalizia e godersi l’arrivo delle festività. E il ponte dell’8 dicembre rappresenta l’occasione perfetta per prendersi una breve vacanza e andare alla scoperta di tradizioni locali, botteghe di artigiani e specialità gastronomiche.

Per organizzare il proprio viaggio anche all’ultimo minuto, è sufficiente affidarsi a Yamgu - You Are My GUide, la piattaforma per viaggiare sempre aggiornati, che ha selezionato la Top 10 dei mercatini di Natale più suggestivi d’Italia.

1- Merano, tra diavoli e banchetti
Per scoprire una delle più affascinanti tradizioni natalizie dell’Alto Adige bisogna andare a Merano, che con i suoi paesaggi montani e il suo splendido centro storico è una tappa consigliate anche per chi viaggia in famiglia. A caratterizzare i mercatini di Merano sono soprattutto le tradizioni e il folklore popolare: gli stand sono infatti affiancati dalla sfilata di San Nicola con i Krampus, cioè i diavoli, che si tiene il 5 e 6 dicembre. Il Mercatino di Natale di Merano è aperto ogni giorno dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018.

2- Trento, il Natale a impatto zero
Dal 18 novembre al 6 gennaio, Piazza Fiera e Piazza Cesare Battisti di Trento si riempiono di luci grazie a decine di casette di legno del mercatino, con golosità gastronomiche e prodotti di artigianato locale di ogni tipo: dagli addobbi natalizi ai maglioni di lana fatti a mano, dalle sculture in legno alle pantofole in feltro. Senza dimenticare l’attenzione per l’ambiente, con la scelta di ingredienti biologici a km 0, la distribuzione di stoviglie lavabili o compostabili, la raccolta differenziata, l’utilizzo di energia elettrica interamente prodotta da fonte rinnovabile.

3- Verona, doppio appuntamento all’ombra dell’Arena
La città di Verona nel periodo natalizio accoglie ben due mercatini: oltre a quello storico di Piazza Bra, che si tiene dal 10 al 13 dicembre in concomitanza con la Festa di Santa Lucia e che conta oltre 300 banchetti di prodotti tipici e dolciumi provenienti da tutta Italia, negli ultimi anni si è aggiunto un mercatino in gemellaggio con la Germania. Si tratta di una sezione veronese dei Mercatini di Natale di Norimberga, città tedesca molto famosa per il suo splendido "Christkindlesmarkt": dal 17 novembre al 26 Dicembre, Piazza dei Signori ospiterà oltre 80 espositori che proporrano prodotti tipici tradizionali artigianali quali addobbi in vetro, legno e ceramica, tante idee regalo nonché specialità gastronomiche e deliziosi dolci natalizi.

4- Bolzano, tra artigianato e musei
In Trentino da non perdere il Mercatino di Natale di Bolzano, che con le sue bancarelle occupa Piazza Walther, proprio ai piedi del Duomo della città. Qui si troveranno non soltanto meravigliose idee regalo, ma anche laboratori degli artigiani atesini dove poter ammirare l'artigianato artistico dal vivo, imparare a creare biglietti di auguri natalizi o realizzare una Pigotta assieme ai volontari UNICEF. Il Mercatino di Natale di Bolzano è aperto tutti i giorni dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018. Inoltre, in occasione dell’apertura del Mercatino di Natale, si svolge la “Lunga Notte dei Musei”: un’ottima opportunità per visitare i musei di Bolzano e di partecipare a laboratori e visite guidate con tanto di caccia al tesoro!

5- Salerno, mercatino tra luci d’artista
Non solo Nord Italia! Durante il periodo natalizio uno degli eventi più belli si tiene a Salerno: “Luci d’Artista” è infatti la più spettacolare e suggestiva esposizione di opere d'arte luminose, che vengono installate presso strade, piazze ed aree verdi della città. Inaugurate l’11 novembre, le installazioni luminose resteranno accese fino al 21 Gennaio 2018. Contestualmente, Salerno ospita anche una ruota panoramica di oltre 50 metri nel sottopiazza della Concordia che permette a tutti di ammirare la città illuminata, mentre dall’8 dicembre all’8 gennaio si aggiungeranno anche i banchetti del Mercatino di Natale. 

6- Govone, la casa di Babbo Natale
In Piemonte, YAMGU consiglia una sosta a Govone, in provincia di Cuneo: il Parco del Castello Reale, splendida residenza sabauda, si anima con il Magico Paese di Natale. Dal 18 novembre al 23 dicembre 2017, tutti i sabati e le domeniche e nei giorni festivi di venerdì 8 e 26 dicembre, Govone accoglierà il tradizionale Mercatino natalizio con oltre 90 espositori, due grandi spettacoli dedicati alle famiglie e tanti altri appuntamenti per vivere e condividere tutta la magia del Natale.

7- Como, la città dei balocchi
Dal 25 novembre al 7 gennaio, le sponde del Lago di Como si trasformano nel paese della magia: torna infatti l’appuntamento con i 40 espositori di Como Città dei Balocchi, con un allestimento tra Piazza Cavour e via Plinio. Oltre al mercatino di Natale e alla pista di ghiaccio, quest’anno la manifestazione avrà come tema le “stelle”, il fil rouge che unirà il percorso ideale tra spettacoli per bambini, laboratori, installazioni, decori e luci.

8- Magico natale sulle sponde del Lago di Viverone
Per vivere un weekend da favola, YAMGU consiglia di raggiungere il Lago di Viverone che farà da cornice, dal 24 novembre al 24 dicembre (tutti i weekend dal venerdì sera alla domenica), ad un affascinante mercatino di Natale con 60 chalet di legno, luci, decorazioni e la casetta di Babbo Natale. Lungo le sponde del lago, non mancheranno i punti street food e ristorazione per degustare le specialità gastronomiche piemontesi.

9- Vipiteno, presepi fatti a mano
Presepi intagliati a mano e decori natalizi tradizionali sono pronti a stupire i visitatori di Vipiteno, cittadina medievale presente nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia” che dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018 allestisce un suggestivo mercato ai piedi della Torre dei Dodici che sovrasta la Piazza principale.

10- Tarvisio, Natale tra le musiche e il folklore
A Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, si preannuncia un mese ricco di appuntamenti: il piccolo comune, dal 4 dicembre al 6 gennaio, ospita infatti un caratteristico mercatino di Natale. Il 5 dicembre è prevista la tradizionale sfilata di S.Nicolò e i Krampus, mentre l’8 dicembre l’accensione dell’albero di Natale sarà accompagnata da canti natalizi, vin brulè e cioccolata calda per tutti. Un’occasione unica per trovare regali originali, circondati da canti natalizi e musiche appartenenti al folklore austriaco, tedesco e italiano.
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Panettone? Trendy al lievito madre, sale e petali di rose


(di Alessandra Moneti) (ANSA) - ROMA, 28 NOV - Un tempo il dolce di Natale per eccellenza, il panettone, lasciava pochi dubbi: con canditi o senza, glassa alla mandorle o al cioccolato. Quest'anno si arriverà al 24 dicembre attraverso un labirinto di proposte per un lievitato di ricorrenza che piace anche salato e con sale marino certificato, con petali di rose, 'trasparente' e con la grappa. 

Un 'must' nelle scelte d'acquisto di quest'anno sembra essere il panettone da lievito madre. Ad esempio, il Panettone "Eccellente e Solidale" di Fraccaro, creato in collaborazione con la Fondazione Slow Food, è prodotto dal lievito madre Fraccaro del 1932, un 'millesimato' di 85 anni fa. Agli ingredienti base si affiancano i Presidi Slow Food: lo sciroppo di rose della Liguria, il sale marino artigianale delle Saline di Cervia, e la vaniglia di Chinantla in Messico. Molte poi le versioni integrali, biologiche o vegan. "Nella mia idea di pasticceria naturale - dice Alberto Paciaroni, pasticcere romano 

- c'è una materia prima viva e rispettata. Nella ricetta
classica (72 ore) il lievito madre, integrale e autoprodotto, ha due anni di vita ed è nato da starter come la mela e kaki". Propone un panettone trasparente Giuliano Baldessari, chef vicentino e giudice di Top Chef Italia. Il lievito madre è stato rinfrescato con la rugiada raccolta sulle montagne trentine la notte di San Giuseppe. Un rito erede della tradizione celtica che attribuiva alla rugiada di quella notte proprietà miracolose. 

Nascono poi i panettoni di territorio come quello 'made in Portopiccolo', microproduzione sfornata nel borgo turistico a pochi chilometri da Trieste. E' al vino Terrano che nella crema ben si sposa col cioccolato fondente. Nel trevigiano impazza il panettone al radicchio candito che si può degustare anche alla 110/ma edizione dell'Antica Mostra del Radicchio Rosso di Treviso Igp nel weekend dell'Immacolata. Per riscoprire 200 anni di storia del Piemonte c'è poi una ricetta che ricorda una storia d'amore alla corte del re di Savoia tra la pasticcera siciliana e un economo di nome Francesco Moriondo. È a loro che si deve la creazione del famoso amaretto di Mombaruzzo e della storica pasticceria Moriondo Carlo che produce il 'Panettone al Cioccolato con Gelatina alla Grappa Berta Bric del Gaian'. Inoltre, il dolce natalizio è ora anche da bere, con la grappa Monteverro al profumo di panettone. 

A Torino "Una Mole di panettoni", sabato 2 e domenica 3 dicembre, celebrerà la riscossa del dolce che più di tutti sta conquistando l'estero. Le esportazioni del panettone artigianale, ricordano i promotori, hanno superato i 60 milioni di euro lo scorso anno. Ad apprezzare maggiormente il panettone, alto alla milanese, o basso alla torinese o anche creativo, è la Francia, seguita dalla Germania e dal Regno Unito, ma arrivano ordini anche dell'Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kazakistan e Cina. E prontamente Borsari propone anche il panettone esotico con pezzi di ananas, mango, papaya e guava. (ANSA)

Musica: Claudio Baglioni, in tour per 50 anni carriera


(ANSA) - ROMA, 28 NOV - Era il 1968. Un Claudio Baglioni 17enne, nascosto dietro i suoi spessi occhiali scuri, dietro la sua timidezza di adolescente solitario, cominciava a scrivere e a registrare le sue prime canzoni. Nascono, ad esempio, Signora Lia e Interludio. Da allora sono passati cinquanta anni di musica, con 20 milioni di singoli, 35 milioni di album in Italia, più di 55 milioni di copie vendute in tutto il mondo. E una passione che non si è mai spenta. E in nome di quella passione, e di un anniversario che non può passare sotto silenzio, il cantautore romano - che nel frattempo ha accettato la sfida di diventare direttore artistico del prossimo festival di Sanremo ed è al lavoro per scegliere i 20 big che si sfideranno all'Ariston - ha deciso di festeggiare nel modo più naturale possibile per lui: in tour. Una serie di concerti nei palazzetti dello sport, il prossimo ottobre, che ripercorreranno la sua storia e che avranno il palco "al centro" (come nel 1991 e nel 1998), definizione che dà anche il nome al tour. Perché la musica è sempre "al centro" per il capitano coraggioso. 

Musicista, autore, interprete: una carriera lunga e irripetibile: dalla fine degli anni Sessanta a oggi, ha conquistato una generazione dopo l'altra, ha saputo rinnovarsi, è stato capace di mescolare pop e melodico, canzone d'autore e rock, world music e jazz. Senza mai adagiarsi sui traguardi raggiunti: 'La vita è adesso', uscito nel 1985, è ad oggi il disco più venduto della discografia italiana e lo stesso anno 'Questo piccolo grande amore', del 1972, è decretata da una giuria popolare Canzone del secolo. 

In dieci lustri, Baglioni si è anche distinto per il grande impegno sociale, dando vita nel 2003, e fino al 2012, a Lampedusa al festival di musica e arti popolari, O'Scià, per promuovere il dialogo interculturale come strumento di convivenza pacifica e solidale. L'idea che la musica è sempre "al centro" è quella che lo ha guidato anche nell'accettare la direzione artistica del Festival, che segna il ritorno sul piccolo schermo dopo Anima Mia con Fabio Fazio nel 1997. 

Queste le date del tour: 16 ottobre Firenze, 19 ottobre Roma, 23 ottobre Ancona, 26 ottobre Milano, 2 novembre Acireale (CT), 6 novembre Bari, 10 novembre Eboli (SA), 13 novembre Bologna, 16 novembre Padova, 20 novembre Montichiari (BS), 23 novembre Torino. (ANSA).